PIEDIMONTE MATESE. Il senatore del Pdl Carlo Sarro è stato condannato dalla Corte dei Conti (sezione giurisdizionale regione Campania in composizione collegiale) per danno erariale. Dovrà versare circa 40 mila euro nella casse del comune di Piedimonte Matese, di cui fu sindaco. L’organo di controllo ha condannato anche l’architetto Maria Cristina Volpe, all’epoca dei fatti responsabile dell’ufficio Ambiente del Comune. Secondo i giudici della Corte dei Conti Sarro avrebbe «mal organizzato il sistema di raccolta dei rifiuti», e ciò avrebbe determinato un danno alle finanze del municipio e dello Stato con un comportamento attribuibile ad organi dell’apparato amministrativo, «violativo dell’obbligo all’attivazione della raccolta differenziata dei rifiuti secondo quanto previsto dall’insieme delle disposizioni contenute in tal senso nelle norme di legge». L’ente locale, all’epoca amministrato da Sarro, avrebbe dovuto perseguire l’obiettivo della raccolta differenziata dei rifiuti, rimasto viceversa inadempiuto. Il senatore Carlo Sarro — che, va sottolineato, non si è avvalso delle prerogative parlamentari con le quali avrebbe potuto sospendere il processo — annuncia ricorso in appello. E accusa: «Trovo questa sentenza allucinante in quanto afferma la responsabilità di un sindaco per non aver promosso adeguatamente la raccolta di differenziata in un periodo, il 2004, in cui ai sindaci era sottratta la competenza in materia che era nelle mani dei consorzi di bacino. Il paradosso— precisa Sarro — è che io vengo condannato per una presunta omissione relativa a poteri che all’epoca non competeva a me esercitare e nulla viene affermato rispetto alla responsabilità dei soggetti che di fatto dovevano curare l’organizzazione del servizio. Trovo ai limiti del ridicolo— attacca ancora il senatore — ricercare la responsabilità del disastro rifiuti in Campania nell’operato di un sindaco nel solo anno 2004 di un Comune di dodicimila abitanti, mentre la responsabilità di città metropolitane, della stessa Regione e delle consortili che hanno dilapidato centinaia di miliardi, restano impunite. Mi sa tanto— conclude Carlo Sarro — della foglia di fico da sbandierare per coprire un silenzio imbarazzante che anche la magistratura contabile ha avuto rispetto alla stagione del rinascimento napoletano ».
Giancarlo Izzo
Giancarlo Izzo