Cellole. Ventidue anni è durato l'idillio della Manuli film s.p.a., ora conosciuta con l'acronimo Manucor (sono cambiati gli assetti aziendali e la famiglia Manuli è divenuta socia di minoranza). Ventidue anni trascorsi tra un ampliamento degli impianti e l'altro fino ad occupare 265 dipendenti (la stragrande maggioranza addetta alle linee di produzione) e fino a decuplicare la mole di pellicole alimentari sfornate. La storia aziendale parlerebbe abbastanza chiaro secondo le fonti sindacaliste: mai un problema fino al 2003, data in cui i Manuli si sono tirati da parte in favore dei fondi di investimento. Il primo è Equinox, che comprò l'81% della società per un importo complessivo di poco superiore ai 200milioni di euro. Non rimase molto a lungo, dopo poco passò le consegne alla meglio conosciuta Banca Intesa ed ad un fondo di investimento ad essa legata. Successivamente, e qui è storia moderna, il gruppo Intesa cede la metà delle proprie azioni a Reno De Medici (45% del capitale azionario), conosciuto in tutta Europa per le proprie produzioni cartiere e per le stampe su supporti cartacei. Siamo al 30 luglio scorso.
In questo breve lasso di tempo, 2004-2009, la Manucor (nella foto) totalizza una passività di 90milioni di euro, parecchi per assicurare un futuro roseo e forse troppi per garantirne semplicemente un futuro. De Medici dal canto suo è conosciuto anche per un altra cosa nell'ambito industriale: i piani di salvataggio. Le azienda rilevate dall'imprenditore solitamente non versano in condizioni positive e la soluzione prospettata alle parti sociali, istituzionali ed al resto delle quote azionarie è quella di provvedere all'esternalizzazione di numerosi servizi tramite la terzializzazione (i servizi vengono svolti da ditte specializzate, con l'uso di lavoro interinale in qualche caso) nonché lo scorporo aziendale delle varie parti al fine di salvare solamente quelle profittevoli. Una cosa che a quanto pare è stata pensata anche per la Manucor, ex Manuli film.
In questo breve lasso di tempo, 2004-2009, la Manucor (nella foto) totalizza una passività di 90milioni di euro, parecchi per assicurare un futuro roseo e forse troppi per garantirne semplicemente un futuro. De Medici dal canto suo è conosciuto anche per un altra cosa nell'ambito industriale: i piani di salvataggio. Le azienda rilevate dall'imprenditore solitamente non versano in condizioni positive e la soluzione prospettata alle parti sociali, istituzionali ed al resto delle quote azionarie è quella di provvedere all'esternalizzazione di numerosi servizi tramite la terzializzazione (i servizi vengono svolti da ditte specializzate, con l'uso di lavoro interinale in qualche caso) nonché lo scorporo aziendale delle varie parti al fine di salvare solamente quelle profittevoli. Una cosa che a quanto pare è stata pensata anche per la Manucor, ex Manuli film.
Elio Romano