Doppio appuntamento con Andrea Renzi al Teatro Civico 14 di Caserta. Il commissario dell’undicesima
stagione di Distretto di Polizia torna nel luogo a lui più congeniale, lo
spettacolo dal vivo, e lo fa in veste di regista prima e in quella di regista e
attore dopo.
Giovedì
15 e venerdì 16 dicembre, alle ore 21.00 sul
palco di vicolo Della Ratta andrà in scena Un
sasso nella testa, interpretato da Francesco
Paglino e diretto da Andrea Renzi.
Sabato 17 [ore 21.00] e domenica 18 [ore
19.00] Renzi nella triplice veste di autore,
attore e regista porterà in scena Hanta, una solitudine troppo rumorosa.
Un
sasso nella testa, riadattamento
teatrale dello Spider di Patrick Mc Grath, non è una storia
univoca dal percorso agevole ma un racconto nutrito da molteplici voci ed
emozioni all’ombra delle quali si è evoluta l’intera esistenza di un uomo che
solo, nella penombra di una realtà troppo dolorosa, racconta le sue ossessioni,
le sue atroci memorie. Come un ragno
tesse la sua tela, così la memoria di Agostino intreccia ossessivamente i fili
della propria realtà, a tratti lucida e a tratti oscurata dalla schizofrenia, legandoli
a doppio giro alla vita di coloro che lo hanno lasciato in un angolo buio a
fare i conti con un orrore troppo grande da sopportare per un bambino rimasto
orfano per mano dello stesso padre e che vede
la madre assassinata rimpiazzata da una sua copia volgare e carnale, la
prostituta Gilda.
“Sono stato attratto fisicamente dalla
possibilità di dare corpo ad Hanta: come cammina, come parla, con quale voce,
com’è vestito, cosa
pensa tra una parola e l’altra, cosa mangia, cosa canta, cosa non dice e tiene per sé” racconta
Renzi a riguardo del suo spettacolo.
E’ domenica, giorno di riposo dell’operaio
Hanta. Libero dal lavoro alla pressa meccanica lo ritroviamo a casa: al
gabinetto. Tra letture e birra divaga come suo solito e ricorda le donne della
sua prima giovinezza. “Istruito contro la sua volontà” ha trasposto in un
poemetto in quartine ed endecasillabi la storia di un amore. Nel suo italo-slavo
reinventato, una sorta di suo volgare, racconta dell’incontro con una piccola
zingara.
“Ogni oggetto amato è il cuore del paradiso
terrestre” dice Hanta citando l’amato Novalis. E’ alla luce di questa frase che
va visto il suo sommergersi nei libri preziosi, il ricoprirsi di ricordi, il
formare una gradevole cuccia dove raccontarsi, proteggersi e trasformarsi.
Perché lo sguardo di cui Hrabal dota il suo personaggio non è intimista,
privato, anzi è uno sguardo che attraversa il reale in tutte le sue componenti:
materiali e spirituali. Dal gabinetto al paradiso, da Goethe ai topi, dalla
poesia alla birra. Uno sguardo che coglie le trasformazioni epocali (il
passaggio dalla pressa meccanica a quella idraulica), gli sfondi storici e
politici e culturali, ma da un punto d’osservazione personale: la soglia tra
vita e morte, tra ombra e luce, tra corpo e spirito. E’ lì che Hanta colloca il
suo magazzino, la sua casa. “E se questo è il livello di lettura metaforica del
romanzo – dice Renzi riguardo il suo spettacolo – non va dimenticato e
disgiunto il livello di lettura realistico. La descrizione della vita materiale
del personaggio con implicazioni autobiografiche. Hrabal stesso dice di non
sapere più distinguere quali episodi siano accaduti a lui, che ha lavorato per
alcuni anni in un deposito del macero, quali al ‘vero’ Hanta, suo collega di
lavoro più anziano, e quali siano inventati di sana pianta”. “Rispecchiarci
attraverso il teatro in un personaggio che vive materialmente alla soglia della
nostra cultura – conclude Renzi – tra il macero e le macerie, può aiutarci a
guardare dall'esterno i nostri valori. E a riconsiderarli profondamente. E’
solo nell’incontro vivo con un poeta, uno scrittore e non un letterato, per
usare la bella distinzione che faceva Elsa Morante, che possiamo sperare in un
aumento di vitalità. E qui l’attore e il teatro si mettono umilmente al
servizio di un grande scrittore del secolo scorso che può farci compagnia nel
nuovo millennio”.
Alessandro Dorelli