GRAZZANISE (Raffaele
Raimondo) – Strada provinciale 333, quasi al km14, ore 21 di mercoledì 22
maggio, schianto improvviso: un uomo investito da una Fiat Bravo il cui
conducente, di Cancello ed Arnone, nulla ha potuto fare per salvarlo. Neppure
il tempo di frenare ed il corpo del malcapitato è sbalzato da cofano sul
parabrezza, finendo poi a terra ormai privo di vita. Tutto in un tremendo
attimo. Immediatamente accorsi i carabinieri di Grazzanise agli ordini del
comandante Luigi De Santis e, in pochissimi minuti, anche l’ambulanza del 118 è
giunta sul posto. Ma ormai non c’era null’altro da fare che coprire con un
pietoso lenzuolo il poveretto ed attendere l’arrivo del giudice e della
scientifica. S’è verificato, insomma, senza scampo, l’incidente che ogni automobilista
teme ogni volta che avvista, nelle ore notturne, uno o più extracomunitari che
rientrano in una delle aziende agricole del Basso Volturno, procedendo a piedi
o in bicicletta, al termine d’una dura giornata di lavoro e magari dopo aver
trascorso qualche ora di svago davanti a un bar. Talora è la velocità delle
auto a provocare il disastro; più spesso all’origine della tragedia c’è un
senso di irresponsabilità delle stesse vittime della strada che poco o nulla
fanno per rendersi visibili a sufficiente distanza. Sembra che stavolta
l’investimento sia avvenuto proprio al centro della carreggiata. Ma ovviamente
saranno i rilievi oggettivi a confermarlo, pervenendo all’attendibile o esatta
ricostruzione della dinamica che ha provocato la morte dell’extracomunitario.
L’autista cancellese, in viaggio sulla tratta Grazzanise-Castelvolturno,
avrebbe detto d’aver visto d’un tratto l’uomo barcollante davanti ai fari e di
non aver avuto il tempo di attivare alcuna manovra per evitare l’impatto. Certo,
prima o poi verrà accertata l’identità dell’investito. L’autopsia dirà pure se,
in quel fatale momento, fosse o no sotto l’effetto dell’alcool. Probabilmente i
suoi connazionali faranno la colletta per permettere il rientro della salma
nella disgraziata terra d’origine. In ogni caso, quest’ultimo tragico evento,
come tanti altri simili già verificatisi, andrà ad aggiungere un’ennesima
pagina al doloroso libro i cui capitoli si chiamano “povertà”, “immigrazione”, “pessima
integrazione”, “incoscienza”, “disorientamento”, “sfruttamento”, “carne da
macello”… Capitoli interrotti, qui o là, forse due-tre volte all’anno, da un
paragrafo denominato “autentica solidarietà” o da un capoverso che esordisce
affermando il “pieno rispetto dei diritti e dei doveri civili”.