11 ottobre 2008

IL VESCOVO FARINA INTERVIENE DOPO GLI ULTIMI EPISODI CRIMINOSI SUCCEDUTISI IN TERRA DI LAVORO.


Alife. "Don Diana ha dato la vita per la sua Comunità. E purtroppo è capitato pure che chi ha confidato nella Giustizia è stato colpito dai sicari... Anche la Chiesa deve fare di più, non è immune da critiche come taluni settori sociali!" Mons. Pietro Farina (nella foto) in una intervista di Loredana Civitillo a 360 gradi parla degli ultimi fenomeni recrudescenti...
La camorra uccide, estorce, contamina l'economia e la politica di un vasto territorio. Lo Stato risponde con gli arresti, i sequestri di beni, serrando la caccia ai latitanti. Ma resta il rischio che il cittadino onesto perda la speranza...
"Come cittadino e come cattolico plaudo alla risposta che lo Stato sta dando in questi giorni contro la criminalità organizzata, ora più di prima, probabilmente perché ora ce n’è più bisogno. La legalità è un valore giuridico ma anche morale, restituire legalità ad un territorio è un dovere per lo Stato mai fine a se stesso. Quando l'organizzazione sociale difende i cittadini, si batte per l'uguaglianza e tutela l'uomo, non solo arresta i responsabili di crimini orrendi, ma restituisce fiducia alle gente e innesta un circuito virtuoso che deve andare oltre, per ridare dignità al nostro territorio. Per questo non bisogna perdere la speranza e non bisogna cedere all'assuefazione. Lo Stato reagisce e noi tutti, ciascuno per le proprie competenze e le proprie responsabilità, dobbiamo reagire. Alla classe politica bisogna chiedere infine correttezza e assoluta distanza, nei fatti non solo a parole, dai poteri criminali".
Ma la gente ha paura. Chi ha denunciato gli estorsori è vittima di intimidazioni, anche un sacerdote, don Peppino Diana, è stato ucciso dalla camorra nella sua parrocchia a Casal di Principe...
"Don Diana ha dato la propria vita per difendere la sua comunità, è purtroppo pure capitato che chi ha confidato nella giustizia è stato colpito dai sicari. Ma noi non dobbiamo chiedere il sacrificio personale dei singoli, non dobbiamo pretendere che sacerdoti e cittadini diventino eroi, noi dobbiamo attuare una rivoluzione di legalità diffusa e capillare. Se ci sono cento, mille, milioni di piccoli gesti in direzione della legalità, della giustizia, della tolleranza, il crimine non avrà alimento e verrà ridimensionato".
E la Chiesa, qual è il compito della Chiesa nei confronti della camorra e della criminalità?
"Anche la Chiesa deve fare di più, non è immune da critiche, come taluni settori del corpo sociale. La Chiesa, tutta, in tutte le sue forme ed articolazioni, deve costruire di più il senso della comunità e lo Stato deve ripristinare i valori della socialità. Comunità e socialità sono due facce della stessa medaglia che devono avere come obiettivo il bene comune. Perché se la magistratura è costretta ad intervenire, se le forze dell'ordine devono arrestare c'è qualcosa di patologico alla base".
E come si può intervenire dopo le stragi, dopo atti di tale inaudita violenza?
"Le indagini devono aiutarci a comprendere cosa c’è dietro questi episodi e il compito dello Stato e di una Chiesa calata nel sociale è quello di rimuovere le cause dell’illegalità. In questo i mezzi di comunicazione hanno una funzione fondamentale".
Qual è secondo lei il ruolo di giornali e televisione?
"I mass media sono il necessario anello di congiunzione tra ciò che accade e ciò che la gente viene a sapere. Informare è un compito delicatissimo che non può essere preso alla leggera. Anche per questo, nella mia Diocesi, è sorto un quindicinale intorno al quale ruota un progetto di informazione e riflessione".

Intervista a cura di Loredana Civitillo realizzata per Progetto Policoro

Fonte: caiazzorinasce