Piedimonte Matese. Il futuro della qualità della vita nella zona del Parco del Matese dipende dal rispetto dell’ambiente e dal grado di inquinamento prodotto da vari fattori ambientali. Proprio a tal proposito alcuni anni fa è stata effettuata da una equipe di studio formata da ricercatori del Dipartimento di Biologia Evolutiva e Comparata Università degli Studi di Napoli Federico II e dell’ Istituto di Biochimica delle Proteine ed Enzimologia, del CNR di Napoli, una ricerca avente come oggetto: “Analisi del contenuto di “metalli traccia” e dei meccanismi molecolari che ne controllano l’omeostasi in Anfibi e Rettili del Parco del Matese”. allo scopo di scoprire eventuali tracce di metalli ed altri agenti inquinanti. Questa ricerca fu effettuata nell’ambito del programma di ricerca “Salvaguardia dei Vertebrati del Parco del Matese attraverso lo Studio delle caratteristiche Genomiche, Riproduttive e di Struttura di Popolazione”. Programma finanziato dalla Regione Campania (Programma POP, azione 5.4.2) con esemplari catturati su autorizzazione del Ministero dell’Ambiente. L’analisi del contenuto tissutale dei metalli nei Rettili e negli Anfibi del parco del Matese dimostrò che lo zinco e il rame, oligoelementi essenziali che svolgono un ruolo fisiologico, erano presenti in tutti i tessuti esaminati mentre il cadmio, oligoelemento notevolmente tossico, erano contenuti in quantità rivelabili solo nel fegato e nell’intestino. La contaminazione ambientale da cadmio potrebbe derivare dal trasporto del cadmio proveniente da zone limitrofe all’area protetta del Matese ad opera degli agenti atmosferici. Nei Rettili studiati, la presenza delle proteine CTR e MT, il cui cDNA fu clonato e sequenziato dal fegato, dimostrò l’esistenza di meccanismi omeostatici coinvolti nel trasporto e nel deposito di metalli in forma non tossica. In prospettiva, lo studio del profilo di espressione di tali proteine in animali sottoposti a trattamenti sperimentali con metalli potrebbe essere vantaggioso per valutare la capacità di risposta degli animali ad una situazione di stress. Pertanto, la ricerca evidenzio che i metalli pesanti Zn, Cu, Fe, Mn sono indispensabili per gli organismi viventi. Tuttavia, quando sono presenti in concentrazioni elevate, essi risultano tossici e di conseguenza possono rappresentare contaminanti ambientali. I danni agli organismi derivanti dall’inquinamento da metalli pesanti spiegano l’interesse verso i meccanismi biomolecolari responsabili dell’omeostasi dei metalli pesanti. Attualmente numerosi organismi indicatori sono utilizzati nel biomonitoraggio ambientale dell’inquinamento da metalli pesanti. Nello studio in questione furono presi in considerazione, in qualità di potenziali bioindicatori ambientali, Rettili e Anfibi che vivono nell’area del Parco del Matese. In particolare, fu misurato il contenuto di metallo (Zn, Cu e Cd) in diversi tessuti e fu clonato il cDNA codificante le metallotioneine (MT) e le proteine di trasporto ad elevata affinità per il rame (CTR) , che sono coinvolte nell’omeostasi dei metalli pesanti.
Pietro Rossi
Pietro Rossi