San Nicola la Strada. Il governo mantiene gli impegni assunti con gli italiani e si avvia a varare il “piano casa” per allentare la “tensione abitativa” che si avverte in tante città. La casa è un bene primario, tutti devono avere la possibilità di ottenere un alloggio in affitto, a prezzi ragionevoli, o in proprietà, col sistema del “riscatto”.
Il piano ha l’obiettivo di rilanciare l’edilizia popolare per rispondere alle esigenze delle fasce sociali meno abbienti. È previsto il coinvolgimento delle Regioni, degli enti locali e dei privati per un’azione coordinata che consenta, in tempi relativamente rapidi, di offrire gli alloggi di cui si avverte la necessità. Per molti anni nel nostro Paese si è costruito poco, la fame di case è aumentata. Come ha spiegato il presidente del Consiglio il “piano casa” avrà lo stesso impatto che negli anni fervidi della ricostruzione, dopo la seconda guerra mondiale, ebbe il programma di edilizia popolare attuato dai governi centristi, risolvendo un problema avvertito con preoccupazione dai ceti meno abbienti e contribuendo a rilanciare l’economia nazionale-
A beneficiare del “piano casa” saranno le famiglie a basso reddito, anziani, sfrattati, immigrati regolari a basso reddito residenti in Italia da dieci anni e da cinque nella stessa regione. È evidente l’ispirazione sociale del progetto. Il governo di centrodestra intende realmente sostenere quelle famiglie meno abbienti che il governo delle sinistre ha danneggiato con una politica economica e fiscale dissennata.
Per finanziare il programma il governo stanzia circa 800 milioni di euro.
Sono cinque le linee-guida del piano: sistema integrato di fondi immobiliari per acquisire nuovi alloggi; acquisizione di nuovi immobili coi fondi derivanti dalla cessione a riscatto, a chi li occupa legittimamente, di appartamenti popolari oggi in affitto; interventi di project financing da parte dei privati; agevolazioni a cooperative edilizie che realizzano immobili utilizzabili a finiti abitativi; programmi integrati di promozione di edilizia anche sociale. Per incrementare il patrimonio di edilizia sociale il governo intende movimentare risorse partecipando, con oltre 150 milioni di euro, a uno o più fondi immobiliari chiuse, con quote sottoscritte da investitori istituzionali di lungo termine (fondazioni bancarie, assicurazioni, enti locali). È previsto il ricordo anche a strumenti finanziari innovativi: fondi garanzia, forme di finanziamento plurime, piano di “risparmio casa” che favoriscano il riscatto a medio termine degli alloggi, anche con la collaborazione delle banche. Sarà di circa il 50 per cento l’onere dello Stato per la costruzione, acquisizione o il recupero degli immobili che verranno offerti in affitto a canone sostenibile, che potrà trasformarsi in riscatto. Gli alloggi saranno affittati per non meno di 25 anni, con un canone non superiore al 70% di quello concordato fra le associazioni di proprietari e gli inquilini.
Ulteriori contributi (10 mila euro ad alloggio) saranno concessi per le case affittate a canone agevolato e realizzate con criteri ecocompatibili che consentano di ridurre del 50% i consumi energetici. Sono previsti accordi con Regioni ed enti locali per concentrare gli interventi nelle aree in cui la pressione abitativa è più forte. Il “governo del fare” presieduto da Silvio Berlusconi non tollererà, tuttavia, che la realizzazione di un così vasto progetto possa essere rallentata dalle amministrazioni e dalle burocrazie periferiche: lo Stato interverrà con poteri sostitutivi in caso di ritardi. L’obiettivo del piano è quello di consentire l’accesso alla proprietà dalla casa alle persone e alle famiglie economicamente più deboli, ma non meno importante è la crescita di un mercato degli affitti a un canone sostenibile anche da pensionati e dal lavoratori con reddito medio-basso. Per anni la mancanza di un valido mercato degli affitti ha penalizzato tante persone e famiglie (pensiamo ai dipendenti che cambiavano sede di lavoro, o a studenti che frequentano l’università fuori della loro città. Questa carenza ha ridotto la mobilità interna nel Paese e ha contribuito a rendere più rigido il mercato del lavoro. Adesso si volta pagina, il governo Berlusconi dimostra di avere soluzioni concrete perché l’Italia ritrovi lo slancio.
Il piano ha l’obiettivo di rilanciare l’edilizia popolare per rispondere alle esigenze delle fasce sociali meno abbienti. È previsto il coinvolgimento delle Regioni, degli enti locali e dei privati per un’azione coordinata che consenta, in tempi relativamente rapidi, di offrire gli alloggi di cui si avverte la necessità. Per molti anni nel nostro Paese si è costruito poco, la fame di case è aumentata. Come ha spiegato il presidente del Consiglio il “piano casa” avrà lo stesso impatto che negli anni fervidi della ricostruzione, dopo la seconda guerra mondiale, ebbe il programma di edilizia popolare attuato dai governi centristi, risolvendo un problema avvertito con preoccupazione dai ceti meno abbienti e contribuendo a rilanciare l’economia nazionale-
A beneficiare del “piano casa” saranno le famiglie a basso reddito, anziani, sfrattati, immigrati regolari a basso reddito residenti in Italia da dieci anni e da cinque nella stessa regione. È evidente l’ispirazione sociale del progetto. Il governo di centrodestra intende realmente sostenere quelle famiglie meno abbienti che il governo delle sinistre ha danneggiato con una politica economica e fiscale dissennata.
Per finanziare il programma il governo stanzia circa 800 milioni di euro.
Sono cinque le linee-guida del piano: sistema integrato di fondi immobiliari per acquisire nuovi alloggi; acquisizione di nuovi immobili coi fondi derivanti dalla cessione a riscatto, a chi li occupa legittimamente, di appartamenti popolari oggi in affitto; interventi di project financing da parte dei privati; agevolazioni a cooperative edilizie che realizzano immobili utilizzabili a finiti abitativi; programmi integrati di promozione di edilizia anche sociale. Per incrementare il patrimonio di edilizia sociale il governo intende movimentare risorse partecipando, con oltre 150 milioni di euro, a uno o più fondi immobiliari chiuse, con quote sottoscritte da investitori istituzionali di lungo termine (fondazioni bancarie, assicurazioni, enti locali). È previsto il ricordo anche a strumenti finanziari innovativi: fondi garanzia, forme di finanziamento plurime, piano di “risparmio casa” che favoriscano il riscatto a medio termine degli alloggi, anche con la collaborazione delle banche. Sarà di circa il 50 per cento l’onere dello Stato per la costruzione, acquisizione o il recupero degli immobili che verranno offerti in affitto a canone sostenibile, che potrà trasformarsi in riscatto. Gli alloggi saranno affittati per non meno di 25 anni, con un canone non superiore al 70% di quello concordato fra le associazioni di proprietari e gli inquilini.
Ulteriori contributi (10 mila euro ad alloggio) saranno concessi per le case affittate a canone agevolato e realizzate con criteri ecocompatibili che consentano di ridurre del 50% i consumi energetici. Sono previsti accordi con Regioni ed enti locali per concentrare gli interventi nelle aree in cui la pressione abitativa è più forte. Il “governo del fare” presieduto da Silvio Berlusconi non tollererà, tuttavia, che la realizzazione di un così vasto progetto possa essere rallentata dalle amministrazioni e dalle burocrazie periferiche: lo Stato interverrà con poteri sostitutivi in caso di ritardi. L’obiettivo del piano è quello di consentire l’accesso alla proprietà dalla casa alle persone e alle famiglie economicamente più deboli, ma non meno importante è la crescita di un mercato degli affitti a un canone sostenibile anche da pensionati e dal lavoratori con reddito medio-basso. Per anni la mancanza di un valido mercato degli affitti ha penalizzato tante persone e famiglie (pensiamo ai dipendenti che cambiavano sede di lavoro, o a studenti che frequentano l’università fuori della loro città. Questa carenza ha ridotto la mobilità interna nel Paese e ha contribuito a rendere più rigido il mercato del lavoro. Adesso si volta pagina, il governo Berlusconi dimostra di avere soluzioni concrete perché l’Italia ritrovi lo slancio.
Domenico Russo
Consigliere Comunale F.I.
San Nicola la Strada