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FILM ETNOGRAFICI
My Kosher Shift, di Iris Zaki, UK, 2011
Per
l’innovativa prospettiva, l’ironia/autoironia leggera e pregnante nella
descrizione della sua esperienza come receptionist allo Chasidic Jewish
hotel, in North London. Il film evidenzia lo scarto tra la visione del
mondo di un’ebrea laica e quella di ebrei ortodossi conducendo lo
spettatore su di un piano di inaspettata intimità, condiviso dalla
regista e dagli ospiti. L’uso della camera fissa anziché creare distanza
finisce per essere uno strumento di intima comunicazione.
Menzioni speciali:
Memory of my face, di Robert Lemelson, USA, 2011 - DER Productions.
Per
la sensibilità nel descrivere una tematica non facile come il disagio
mentale, attraverso l’uso non invasivo della telecamera
Sinfonia
do Mercado, di Jimena Prieto Sarmiento ed Helena Salguero Velez,
Colombia, 2011. Estremamente gustoso nella combinazione tra suoni e
musica, che accompagnano il respiro del mercato, oggetto della
rilevazione.
Non siamo scarti, di Stefano De Felici, Italia, 2010
Per
aver trattato un argomento troppo spesso ridotto a fredde statistiche
privilegiando il vissuto dei personaggi (over 40 che hanno perso il
lavoro e non più ricollocabili secondo i canoni e le logiche del
mercato).
Zurkhaneh – The House of Strength Music and Martial Arts of Iran, di Federico Spinetti, Canada/USA, 2010 – Lab 80
Per l’esaustività della ricerca e per aver presentato un aspetto dell’Iran fino ad ora non indagato sufficientemente.
Cyanosis, di Rokhsareh Ghaemmaghami, Iran, 2008
Per il linguaggio innovativo tra animazione e documentario, come nuova frontiera delle etnografie visuali.
VIDEO ARTE
Alone, di Mald’è, Italia, 2003
Per
la ricerca visiva che riesce a rappresentare appieno la dimensione
della memoria, del viaggio e della solitudine attraverso l’attento uso
della fotografia.
RACCONTI FOTOGRAFICI
Reunion, di Chriss Aghana Nwobu, Nigeria, 2010
Ottimo
esempio di come l’Africa possa interpretare se stessa in modo da far si
che preconcetti e false proiezioni di un Occidente ricco e male
informato possano essere abbandonati.
L’Ufficio Stampa
(Maria Beatrice Crisci)