Luigi Bosco |
«Il decreto numero 59
sul piano di riassetto della rete laboratoristica mette a rischio migliaia di
posti di lavoro. Discuterò di questo spinoso argomento direttamente con il
governatore Vincenzo De Luca, affinché vengano adottati dei provvedimenti per modificarlo».
Queste le parole del consigliere regionale di ‘Campania libera’ Luigi Bosco sul
dispositivo dello scorso maggio, il quale prevede l’accorpamento in consorzi di
strutture che erogano meno di 70mila prestazioni annue. Con il decreto si punta
a formare, entro il 2016, aggregazioni di laboratori con 200mila servizi
l’anno. Attualmente ogni centro d’analisi, per legge, deve avere almeno cinque
dipendenti. Con il nuovo decreto quest’obbligo resta inalterato, con
l’inevitabile diminuzione della richiesta di prestazione per i tecnici di
laboratorio, biologi e per tutti i lavoratori del settore diagnostico. Proprio
i risvolti negativi sull’occupazione che potrebbero scaturire dall’applicazione
del provvedimento preoccupano il consigliere regionale Bosco che afferma: «Il
decreto 59 del 29 maggio del 2015 rischia di far perdere migliaia di posti di
lavoro. Accorpare i laboratori d’analisi per favorire i colossi del settore, è
un gravissimo errore che va evitato. Infatti, oltre a generare disagi
occupazionali, non porterà alcun vantaggio economico alle casse della Regione,
visto che le prestazioni saranno comunque remunerate. Illustrerò le mie
perplessità direttamente al governatore De Luca ed al consulente alla Sanità
Coscioni, chiedendo una modifica del decreto. Innanzitutto bisognerà rendere
facoltativi gli accorpamenti. I piccoli laboratori che dimostrano di possedere
i requisiti economici necessari per sostenersi devono avere il diritto di
continuare la propria attività autonomamente. Inoltre, bisogna rivedere i
parametri posti alla base del provvedimento, fondati su calcoli effettuati
alcuni anni fa, che non possono essere applicati oggi, soprattutto a causa di
cambiamenti demografici sopraggiunti nelle diverse aree della regione Campania
e delle modifiche adottate dai singoli laboratori».
Pietro Rossi