CASERTA. La recente approvazione del
bilancio stabilmente (?) riequilibrato induce ad una riflessione non certo
incoraggiante sulle prospettive di governo della nostra città e, di
conseguenza, sul futuro di Caserta in termini di sviluppo e buona
amministrazione. In effetti l'approvazione del bilancio, al di là di ogni
giudizio su una dichiarazione di dissesto che per paradosso appare presentata
più come una faticosa vittoria che come un certificato fallimento, dei rilievi
ministeriali, delle eccezioni e ragioni sollevate dalla minoranza e di un
parere del Collegio dei revisori nel quale l'uso del condizionale sembra
invitare a tanta, troppa prudenza, evidenzia due dati rilevanti alla
conclusione del primo anno di lavoro della attuale amministrazione. Il primo,
sostanzialmente di natura politica, è rappresentato - a così breve
tratto dalla vittoria elettorale - dalla "polverizzazione" (il
termine non cela riferimento alcuno) della maggioranza, in crisi non solo per
il riflesso di scontri a livello provinciale ma ancor più per la
evidente mancanza di un programma serio, di qualche sia pur modesta iniziativa
e di una autorevole e riconosciuta leadership. Questa difficoltà, tanto
repentina, è emersa palesemente proprio nella seduta
conclusiva del bilancio, tanto da costringere il Sindaco a coniare nuove
categorie di partecipazione attiva distinguendo, con reminiscenze scolastiche -
tra votanti, assenti "giustificati" e "partecipati".
La inconsueta durezza con la quale Del Gaudio ha sollecitato la coerenza dei
dubbiosi e poi stigmatizzato il loro comportamento rivela, come evidente,
una sostanziale debolezza politica ed una palese contraddizione nell'apprezzare
come alcuni consiglieri di opposizione (per la verità suscitando poco stupore)
siano corsi in soccorso votando il bilancio. In realtà la precoce
difficoltà della Giunta comunale deriva proprio dalla incapacità di governare i
problemi della città ingenerando così negli stessi consiglieri
di centrodestra la convinzione della natura fallimentare del loro
investimento e, di conseguenza, il pericolo per il loro futuro politico.
Decisioni e scelte amministrative sottratte peraltro non solo
al Consiglio comunale nella sua interezza ma anche alla stessa maggioranza e
riservate ad una ristretta cerchia di amministratori e (super) dirigenti. Caserta, mentre
si celebrano questi modesti e logori processi resta priva di guida e di
progetto. Dalla improbabile gestione di un dissesto che da atto di furbizia
politica si sta rivelando un capestro per la città ed un salasso per i
casertani, viene mano a mano una paralisi di iniziative serie
sostituite da una serie di provvedimenti di nessuna utilità o vantaggio per la
città, spesso frettolosamente revocati, basti pensare al "teatrino"
avvenuto per eventi come "I magnifici 7" contrabbandati per
promozione culturale. Nel frattempo si fa avanti la realtà, Caserta al
buio perchè nemmeno l'Enel evidentemente trova interlocutori, le strade
sporche e dissestate, ogni metro di suolo pubblico occupato - più o meno
legittimamente - alla maniera delle città mediorientali con buona pace di
anziani, giovani e disabili, il carico fiscale comunale intollerabile ed i
servizi diminuiti, le "perle" di Caserta, come i giardini della
Flora, consegnati all'abbandono. La Polizia municipale, priva di mezzi e
risorse, impegnata in spettacolari ed effimere operazioni notturne utili
solo per qualche titolo sulla stampa mentre la ZTL,da occasione di civiltà
urbana e sviluppo diventa di fatto un bancomat per le finanze comunali alla
canna del gas. E' così comprensibile che dopo tanti mesi nei quali ci si è
affannati a difendere le ragioni di una scelta, quella del dissesto, dopo
l'accoglienza riservata al positivo e taumaturgico lavoro dei commissari
(a proposito quanto costano alle casse del Comune i mesi di
attività svolti a Caserta ? ) si sia cercato di quadrare il cerchio a tutti i
costi con l'approvazione del bilancio, anche turando le falle cercando ed ottenendo
aiuto nel campo di Agramante. Purtuttavia la crisi e la paralisi restano,
l'amministrazione di una città non è fatto contabile o formale, ed il rischio
non investe tanto il destino incerto della amministrazione cittadina ma
quello di Caserta. E' per questo che in un Comune dissestato, con una evidente
paralisi rispetto a scelte e percorsi di governo positivi e condivisi, basti
pensare alla sostanziale scomparsa dalla agenda di temi strategici quali il
Macrico od il Policlinico, sarebbe auspicabile che il Sindaco in prima persona
prendesse l'iniziativa di convocare un consiglio comunale per un rendiconto
dello stato amministrativo e delle prospettive per la città. Una tale
scelta rappresenterebbe la sconfitta dell'istinto alla pura sopravvivenza
ed alla "commedia dell'arte" andata in scena nell'ultima seduta
restituendo alla politica cittadina una certa dignità e credibilità. Del pari i
casertani, i quali sinora con scarso civismo hanno disertato le sedute
consiliari, dovrebbero con la loro presenza essere testimoni attenti
dell'operato e delle scelte dei loro rappresentanti in modo da incoraggiare chi
svolge con coerenza e competenza il proprio ruolo e giudicare chi si
limita ad interpretare nella commedia la parte che il proprio interesse o il
copione gli ha assegnato.
Associazione Carta ‘48