18 agosto 2011

PRIMA GIORNATA ALLA GMG DI MADRID 2011


MADRID. Prima giornata, dopo la cerimonia di apertura di ieri, per i giovani di tutto il mondo, riuniti nella capitale spagnola, che accoglie la Giornata Mondiale della Gioventù, voluta ed istituita da Giovanni Paolo II, perché fosse un momento significativo di incontro, di riflessione e di preghiera per le nuove generazioni. Stamattina la catechesi del Cardinale Angelo Bagnasco, Presidente della CEI (foto dalla diretta di TV2000).  In sintesi, il Cardinale Bagnasco, col suo fare paterno, ha iniziato il percorso di Madrid, incentrando la sua catechesi su chi è Dio per ognuno di noi, cosa conta il Signore nella nostra vita, che metaforicamente è come un pellegrinaggio, come quello fatto per arrivare fin lì, qual è il progetto che ha disegnato per ciascuno. Poi ha risposto anche alle domande di alcuni giovani. La seconda è di un giovane di Padova, chiede quale sia il LINGUAGGIO giusto per il Primo annuncio, soprattutto ai giovani. Il Cardinale, spiegando che il primo annuncio viene avvalorato dall’essere missionari verso gli altri, cioè veri testimoni del suo amore, invita i giovani ad essere INCANDESCENTI e portatori di amore ai propri coetanei. Se veramente tengo a Gesù nella mia vita, davvero conta tutto per me, è la perla preziosa e il tesoro che curo con attenzione, è il mio punto di riferimento, allora io la comunico a tutti; ho dentro l’entusiasmo di raccontarlo e di gridarlo dai tetti, che Lui è amore; non bisogna essere tiepidi, ma credibili suoi testimoni ed essere quindi contagiosi di questo amore, attraverso tutti i gesti possibili: se sei innamorato di Cristo, lo annunci e lo fai vedere. Un giovane della diocesi di Parma chiede come combattere l’INDIFFERENZA e come parlare di Cristo. Bagnasco osserva che oggi la gente è immersa in troppi problemi e difficoltà, in cui non si riesce a dare più vero valore ad ogni cosa. Invitando allo studio del filosofo Pascal, continua dicendo che là dove c’è la “voragine”, la tristezza e il dolore, là occorre portare Cristo, che ben veniva definito da Giovanni Paolo II la “vita vera” che ci porta a Dio. Noi siano i “viventi”, cioè coloro che hanno la “vita vera”. La “vita vera” non è astratta o quella che si godrà un giorno dopo la morte, ma è basata su una RELAZIONE, quella con Gesù. Vivere un rapporto con Gesù fin da oggi, nella quotidianità, una relazione fatta di amore e di amicizia con Lui, che diventa amore ed amicizia per gli altri. Questa è la concretezza e la testimonianza della “vita vera” per il prossimo e questo ci fa diventare “viventi”, preparandoci per l’”altra vita”. E questo atteggiamento di amore verso gli altri, di “vita vera” non ha età: infatti un anziano, un ammalato o un bambino possono avere tutti una relazione con Dio, un rapporto costante che dà senso e compimento alla loro stessa vita, offerta e testimoniata, come dono giorno per giorno. La giornata è seguita con la consegna alla Chiesa spagnola, da parte dell’Italia, di due icone molto importanti per la cristianità: la statua della Madonna di Loreto, dove la storia vuole che sia arrivata la casa di Nazareth, immagine dell’universalità del “sì” di Maria a cui dobbiamo conformarci; e il crocifisso di San Damiano, che parlò a San Francesco, per “ricostruire” in noi una nuova Chiesa.

DALLA  CORRISPONDENTE NELLA PARROCCHIA DI SAN JUAN DE LA CRUZ