06 settembre 2015

A rischio migliaia di posti di lavoro, il consigliere regionale Luigi Bosco contro gli accorpamenti di strutture

Luigi Bosco
 «Il decreto numero 59 sul piano di riassetto della rete laboratoristica mette a rischio migliaia di posti di lavoro. Discuterò di questo spinoso argomento direttamente con il governatore Vincenzo De Luca, affinché vengano adottati dei provvedimenti per modificarlo». Queste le parole del consigliere regionale di ‘Campania libera’ Luigi Bosco sul dispositivo dello scorso maggio, il quale prevede l’accorpamento in consorzi di strutture che erogano meno di 70mila prestazioni annue. Con il decreto si punta a formare, entro il 2016, aggregazioni di laboratori con 200mila servizi l’anno. Attualmente ogni centro d’analisi, per legge, deve avere almeno cinque dipendenti. Con il nuovo decreto quest’obbligo resta inalterato, con l’inevitabile diminuzione della richiesta di prestazione per i tecnici di laboratorio, biologi e per tutti i lavoratori del settore diagnostico. Proprio i risvolti negativi sull’occupazione che potrebbero scaturire dall’applicazione del provvedimento preoccupano il consigliere regionale Bosco che afferma: «Il decreto 59 del 29 maggio del 2015 rischia di far perdere migliaia di posti di lavoro. Accorpare i laboratori d’analisi per favorire i colossi del settore, è un gravissimo errore che va evitato. Infatti, oltre a generare disagi occupazionali, non porterà alcun vantaggio economico alle casse della Regione, visto che le prestazioni saranno comunque remunerate. Illustrerò le mie perplessità direttamente al governatore De Luca ed al consulente alla Sanità Coscioni, chiedendo una modifica del decreto. Innanzitutto bisognerà rendere facoltativi gli accorpamenti. I piccoli laboratori che dimostrano di possedere i requisiti economici necessari per sostenersi devono avere il diritto di continuare la propria attività autonomamente. Inoltre, bisogna rivedere i parametri posti alla base del provvedimento, fondati su calcoli effettuati alcuni anni fa, che non possono essere applicati oggi, soprattutto a causa di cambiamenti demografici sopraggiunti nelle diverse aree della regione Campania e delle modifiche adottate dai singoli laboratori».
Pietro Rossi