MARCIANISE - Come in altri comuni della regione campania
lunghe file agli sportelli delle Asl, questo volta sdono i medici, che
reclamano la dose quotidiana dei classici blocchetti per le ricette, quelli
bianchi e rossi. Ma detta così potrebbe sembrare una lieve inadempienza da
parte di chi dovrebbe invece garantire il perfetto funzionamento della macchina
sanitaria. Ma qui invece i toni sono diversi: si parla di pericolo di interruzione
di pubblico servizio. A esserne maggiormente colpiti gli anziani, i malati
cronici costretti a ripetuti controlli e ad assumere tanti farmaci con tante
ricette. Ad intervenire lo SMI provinciale (sindacato medici italiani) con i dirigenti Giuseppe Rivellini e Giulio Letizia. I blocchetti, qualli
incriminati, contengono appena cento ricette e non sono sufficienti nemmeno per
una giornata per i medici di medicina generale. Invero tanti i medici che per porre
rimedio alle carenze, e garantire un servizio adeguato devono recarsi
quotidianamente agli sportelli dell’amministrazione sanitaria locale per
ritirare un singolo blocchetto e entro le 12,30. Il rischio? Quello di rimanerne
sprovvisti e dover prescrivere su carta bianca. Ma da qui poi i problemi veri
di ordine legale e professionale. “I blocchetti di
ricette vengono stampati dal Poligrafico di Stato su richiesta della Regione e,
continua il comunicato dello Smi, ogni anno si verifica questa carenza. Si
tratta infatti di una programmazione sbagliata della Regione che si basa sul
numero di ricettari consumati l'anno precedente, senza tenere conto che quello
stesso numero è stato insufficiente.” “Molti colleghi non
possono ottemperare agli obblighi prescrittivi. Nell’attesa di pronti e
solleciti riscontri su comportamenti da assumersi in merito alla vicenda, hanno
dichiarato inoltre il dottori Rivellini
e Letizia, lo SMI si riserva di
adempiere ad atti legali in difesa della categoria per modalità prescrittive
diverse dalle normative vigenti soprattutto per l’urgenza e l’emergenza
contingenti e tutto ciò per non incorrere in interruzione di servizio
pubblico.”
Ernesto Genoni