29 novembre 2011

UN NUOVO APPROCCIO ALLE FRATTURE VERTEBRALI TRAUMATICHE.


Il futuro nella chirurgia delle fratture vertebrali traumatiche si chiama Osseofix, una procedura che segna l’evoluzione rispetto alle tecniche tradizionali della vertebroplastica e della cifoplastica. OsseoFix, infatti, permette di stabilizzare le vertebre con lo stent, una sorta di gabbia in titanio, applicabile con un intervento mininvasivo, riempita di cemento acrilico solidificato.
Il dispositivo di ultima generazione, importato in Italia dalla Scient’x di Milano e dal dott. Marcello Bartolo, Responsabile della Neuroradiologia diagnostica e terapeutica dell’IRCCS Neuromed di Pozzilli (IS), Past-Presidente della Società di Neuroscienze Ospedaliere (SNO) e di recente eletto Consigliere della Associazione Italiana di Neuroradiologia Diagnostica e Interventistica (AINR), non è ancora molto diffuso nelle pratiche cliniche di molti specialisti italiani. È per questo che il dott. M. Bartolo, che ne è stato il primo utilizzatore in Italia, tiene semestralmente un workshop di aggiornamento aperto ai colleghi (come ortopedici, neuroradiologi e neurochirurghi) per poter condividere questa nuova tecnica attraverso un momento teorico e una dimostrazione pratica in live surgery, come quello appena concluso, cui hanno partecipato un Ortopedico laziale e quattro Neuroradiologi provenienti da L’Aquila, Siena, Roma, Ferrara.
L’applicazione dello stent in titanio risolve fratture particolarmente difficili da trattare, come quelle traumatiche in soggetti giovani e quelle Osteoporotiche inveterate, garantendo la consolidazione, per la vertebra, di una nuova e valida impalcatura che regga nel tempo con una conseguente ristrutturazione vertebrale e stabilizzazione del rachide. La vertebra, così trattata, risulta rialzata, solida e, soprattutto, non dolorosa. Questo sistema, inoltre, evita il pericolo di fuoriuscita del cemento, riducendo notevolmente la possibilità di complicanze post-operatorie. L’Osseofix si pone dunque come una nuova arma a disposizione degli specialisti anche contro la lombaggine da crollo vertebrale e, in taluni casi, nei cedimenti vertebrali da osteoporosi, nonostante la procedura sia più indicata nei pazienti di media età soggetti a crolli da trauma.
“Questa procedura interventistica – spiega il dott. M. Bartolo - permette al neuroradiologo di alleviare il dolore dei pazienti, riparando il segmento fratturato in poco tempo, spesso senza procedure anestesiologiche totali e, soprattutto, con una tecnica interventistica-chirurgica mininvasiva. La combinazione cemento-stent permette il rialzamento della vertebra crollata, la solidificazione del cemento e la stabilizzazione del corpo vertebrale con immediata risoluzione del dolore”. L’intervento, eseguito quasi sempre in anestesia locale, dura circa quarantacinque minuti e permette al paziente una ripresa molto rapida, consentendogli di deambulare senza dolore a sole ventiquattro ore dall’inserimento dello stent, con una degenza media di circa 2 giorni e senza necessità di utilizzare busto ortopedico.