Alife.Come mai nella nostra attuale società avanzata succede di tutto e di più, anche l’inimmaginabile? Perché una semplice parola che cela significati chiari è ormai in disuso. Basta prendere un qualsiasi vocabolario della lingua italiana e alla voce rispetto vi si trovano queste definizioni:1. sentimento verso cose e persone, che spinge a riconoscere il loro valore e la loro dignità,quindi ad accettarle e a trattarle bene; 2. astensione da atti offensivi o lesivi; 3. osservanza o conformità di un obbligo o di un ordine normativo. Il rispetto, quindi, è un atteggiamento generale che ciascuno di noi assume quando si trova di fronte o incontra un'altra persona e si trova in situazioni disparate dall'ambiente alla strada, dagli amici alla famiglia, dalla scuola alla tavola. I limiti del rispetto non sono ostacoli alla libertà dei sentimenti e delle relazioni, bensì delle modalità di esercitarli. Anche in famiglia accade che il figlio, se anche sente rispetto per il padre, abbia atteggiamenti di sfida, di bisogno di indipendenza, di autonomia. Ma la nostra autonomia non deve travalicare il rispetto che bisogna avere verso tutto ciò che ci circonda che sia un essere animato od una cosa. Non posso non rispettare l’ambiente e deturparlo con sostanze nocive o costruendo in zone proibite solo per mio comodo o personale tornaconto; non posso essere un evasore fiscale, quindi non pagare il dovuto secondo le norme vigenti, e vantarmene con gli altri che hanno rispettato la legge e che vengono considerati degli imbecilli; non posso non rispettare una proprietà pubblica o privata e danneggiarla per semplice vandalismo; non posso non rispettare uno stop e mandare a quel paese la persona che aveva la precedenza; non posso non rispettare un’ autorità e cercare di trascendere dalle norme (vedi i fatti di Torino); non posso non rispettare la vita e odiare un mio simile solo perché diverso da me (vedi i tragici fatti di Verona). Questa è la mancanza di rispetto peggiore: non rispettare la vita altrui solo perché ha un idea, il colore, la provenienza, la cultura, la religione diversa dalla mia. Stiamo precipitando in un baratro e non ce ne accorgiamo, si è perso il senso della misura, del rispetto delle più semplici regole di vita, della vita stessa, quella degli altri ed a volte anche la propria. Non posso lasciare sul selciato una persona che attraversava sulle strisce pedonali e continuare a correre verso la non punibilità senza aver rispetto del codice della strada e della vita che ho strappato e continuare la mia vita come se nulla fosse successo. Non posso aggredire una persona che ritengo diversa da me e causarle la morte e fuggire dalle mie responsabilità senza alcun rimorso o pentimento. Non posso correre come un pazzo dopo una notte da sballo ed attentare alla mia vita come non mi fosse stata donata. Questo non è proprio tollerabile, non rispettare la vita è il peggior male, il peggior peccato che un uomo possa commettere. E’ tutto ciò per quale motivo? Perché non rispetto, anzi, oserei dire, non amo il mondo e gli esseri viventi che lo abitano? Perché? Perché il rispetto lo si può insegnare, far capire ma è più semplice se lo si vive giornalmente; dal primo giorno di vita in poi vivendo in un ambiente familiare ed in una comunità dove c’è il rispetto per le cose e le persone, per le leggi scritte e non, perché l’ambiente in cui vivo e le persone con cui vengo a contatto sono parte di me e del mio mondo. Allora la società è malata? Nessuno rispetta più niente? Direi proprio di si. E qual è il rimedio per questo male sociale? Semplice,basta poco, basta che ognuno di noi, nel proprio piccolo, faccia la propria parte rispettando il mondo, ma soprattutto la vita.
Prof. Giacomo Venditti
Prof. Giacomo Venditti