28 agosto 2010

LUCI ED OMBRE SUL FUTURO DEL PARCO NAZIONALE DEL MATESE.


PIEDIMONTE MATESE. Situazione ancora nebulosa, nella nostra regione, per quanto riguarda la presidenza dei Parchi e l’effettivo decollo degli enti. Tra mille difficoltà e alla luce degli ultimi risvolti tentiamo di fare il punto della situazione sull’argomento rivolgendo alcune domande al Presidente del Parco Regionale del Matese Pino Falco (nella foto).
- Presidente il Parco Nazionale del Matese potrebbe significare una nuova opportunità per il Matese?
- Credo che la discussione aperta e la presentazione di un disegno di legge per l’istituzione del Parco Nazionale del Matese, abbia avuto un’elaborazione non solo progettuale ma anche di opportunità per le popolazioni residenti.
- Secondo lei, le popolazioni, ancora una volta vedono impegnate grandi personalità che dibattono sul futuro “giuridico” della propria terra, ma loro sanno fino in fondo di cosa si sta parlando?
- Il sistema Parchi, in Italia, è stato istituito con la legge Quadro sulle Aree Protette, 394/91, e dal suo recepimento sono state emanate le leggi regionali che hanno realizzato i Parchi regionali, le Aree Protette, ecc. Il Parco Regionale del Matese, per le sue caratteristiche di valore naturalistico e ambientale, con il suo assetto omogeneo, dei luoghi, dei paesaggi e delle tradizioni culturali, rientra nelle caratteristiche di un Parco Regionale, come indicato dalla legge Quadro delle Aree Protette. Se, invece, gli studi e le ricerche dimostrano o hanno dimostrato che in questo territorio e nel territorio limitrofo, ricadente nella Regione Molise, è presente uno o più ecosistemi intatti o parzialmente alterati da interventi antropici, o vi siano formazioni fisiche, geologiche, geomorfologiche, biologiche, di rilievo internazionale o nazionale per valori naturalistici, scientifici, ecc., allora bisogna richiedere l’intervento dello Stato ai fini della loro conservazione, quindi si deve passare all’istituzione di un Parco Nazionale. Non voglio assolutamente essere la nota stonata del coro, ma in tutto questo vedo un gran dimenarsi pubblicitario e approssimato, da parte di chi vuole trovare un minimo di visibilità mediatica, dimenticando o meglio non affrontando i problemi delle popolazioni e i problemi di legittimità e di riconoscimento delle istituzioni già presenti.
- I proponenti, autorevoli firmatari, del disegno di legge d’istituzione del Parco Nazionale del Matese, con chi hanno elaborato l’idea, seguendo quali indicazioni e rispondendo a quali sollecitazioni?
- Il sistema Parchi Regionali, tra luci e ombre, tra l’amore e la passione delle associazioni ambientaliste e naturaliste che sono state di stimolo alla costruzione di questo sistema, “non sempre ascoltate”, e nonostante una certa approssimazione della politica, non ritengo sia del tutto fallito in Campania. La legge regionale istitutiva n° 33/93, con lentezza cammina e percorre la sua strada entrando nella cultura dei cittadini che oggi hanno maggiore interesse nei confronti delle problematiche ambientali, le quali, ormai, riguardano l’intero pianeta. La classe dirigente e i rappresentanti delle istituzioni, dovrebbero fare una qualche riflessione e guardare a quanto è accaduto con l’istituzione dei Parchi regionali e da questa esperienza iniziare cammini più importanti per i loro territori. Si è partiti dalla perimetrazione dei Parchi e si può verificare come la cattiva informazione, la non condivisione di progetti e programmi abbia posto le amministrazioni comunali interessate in una sorta di difesa in autotutela, determinando una configurazione disomogenea delle aree, dove il più delle volte è prevalso l’interesse del campanile e non la salvaguardia e la tutela di aree geografiche omogenee.Questo errore non deve essere più commesso, l’imposizione di provvedimenti produce cattiva informazione e passa facilmente, nei luoghi comuni, una cultura della non condivisione. I Parchi Regionali o Nazionali devono passare attraverso scelte dei territori in cui i Comuni, gli enti sovra comunali , le associazioni, il mondo del lavoro, il mondo della cultura e della scuola, ecc., siano attori nelle scelte e nelle decisioni, bisogna partire “dal costruire il sistema”. Tutta la società deve essere coinvolta nella condivisione di scelte che vanno verso una diversa identificazione giuridica territoriale, all’interno di un’area di straordinaria bellezza paesaggistica, naturalistica e di un grande patrimonio di biodiversità. Credo sia utile aprire una discussione più fattiva sullo sviluppo e quindi sulle produzioni locali e la loro certificazione, con un marchio di qualità (che questa terra può dignitosamente garantire); sui piccoli centri impegnati nella realizzazione di una qualità di vita sempre migliore, garantendo servizi eccellenti, recuperando il patrimonio edilizio dei centri storici, anche per ricezione extra-alberghiera; sull’impegno delle istituzione con le associazioni, nell’ organizzazione di eventi, alimentando una buona animosità territoriale, ecc., in modo che tutto questo possa essere recepito da turisti e visitatori; altri temi che riguardano lo sviluppo per frenare il fenomeno dell’abbandono e dell’emigrazione di intere generazioni. Questa è la sfida che classe dirigente deve sostenere, non credo che la presentazione di disegni di legge per il cambiamento dello stato giuridico di un territorio siano volani di progresso e di sviluppo. Sarei orgoglioso di vivere all’interno di un Parco Nazionale, ma sarei ancora di più orgoglioso di vivere in un Parco Regionale o interregionale che sappia camminare in modo dignitoso e consapevole, … sapendo chi si è e dove si vuole andare.


Pietro Rossi