PIEDIMONTE
MATESE – Ieri sera grande successo di pubblico nel Santuario di
Ave Gratia Plena di Piedimonte Matese, per il Concerto “Cantare e fare la
pace con e come Maria” a cura della Corale parrocchiale diretta dalla
Maestra Angela Faraone. E’ stato un Concerto impeccabile, dall’antico organo
a canne suonato in maniera magistrale dal Maestro Roberto Di Buccio agli
esperti coristi, tra cui è emersa l’esecuzione della solista Rossella Iovene,
come sempre ben diretti dalla Maestra Angela
Faraone che ha trovato una formula speciale per portare le esecuzioni al di
fuori della mera animazione liturgica e farle diventare qualcosa che incide
sulla coscienza comune.
Non era liturgia, non era evento laico, ma alla
fine ha l’evento ha compendiato tutte queste cose diventando preghiera e
riflessione, con un aggancio spaventoso all'attualità, che ha portato tutti
dentro la questione "Pace". Abbiamo pensato, ha commentato Don Emilio
Salvatore Parroco di Ave Gratia Plena, di unire insieme al grido di tanti per la
pace, anche il canto.
Il canto di Maria che canta Dio operatore di giustizia e
di pace, il canto di tutti noi che come Maria e con Maria vogliamo invocare la
pace…. Per farlo ci aiutano i colori dell’arcobaleno, la naturale bandiera
della pace e i canti antichi e nuovi della fede del popolo di Dio. L’arcobaleno
sembra un arco rovesciato, un arco deposto, dopo il combattimento. Quel segno
di guerra, quindi, diventa un segno di pace.
Così è l’arcobaleno. La
bandiera della pace, ha ribadito Don Emilio Salvatore, ha ripreso i
segni dell’arcobaleno con delle varianti successive. Noi credenti restiamo
ancorati all’arcobaleno, nella disposizione dei colori che nella natura evocano
l’impegno per la pace tra di noi e con tutte le creature. Il mondo ha bisogno
di tuffarsi in questo azzurro del cielo e della terra per poter quasi rinascere
dall’acqua e ritrovare la gioia della vita contro ogni segnale di morte. La
pace, ha detto anche Papa Francesco, è un bene prezioso, oggetto della
nostra speranza, al quale aspira tutta l’umanità. Sperare nella pace è un
atteggiamento umano che contiene una tensione esistenziale, per cui anche un presente
talvolta faticoso «può essere vissuto e accettato se conduce verso una meta e
se di questa meta noi possiamo essere sicuri, se questa meta è così grande da
giustificare la fatica del cammino». Solo l’amore ci permette di vedere gli
altri come dono, ci dà la possibilità di sentirli come carne della nostra
carne, di sentirli come parte della nostra vita.
Pietro
Rossi