CASERTA - È stata
una riapertura “salata” per alcuni italiani, quella del 18 maggio. E non solo
per i prezzi al rialzo di frutta, verdura e diversi prodotti
alimentari e per la casa, rincari ripetutamente denunciati da diverse
associazioni consumatori, ma anche per una sorpresa nello scontrino, già
ribattezzata come “tassa coronavirus”, o “tassa Covid”. A quanto
pare alcuni esercenti starebbero scaricando direttamente sui propri clienti i
costi più pesanti sostenuti a causa della crisi, addebitando loro un “extra” di
qualche euro: normalmente, tra i 2 e i 4. Si tratterebbe, in altre parole, di
un “balzello inserito in scontrino”, spesso sotto la dicitura di “Covid”, che
sarebbe imposto come contributo obbligatorio per
sostenere le spese degli esercenti per sanificazione e messa in sicurezza dei
locali. Anche la Lega Consumatori Caserta ha
ricevuto segnalazioni sul “contributo extra” introdotto da alcuni esercenti,
che, ha spiegato il presidente Vito Conforti (nella foto), è “una sorta di tassa di sanificazione applicata da dagli esercenti”:
naturalmente, “una prassi scorretta che si sottrae forse anche da un punto di
vista fiscale alla somma dovuta al consumatore”. Aumenti questi che, se
verranno confermati nelle prossime settimane, potranno pesare parecchio sul
portafoglio degli italiani, già alleggerito dal rialzo dei costi di molti
prodotti alimentari. Secondo Federconsumatori, si è registrato “un rincaro
molto più marcato dei beni alimentari e per la cura della casa e della persona”, con aumenti che
arrivano persino “a segnare quota +35% rispetto
ai normali prezzi applicati in questa stagione”. Tra i prodotti su cui
Coldiretti, sulla base dei dati preliminari Istat di aprile, ha registrato
l’aumento maggiore ci sono frutta (+8,4%), verdura (+5%), latte (+4,1%), salumi (+3,4%), ma anche pesce
surgelato (+4,2%), pasta (+3,7%), piattipronti (+2,5%), burro (+2,5%), formaggi (+2,4%),
zucchero (+2,4%), alcolici (+2,1%), carni (+2%)
e acqua (+2,6%).
Pietro Rossi