Cap’ chi n’ parla, eia chiamata cucozza (La testa che non parla è chiamata zucca)Cora eia cchiù brutta a scurcià / scurt’cà (La coda è la peggiore a spellare: è l’ultima parte di ogni lavoro la più impegnativa)Femm’na fac’ lu chiacch’ e l’omm’n’ ng’ s’appica (La donna fa il cappio e l’uomo ci si impicca)
L’autore intende conservare il modo di parlare di Calitri, visto che oggi i giovani non conoscono affatto certi termini dialettali legati per lo più alla quotidianità contadina dei progenitori, fatta di una maggiore comunità di vita e di lavoro. Strumento di ricerca e di studio per le future generazioni che studieranno non solo la storia, ma anche i dialetti italiani, questo libro aiuta a ricordare come si parlava – e si continua a parlare – in questo paese in provincia di Avellino abitato, una volta e per lo più, da gente analfabeta che spesso si esprimeva ricorrendo a frasi idiomatiche, proverbi, contrasti, canzoni, modi di dire ecc.
Presentazione di Michela Salvante
Angelo Raffaele Salvante (nella foto)
Nato a Calitri (Avellino) il 5 maggio 1937, Salvante vive a Firenze, dove lavora in banca.È ragioniere, ma i suoi interessi culturali sono rivolti alla linguistica e alle tradizioni popolari; ha conseguito presso la Pro Deo di Roma un diploma di specializzazione in Studi Sociali e presso l’Università Gregoriana di Roma il “Baccalaureum in Sacra Theologia”.Ha fondato e diretto la rivista «Il Dibattito» per il Sindacato Bancari FABI nel quale, per molti anni, ha ricoperto la carica di Segretario Provinciale e Segretario Regionale Toscano.Nel 1981 ha fondato e diretto «Il Calitrano» giornale di ambiente, storia, dialetto e tradizioni; sulla storia e le tradizioni di Calitri ha scritto vari libri,