PIEDIMONTE MATESE. Una notte d’inferno è quella che ha vissuto la città di Piedimonte Matese dove si è sviluppato un incendio che ha distrutto le colture per centinaia di ettari di terreno ad ultiveto sulle pendici del Monte Muto. Un danno incalcolabile per le colture distrutte se si pensa che da questi uliveti secolari viene prodotto un olio d’oliva dalle particolari caratteristiche organolettiche. A pochi giorni dall’incendio di Monte Cila la città di Piedimonte Matese ha vissuto ancora un’altra emergenza che ha impegnato per ore le Forze dell’Ordine, i Vigili del Fuoco, la Guardia Forestale, le squadre antincendio della Comunità Montana del Matese, la Protezione civile e decine di volontari che sono accorsi sul posto richiamati dai rintocchi del campanile di Santa Maria Occorrevole dove la Comunità Francescana, temendo di rimanere isolata dal fuoco, ha dato tempestivamente l’allarme. Per quasi tutta la notte centinaia di persone hanno combattuto con il fuoco avendo la meglio solo alle prime luci dell’alba. Il silenzio della notte è stato interrotto dal crepitio delle fiamme, alimentate da un forte vento che spirava sulla zona, e dalle sirene delle autopompe dei vigili del fuoco. Da segnalare che le squadre antincendio della Comunità Montana del Matese su invito del Presidente Fabrizio Pepe, sono intervenute volontariamente, prodigandosi per ore oltre l’orario di lavoro, in quanto la Regione Campania ha abolito i turni di notte. Appena ricevuta la notizia dell’incendio, ha ribadito il Sindaco di Piedimonte Matese Vincenzo Cappello, temendo per il Monastero di Santa Maria Occorrevole e le case alla periferia del paese, ho allertato prontamente la Prefettura di Caserta richiedendo l’intervento dei pompieri. Un ringraziamento lo devo a tutte le forze dell’ordine impegnate e soprattutto ai tanti volontari che sono accorsi per evitare il peggio. Un altro focolaio di incendio è stato segnalato nelle stesse ore anche sul Monte Monaco di Gioia Sannitica che ha tenuto impegnati molti volontari nelle operazioni di spegnimento.
Pietro
Rossi