16 dicembre 2011

Doppio appuntamento con Andrea Renzi al Teatro Civico 14.


Doppio appuntamento con Andrea Renzi al Teatro Civico 14 di Caserta. Il commissario dell’undicesima stagione di Distretto di Polizia torna nel luogo a lui più congeniale, lo spettacolo dal vivo, e lo fa in veste di regista prima e in quella di regista e attore dopo.
Giovedì 15 e venerdì 16 dicembre, alle ore 21.00 sul palco di vicolo Della Ratta andrà in scena Un sasso nella testa, interpretato da Francesco Paglino e diretto da Andrea Renzi.  Sabato 17 [ore 21.00] e domenica 18 [ore 19.00] Renzi nella triplice veste di autore, attore e regista  porterà in scena Hanta, una solitudine troppo rumorosa.

Un sasso nella testa, riadattamento teatrale dello Spider di Patrick Mc Grath, non è una storia univoca dal percorso agevole ma un racconto nutrito da molteplici voci ed emozioni all’ombra delle quali si è evoluta l’intera esistenza di un uomo che solo, nella penombra di una realtà troppo dolorosa, racconta le sue ossessioni, le sue atroci  memorie. Come un ragno tesse la sua tela, così la memoria di Agostino intreccia ossessivamente i fili della propria realtà, a tratti lucida e a tratti oscurata dalla schizofrenia, legandoli a doppio giro alla vita di coloro che lo hanno lasciato in un angolo buio a fare i conti con un orrore troppo grande da sopportare per un bambino rimasto orfano per mano dello stesso padre e che vede  la madre assassinata rimpiazzata da una sua copia volgare e carnale, la prostituta Gilda.

“Sono stato attratto fisicamente dalla possibilità di dare corpo ad Hanta: come cammina, come parla, con quale voce, comè vestito, cosa pensa tra una parola e l’altra, cosa mangia, cosa canta, cosa non dice e tiene per sé” racconta Renzi a riguardo del suo spettacolo.
E’ domenica, giorno di riposo dell’operaio Hanta. Libero dal lavoro alla pressa meccanica lo ritroviamo a casa: al gabinetto. Tra letture e birra divaga come suo solito e ricorda le donne della sua prima giovinezza. “Istruito contro la sua volontà” ha trasposto in un poemetto in quartine ed endecasillabi la storia di un amore. Nel suo italo-slavo reinventato, una sorta di suo volgare, racconta dell’incontro con una piccola zingara.
“Ogni oggetto amato è il cuore del paradiso terrestre” dice Hanta citando l’amato Novalis. E’ alla luce di questa frase che va visto il suo sommergersi nei libri preziosi, il ricoprirsi di ricordi, il formare una gradevole cuccia dove raccontarsi, proteggersi e trasformarsi. Perché lo sguardo di cui Hrabal dota il suo personaggio non è intimista, privato, anzi è uno sguardo che attraversa il reale in tutte le sue componenti: materiali e spirituali. Dal gabinetto al paradiso, da Goethe ai topi, dalla poesia alla birra. Uno sguardo che coglie le trasformazioni epocali (il passaggio dalla pressa meccanica a quella idraulica), gli sfondi storici e politici e culturali, ma da un punto d’osservazione personale: la soglia tra vita e morte, tra ombra e luce, tra corpo e spirito. E’ lì che Hanta colloca il suo magazzino, la sua casa. “E se questo è il livello di lettura metaforica del romanzo – dice Renzi riguardo il suo spettacolo – non va dimenticato e disgiunto il livello di lettura realistico. La descrizione della vita materiale del personaggio con implicazioni autobiografiche. Hrabal stesso dice di non sapere più distinguere quali episodi siano accaduti a lui, che ha lavorato per alcuni anni in un deposito del macero, quali al ‘vero’ Hanta, suo collega di lavoro più anziano, e quali siano inventati di sana pianta”. “Rispecchiarci attraverso il teatro in un personaggio che vive materialmente alla soglia della nostra cultura – conclude Renzi – tra il macero e le macerie, può aiutarci a guardare dall'esterno i nostri valori. E a riconsiderarli profondamente. E’ solo nell’incontro vivo con un poeta, uno scrittore e non un letterato, per usare la bella distinzione che faceva Elsa Morante, che possiamo sperare in un aumento di vitalità. E qui l’attore e il teatro si mettono umilmente al servizio di un grande scrittore del secolo scorso che può farci compagnia nel nuovo millennio”.

Alessandro Dorelli