PIEDIMONTE MATESE. La difficile situazione venutasi a creare con il taglio dei fondi per il sociale del 50% dalla Regione Campania, e i tagli drastici anche alle misure di emergenza come il Contrasto alla Povertà su tutte, ha spinto alcune amministrazioni a fare ricorso a delle forme nuove di autofinanziamento, come ha fatto il Comune di Piedimonte Matese guidato dal Sindaco Vincenzo Cappello, dove gli amministratori si sono decurtati le indennità di carica per far fronte alle esigenze sociali dei più bisognosi. Anche il Vescovo della Diocesi Alife – Caiazzo Mons. Valentino Di Cerbo, nel corso di un incontro con i sindaci e amministratori dell’Alto Casertano e con la Caritas si è mostrato preoccupato, per la povertà che avanza e ha esortato gli amministratori ad evitare sprechi per cerimonie e festeggiamenti per rivolgere le risorse verso le famiglie più bisognose. Parole forti, quelle di S.E. Mons. Valentino Di Cerbo, che hanno scosso la società civile riscuotendo consensi e apprezzamenti in più ambiti. Fa bene guardare in faccia la realtà per come si presenta, ha commentato Piera operatrice sociale presso una casa famiglia, e fa moltissimo bene il Vescovo avere il coraggio di ammettere pubblicamente che la politica fa poco o niente per favorire lo sviluppo e l’occupazione favorendo l'allontanamento dei giovani dai nostri territori. L'assistenzialismo è implicito che non lo vuole nessuno, o forse solo in pochi, si cerca certamente rispetto per la dignità umana e quindi la possibilità di produrre da sé, che non è capacità, in un contesto povero di iniziative e di prospettive reali di crescita. Riscontri positivi alle parole del Vescovo Di Cerbo non sono mancati neanche dalle istituzioni locali. La crisi della società evidenzia l'assenza della politica rispetto ai processi di sviluppo, ha commentato Pino Falco Presidente del Parco Regionale del Matese, all'impatto di questa modernità velocizzata nei suoi tempi e alla perdita dei grandi valori che univano intere generazioni e che riguardavano il rispetto della dignità umana, delle pari opportunità tra donna e uomo, tra ricco e povero. Nella nostra area esiste una povertà diffusa, nascosta dall'orgoglio che dignitosamente si esprime nella cultura dei popoli "di montagna". Il Vescovo ha lanciato un messaggio di allarme e di invito ad eliminare il superfluo, le apparenze, lo spreco. Condivido pienamente il suo pensiero e penso che sia giunto il momento in cui la Chiesa incominci a guardare i processi evolutivi della società in modo molto più "terreno" con l'istituzione di un tavolo di confronto permanente tra tutte le Istituzioni affinché i processi di sviluppo e la crisi della società siano governati partendo dalla riappropriazione dei grandi valori dettati dalla "religione" e dalle società civili e democratiche.
Pietro Rossi