“La comunicazione del bambino autistico, verbale e non
verbale che sia, presenta sempre delle anomalie e delle contraddizioni, scrive
la dott.ssa Raffaela Valentino (nella foto). Ci sono bambini che iniziano a parlare dopo i 5
anni, quando sappiamo dalla letteratura che i tempi per lo sviluppo del
linguaggio sono ormai di gran lunga superati, oppure a volte ci troviamo di fronte a dei
bambini che non riescono a comprendere e a farsi comprendere nemmeno con mimica
e gesti, sfociando il più delle volte in un attacco di collera dove mostrano
tutta la loro aggressività contro gli altri e contro se stessi. Ci sono bambini
che ripetono passivamente, in modo ecolalico, suoni, parole, frasi senza comprendere il ben minimo significato di
quello che ripetono.
A volte presentano mutismo totale o anomalie nella tonalità,
come il linguaggio gridato o urlato o parlare a bassa voce, spesso appena
udibile.
Il Porot,nel suo manuale,definisce l'autismo come
"impossibilità" reale per un soggetto di parlare,in seguito ad insufficienza
dello sviluppo o a distruzione di centri e degli organi che servono al
linguaggio orale, alla sua recezione e alla sua espressione.
Gli inglesi, in particolare, Michael Rutter,ribaltano il
problema; secondo loro, l'autismo precoce dell'infanzia è la conseguenza della
non elaborazione del linguaggio, di cui si ignorano le cause.
Altri studiosi di tendenza "organicistica conducono delle
ricerche per scoprire i fattori genetici e biochimici che abbiano potuto agire
sul sistema nervoso centrale durante la gestazione e nelle prime ore dopo la nascita per
spiegare questa forma di "afasia infantile".
Il linguaggio non nasce improvvisamente, prima di imparare a
parlare il bambino deve imparare a comunicare, per capire ciò bisogna conoscere
lo sviluppo comunicativo che prepara il successivo sviluppo
linguistico.
L'inizio della comunicazione intenzionale,tra l'ottavo e il
tredicesimo mese di vita, avviene attraverso l'uso di una serie di gesti ,e
precisamente:la richiesta ritualizzata,
il mostrare, il dare e
l'indicare un oggetto (Batese e coll.,1975).
Questi gesti possono venir prodotti da soli oppure
accompagnati da vocalizzazioni e vengono considerati i precursori delle prime
parole:essi esprimono l'intenzione comunicativa del bambino.
Verso gli 8 - 13 mesi compaiono i primi segni sistemici di
comprensione di parole, per esempio "Tira la palla" quando il bambino ha già in
mano la palla.
Circa nello stesso periodo, verso i 12 - 13 mesi , compare
la denominazione.
Anche se prima erano già presenti suoni vocalici
(lallazione), è solo dopo un anno di età che il bambino comincia ad utilizzare
questi suoni per riconoscere, categorizzare,nominare oggetti.
Come avviene in comprensione, così anche in produzione
accade che le prime parole vengono usate dal bambino in contesti
ritualizzati.
Ad esempio, il bambino dice "mu"solo in risposta alla
domanda "Come fa la mucca?"
Dal momento in cui un bambino emette dei suoni è possibile
affermare che non è muto e che non ci sono ostacoli a livello dell'articolazione
vocale, una cosa più importante, bisogna capire se il suono o rumore sia contestuale, cioè
se il bambino se ne serve in modo comunicativo.
E' quindi ,opportuno chiedere notizie alla mamma che in
effetti è l'unico vero interprete del figlio.
Si partirà dall'attività che il bambino in quel momento
preferisce e dagli interessi spontanei che evidenzia, tenendo presente che il
linguaggio verbale comprende la fonologia, la sintassi, la semantica e la
pragmatica.
-
La fonologia consiste nella
riproduzione di suoni verbali;
-
la sintassi segue le regole della
grammatica;
-
la semantica è la capacità di
associare la parola al significato;
-
la pragmatica il cui scopo è
quello di utilizzare il linguaggio per comunicare.
Il
linguaggio verbale non evolve autonomamente, ma contemporaneamente alla
maturazione di altre abilità psicomotorie, comportamentali allo sviluppo delle
autonomie e della relazione sociale”.
Salvatore Candalino