Santa Maria Capua Vetere - Ventiquattro gennaio 2006, un giorno terribile per Valentina Candela, psicologa ventiseienne residente con papà Ciro e mamma Imma nel cuore della città del Foro. Come ogni giorno, la donna all’epoca 23enne si trovava nelle sede della Cooperativa, a svolgere il Servizio Civile di volontaria. Pochi attimi e scoppia l’inferno. Da una stufa a gas difettosa si sprigionano violente fiamme, che avvolgono la povera ragazza, costretta poi per anni a una dolorosisima via crucis tra ospedali, terapie, plastiche e ricostruzioni della pelle oltraggiata dalle terribili ustioni. In tutto è rimasta ricoverata ininterrottamente per un anno. Quattro anni di sofferenze, di responsabilità non accertate- dopo la richiesta di giustizia fatta dai genitori della donna, che, non gridano vendetta: vogliono solo che i responsabili paghino, affinchè simili incidenti non accadano più, se rispettate le norme di sicurezza sui posti di lavoro e non solo. I familiari, inoltre, hanno sporto denuncia poiché ritengono “errata la diagnosi iniziale” che avrebbe determinato “l’inadeguatezza delle cure e delle terapie” a cui la ragazza è stata sottoposta. “Mi trovavo nella sede della cooperativa, ad un certo punto avvertii del calore, mi giro e la gonna aveva preso fuoco: ero sola nella stanza, cominciai a urlare, attirando l’attenzione di una ragazza che si trovava nell’altra stanza-che cercò di spegnere le fiamme che avvolgevano il mio corpo con l’acqua , ma non ci riuscì perché la pressione era bassa. Accorsero altre persone- che stavano nella palazzina, e uno di quest mi buttò una coperta addosso, riuscendo a spegnere le fiamme. Poi la corsa verso l’ospedale locale e il successivo trasferimento al Centro Grandi Ustioni dell’ospedale Cardarelli di Napoli”. Entra come codice rosso con superficie ustionata sul 25% del corpo(dimessa con ustioni pari al 45% della superficie corporea), con una prognosi di 60 giorni- che inspiegabilmente diventano sei mesi. “Un calvario, quello di nostra figlia”-spiegano Imma e Ciro, “diciassette, gli interventi chirurgici subiti (5 dei quali completamente falliti) ,un’infinità di inspiegabili complicanze sino alla setticemia. Le zone ustionate, con diverse aree disepitelizzate sono deformate perchè le hanno asportato il grasso.Tutto il tronco circolarmente,dorso,fianchi e seno, sono tutte piaghe dovute a prelievi autologhi troppo profondi con esposizione dello stato adiposo. Le piaghe sono infette,è a rischio setticemia. Valentina è entrata in ospedale col 25% del corpo ustionato,è uscita dal Cardarelli con il corpo completamente deturpato , tranne viso,mani e piedi. Perciò abbiamo sporto denuncia nei confronti dei sanitari che l’hanno avuto in cura, dopo una serie di indagini e 2 perizie medico-legali risultano indagati 8 sanitari del Centro Ustioni del Cardarelli, il 15 marzo scorso, dopo 4 anni(dopo avere inondato di accorati appelli le alte cariche dello stato), tra rinvii, mancate notifiche,distrazioni del P.M. e trasferimenti della pratica, c’è stato il rinvio a Giudizio di questi “medici” e del Presidente del Consorzio, responsabile della cooperativa. Chi ha sbagliato deve pagare. Ci hanno distrutto la vita. Vogliamo giustizia. Simili tragedie non devono più accadere”- l’appello finale dei genitori della donna, che seppure provata da questa drammatica esperienza è riuscita il 21 luglio scorso a specializzarsi dopo la laurea in Psicologia Clinica e dello Sviluppo. “Grazie Valentina per il tuo meritatissimo 102. Siamo tanto orgogliosi di lei da non avere parole per esprimerlo”. Una frase dedica – questa – del suo papà Ciro.
Giuseppe Sangiovanni