05 aprile 2012

IL MESSAGGIO PASQUALE DEL VESCOVO S.E. MONS. VALENTINO DI CERBO



Mons. Valentino Di Cerbo
Alife. Pasqua è una festa difficile. La celebriamo autenticamente e fruttuosamente se, mettendo in secondo piano gli aspetti devozionali, scenografici ed emotivi, ci domandiamo da che parte stiamo. Infatti la storia ci insegna che è facile sentirsi allineati con l’esperienza pasquale e i valori di Cristo e, contemporaneamente, vivere, pensare e agire come Caifa, Anna, Pilato, Erode, il sinedrio, le folle di Gerusalemme. Capita a molti, anche a quanti si ritengono cristiani. Occorre non perdere di vista che Gesù è stato ucciso perché apparve come un uomo nuovo, libero e appassionato alla causa di Dio e quindi un “rompiscatole” per i potenti del tempo e per quanti si sentivano da loro protetti; un uomo che dava fastidio al potere consolidato e sclerotizzato, soprattutto religioso, ma anche civile. Per stare in piedi, il potere che non si trasforma in servizio, ha bisogno di monopoli, di immobilismo, di situazioni rassicuranti, di un Dio garante del proprio comandare. Gesù, invece, annuncia il Dio della promessa, che viene incontro e sorprende, il Dio Amore dai doni multiformi che suscita novità, debella i potenti e innalza gli umili, che ama gli uomini solo perché sono tali, senza distinzione di razza, lingua, nazione, idee, schieramenti…. Anzi presenta la diversità come ricchezza e bellezza della vita. Gesù ha scelto di rivelare al mondo questo Dio, di affermarne i valori, la volontà benefica sull’uomo. Di questo uomo ha affermato la dignità, la libertà, la grandezza. Lui sapeva che comportandosi così, avrebbe rischiato. Secondo san Marco, i farisei decidono di ucciderlo già all’inizio del suo apparire sulla scena pubblica. Si rendevano conto della  pericolosità del suo messaggio per i propri privilegi e la stabilità del proprio  potere chiuso. Ma Gesù ha scelto di continuare la sua missione, anche sapendo che i potenti del tempo lo avrebbero ucciso, confidando fino in fondo nel Padre, che lo ha risuscitato e non lo ha abbandonato nella morte.  Questa è la Pasqua. E’ da supporre che lo abbia fatto molto soffrire pensare che dopo la sua resurrezione, tanti “cristiani” con la testa e le idee degli scribi e dei farisei, avrebbero continuato a perseguitarlo in chi lo avrebbe preso sul serio. Non si spiegano diversamente le tribolazioni di tanti santi perseguitati da altri cristiani, spesso confratelli. Perché quando un uomo mette al primo posto il potere, anche religioso, non sta dalla parte di Gesù. Quando pensa che la Salvezza ha come solo canale il proprio ruolo e il proprio punto di vista, non sta con Gesù. Quando non prende posizione tra chi è vittima e chi è persecutore, anzi plaude alla persecuzione del diverso, non sta con Gesù. Quando non si mette alla ricerca della verità e non è aperto alle cose nuove che lo Spirito suscita nel mondo, ma pensa che Dio approva sempre i propri pensieri e le proprie decisioni,  non sta con Gesù. Quando di fronte al dissidente, diventa intollerante, sente fastidio e si spende per eliminarlo, senza ascoltarlo e mettersi in discussione, non sta con Gesù… Chi, dicendosi cristiano e celebrando i riti della Pasqua,  col cuore è dalla parte dei persecutori di Gesù, diventa di grave impedimento a che entri nel mondo la vita nuova del Risorto e il riscatto dell’uomo. Opponendosi alla potenza dell’amore che fa risorgere e rende nuova l’umanità, diventa per la propria gente una vera sciagura, una presa in giro, una voragine della speranza! A Pasqua, scegliamo di stare veramente dalla parte di Chi ha subito il potere per difendere la dignità dell’uomo e la vera immagine di Dio, del Dio amore. Altrimenti questa  è una festa sprecata, perchè non reca resurrezione, ma continua a perpetuare l’ingiustizia più grande del mondo.
Buona Pasqua!

Mons. Valentino Di Cerbo