on. Aldo Patriciello |
L’on. Aldo
Patriciello ha preso parte ieri alla prima sessione del corso di formazione organizzato
dall’Ordine dei Medici della Provincia di Napoli dal titolo “Centralità
dell’uomo: dalla bioetica all’empowerment dei servizi” tenutosi presso
l’Università Federico II di Napoli, al Dipartimento di Endocrinologia Oncologia
Molecolare Clinica. L’Eurodeputato, vicepresidente della Commissione ITRE
(Industria, Ricerca ed Energia) in seno al Parlamento Europeo, ha discusso una
relazione sulla “Centralità dell’uomo nella ricerca scientifica” enfatizzando
l’indispensabilità di quest’ultima quale servizio per i bisogni del cittadino e
di come la figura del rappresentante istituzionale e politico, quale interprete
di quei bisogni riferiti ad una realtà territoriale, abbia un ruolo di sostegno
e intermediazione. Di seguito uno stralcio dell’intervento dell’on.
Patriciello.
“Vorrei esprimere innanzitutto la mia
gratitudine nei confronti del Presidente dell’Ordine dei Medici della Provincia
di Napoli, Dottor Zuccarelli, per avermi permesso di presentare, in questo
Ordine che compie Cento Anni, le più avanzate problematiche della cultura della
ricerca e della medicina che già impegnano i nostri Concittadini Europei. Il Codice
Deontologico, già dalla versione del 3 ottobre 1998, non
riconosce più il paziente come malato, bensì il Cittadino, ovvero l’individuo
portatore di patologia. Conservare la condizione di Cittadino, quando si ha una
patologia, significa riconoscere all’uomo la condizione/funzione di elemento
socialmente attivo. In questi ultimi 10-15 anni l’evoluzione della cultura ha permesso
al cittadino, quando
portatore di patologia, di caratterizzarsi di una fisionomia sociale, e quindi
giuridica, una fisionomia suis
generis, ancor più complessa,
data dal sommarsi dei Diritti del
‘sano’ più quelli del ‘malato’. La sua rappresentazione all’interno delle
formazioni sociali ha condotto allo sviluppo di condizioni relazionali,
tra Istituzioni Sanitarie e Società Civile in generale, come anche tra singoli
Istituti Sanitari ed elementi diversi della società civile, comunque con attori
nazionali e/o locoregionali, inseriti all’interno degli stessi spazi
assistenziali. Associazioni di pazienti, di Volontariato rappresentano oggi una
forte presa di coscienza dei Diritti dell’Uomo. Questa presa di coscienza ha
influito potentemente sugli iter gestionali della malattia, favorendo le scelte
pro sociali, che hanno potentemente innescato il processo di revisione dei
canali modali di assistenza. E faccio riferimento non solo alle caratteristiche
architettoniche, per cui i nostri ospedali devono avere spazi assolutamente
diversi, a quelli di solo 15 anni fa, ma anche all’aumento delle erogazioni di
prestazioni in regime di day hospital rispetto ai ricoveri ordinari, come anche
alla maggiore diffusione di centri ad alta specialità, riferimenti certi e di
eccellenza, anche per patologie a bassa frequenza o addirittura rare. Le formazioni
sociali, sostenute da Aldo Moro nel corso dell’Assemblea Costituente e che
portò alla stesura dell’art.2 della Costituzione, hanno di certo contribuito ad
innalzare il livello minimo e standard dell’assistenza. Queste formazioni
sociali oggi rappresentano uno strumento concreto di Lobby. Anche nella ricerca
sono un partner o una controparte valida e sempre più referenziata. E’ su
queste Lobby che occorre porre attenzione. Da quando
esistono trapianti d’organo, da quando è iniziato questo trionfo della ricerca,
della tecnica e della tecnologia, la medicina
stessa si è diffusa, attraverso una presenza quotidiana nelle nostre vite, si è
diffusa nella sua rappresentazione come tentativo di evitare la morte
evitabile. L’accettazione di questo concetto è stato istintivo, per tutti. Ma
la deriva pericolosa è l’avanzamento di una ricerca, di una medicina, in cui la
disponibilità delle tecniche ne vede l’uso
senza alcuna finalità specifica, senza alcuna centralità, ma vede solo il potenziamento stesso della ricerca e
di un medicina, ad essa, così asservita.
La deriva pericolosa, è che troppo facilmente ricerca e medicina possano
rappresentare il braccio armato della dittatura del Prodotto Interno Lordo.
Possono pesantemente ‘impattare’ sui decreti attuativi delle spending rewiev
che verranno. Oggi le difficoltà
della condizione economica, vengono affrontate ancora con analisi sui
criteri di appropriatezza, vengono annunciate continue revisioni degli stessi
al fine di evitare sprechi di risorse. Tenete presente che in Italia non sono
ancora stati attaccati i principi della messa in disponibilità dei servizi al
Cittadino, né sono state attuate limitazioni sanitarie, come accade in tante
realtà al di fuori delle Alpi. Ed auguriamoci, per i nostri figli, che quel
giorno non venga mai. Per ciò che
concerne strettamente i rapporti tra Ricerca e Uomo dobbiamo renderci conto che
i prodotti della ricerca e
della tecnica vengono utilizzati da alcune mentalità per cercare di creare
prospettive di nuove realtà e valori, non proprio nuovi, con l’intenzione che
la medicina pedissequamente vi si adatti. Alcune mentalità con l’aiuto di
dispositivi di propaganda, con metodi simili a quelli polizieschi relativi alla
protezione terroristica, agendo sulla parte più debole e più ricattabile
dell’essere umano, e cioè la paura,
vorrebbero costringere l’uomo in una rete soffocante di controlli di
prevenzione medica. La disponibilità di test genetici che non solo evidenziano
difetti grossolani, ma individuano anche le eccessive ripetizioni delle basi
CGA come nella Còrea di Huntington, ci danno informazioni tali che permettono
di individuare anche in Cittadini “sani” la suscettibilità a sviluppare
malattie di cuore, cancro, malattie ematologiche, diabete. Questo fenomeno apre
scenari e prospettive incredibili. Dai test genetici, oggi, possiamo avere
informazioni che il nostro nascituro non può, o peggio: forse non potrà,
neanche ambire ad un posizionamento di vita autonoma, nel senso che dovrà
sempre dipendere da altri. Non avrà lo stesso colore degli altri e nemmeno la
stessa pettinatura e non apparterrà ad un organo uniforme. Per cui di fronte alla conoscenza di un deficit
genetico dei genitori e/o del nascituro, è giusto procreare sapendo
dell’anomalia? Quale sarà la vita del bambino? Quali aspettative avrà da
adulto? Chi lo accudirà se sopravviverà alla morte dei genitori? È giusto, è
legittimo e/o è morale lasciare il peso economico alla società? Ed in quale
Società?. Possiamo mai ammettere che debba essere procreato solo un organismo
che un certo tipo di mentalità vuole perfetto senza imperfezioni, senza
variazioni di colore, senza punti deboli geneticamente perfetto.Una mentalità
che vede l’individuo solo ed esclusivamente come una parte di un organismo.
Possiamo mai ammetterlo? Voi sapete che l’alterazione genetica legata a BCRA
genera una maggiore suscettibilità al cancro dell’ovaio e della mammella.
Alcune mentalità vorrebbero la castrazione e l’espianto delle ghiandole
mammarie nelle bambine. Drammatico… no! Altre mentalità vorrebbero che ciò
avvenisse solo con la maggiore età… per una questione di consapevolezza, di
responsabilità… dicono! Spero che non sia solo una questione di firma sul Consenso
Informato. Se accettiamo oggi, un ‘intervento armato’ contro le bambine o donne
che siano, portatrici dell’alterazione predisponente al Carcinoma Ovarico e
Mammario, domani potremmo addirittura richiedere interventi analoghi contro i
diabetici. Su questa suggestione ridiamoci sopra, ma non abbassiamo la guardia. Avere la
disponibilità di test genetici predittivi di rischio o di suscettibilità
introduce una nuova dimensione all’interno della nostra società, capace di
riorganizzare i cittadini in gruppi di appartenenza che non sono proprio quelli
delle preferenze nei consumi o delle scelte di comportamento e stile di vita.
E’ legittimo riscrivere il diritto di partecipazione attiva alla Società
secondo la valutazione del grado di eugenetica? Ecco che, sempre secondo altre
mentalità, si introduce una nuova etica. Io riconosco il
valore dell’Etopolitica: ovvero di quella condizione che vuole organizzare gli
sforzi per modellare la condotta degli esseri umani, agendo sui loro
sentimenti, sulle loro credenze e sui loro valori. Ma attenzione, a non
confondere lo strumento con il risultato. Ritengo che l’etopolitica debba
essere uno strumento che tenda a mantenere sveglie le coscienze, allontanando
l’asservimento, ricordando la consapevolezza ed il valore dell’esercizio della
scelta. Concludo con uno
stralcio di un documento: ‘il pericolo è costituito dall’appiattimento
culturale e dall’omologazione dei comportamenti e degli stili di vita. In
questo modo viene perduto il significato profondo della cultura delle varie
Nazioni, delle tradizioni dei vari popoli, entro le quali la persona si misura
con le domande fondamentali dell’esistenza. Eclettismo (aggiungo io: ovvero la
tendenza a combinare in modo disorganico elementi eterogenei). Eclettismo e
appiattimento culturale convergono nella separazione della cultura dalla natura
umana. Così, le culture non sanno più trovare la loro misura in una natura che
le trascende finendo per ridurre l’uomo a solo dato culturale. Quando questo
avviene, l’umanità corre nuovi pericoli di asservimento e manipolazione’. Poche
righe del passo 26 dell’Enciclica Caritas in Veritate di Papa BenedettoXVI; anch’esso
sulla Centralità dell’Uomo combatte certe forme di moderno medievalesimo. E’
possibile, mi domando dunque, far coincidere il bene del singolo con il bene
della comunità? Questo è il mio campo d’azione e, da uomo politico impegnato
nella ricerca e nella medicina, confido sia anche il vostro! Per questo penso
che i medici, i professori, gli specialisti debbano rinnovare l’attenzione al
futuro senza lasciarci soli”.