L’Italia sta vivendo una drammatica crisi di
carattere generale,peraltro pesantemente aggravata dal crescente discredito che
sta via via caratterizzando la vita della politica e delle istituzioni. In tale
contesto, le emergenze democratica e economico-sociale si alimentano a vicenda,
determinando una profonda e radicale disaffezione dall’impegno pubblico e dai
valori collettivi, in favore di pericolose agitazioni corporative, localistiche
e populistiche. Mai, infatti, si era registrata una presa di
distanza così forte dalla politica e dai suoi strumenti. Allo stesso tempo,
però, mai c’era mai stata una necessità così stringente e decisiva di un’azione
politica che si ponesse l’obiettivo di aprire una nuova prospettiva di
cambiamento.In ragione di ciò, vorremmo contribuire, come militanti della
sinistra meridionale, a riformulare con spirito di servizio un’idea forte della
politica e dell’impegno per il cambiamento; a iniziare dall’esigenza di segnare
una svolta nella ricerca dell’insediamento sociale della sinistra, di un suo
radicale salto di qualità in termini programmatici, generazionali e di genere. Per formazione, valori condivisi e storia
personale, non riteniamo che una soluzione a questi problemi possa cadere dal
cielo, maturando in modo spontaneo e meccanico, magari sotto la spinta di una
autorappresentatività di settori o singole personalità che si manifestano sulla
scena con un profilo salvifico e rigenerante: gli unti del signore hanno già
fatto abbastanza danni nell’ultimo quindicennio. Quel che si ritiene
necessario, invece, è il tornare a ricostruire i luoghi collettivi dell’azione,
dell’elaborazione e della discussione politica, per avere la possibilità di
confrontarsi nel merito dei grandi nodi e delle principali questioni che
ingombrano e avvelenano il terreno, talvolta non solo metaforicamente. Quel che serve, in breve, è un grande partito
italiano del lavoro e dei lavoratori. Questa, e nessun altra, è l’ambizione che motiva e
muove il presente documento, nella consapevolezza che restare alla finestra,
soprattutto oggi, rappresenterebbe un’omissione pericolosa e, per volti versi, assolutamente
irresponsabile. Diversamente, riteniamo che sia venuto il momento che ognuno si
assuma le proprie responsabilità e si metta in gioco — a partire dalle rispettive
comunità politiche e territoriali — per segnare una svolta e contribuire a riqualificare
l’impegno pubblico. Anche tornando mettere una parte del proprio tempo
personale a disposizione e al servizio di un progetto collettivo di cambiamento,
di battaglia politico-sociale e di governo. Come si è detto, il nodo ineludibile per procedere
su questo terreno è rappresentato dalla necessità di ricostruire una sinistra
radicata nella società e nel mondo del lavoro, espressione di un progetto
riformatore non subalterno e capace di tornare a coniugare modernizzazione,
libertà ed equità sociale. Un progetto che non sia svuotato di significato,
come purtroppo è avvenuto,
in funzione di assurdi obiettivi onnicomprensivi(il
partito-coalizione, leggero nelle strutture, programmaticamente evanescente,
segnato dalla personalizzazione della rappresentanza, garantito dalla mera
presenza di un’oligarchia di nuovi notabili);
o di astratte formule d’ingegneria bipolare che hanno
provato (vanamente) a risolvere la complessità della realtà politico-sociale dell’Italia
semplicemente ignorandola (o riducendola a una modellistica anglosassone molto
lontana dalla tradizione nazionale);
·
tanto meno che si accontenti di logiche di cartello,
talvolta in difesa microinteressi autoreferenziali, producendo un’inevitabile
corollario di minoritarismo e chiusura dei gruppi dirigenti.
Tutte derive, quelle appena citate,che hanno
reciso le radici della sinistra dal corpo della società, ostacolando ognisenso
di appartenenza e ogni capacità di comunicare, interpretare, rappresentare le
ragioni e le sofferenze della società.
La sinistra che i sottoscritti vorrebbero aiutare
a far nascere, invece, dovrebbe essere in grado di coniugare sogno e realismo,
progetto e capacità di gestione, valori e dialogo, radicalità e compromesso con
la diversità, spinta alla trasformazione e difesa della legalità democratica e
repubblicana. Una sinistra che deve imporsi come socio fondatore di una nuova
coalizione del centro-sinistra italiano, recuperando nel contempo la sua
autonomia e un ancoraggio esplicito ai valori e ai programmi del socialismo
europeo.
Una sinistra, quindi, nient’affatto minoritaria o
avulsa dagli obiettivi di governo, ma votata a contribuire al cambiamento del
Paese, intercettando il malessere e i bisogni negati o inevasi dei settori
decisivi della nostra società: i lavoratori, le donne, le nuove generazioni.
Una sinistra che torni a guardare alla questione meridionale come una vicenda
di grande valore nazionale, al Sud e alle sue energie come a una risorsa per
l’intero Paese.
Una sinistra che a Caserta si faccia carico della
drammatica crisi occupazionale, della devastante e quotidiana negazione di futuro
che colpisce soprattutto le donne e tutti i più giovani. Una sinistra in prima
linea, senza se e senza ma, nel
contrasto ai poteri criminali della camorra, per costruire un nuovo argine (morale
e politico) nell’economia, nella società e nelle stesse istituzioni.
Per tutte
queste ragioni, lanciamo un appello: si realizzi un luogo associativo unitario,
nel rispetto delle identità e nelle appartenenze di tutti, per un confronto di
merito e di prospettiva che contribuisca a un percorso più complesso e generale.
Per capire, per discutere, per agire insieme.
Lì 29 ottobre 2011
Nicola Melone
Gianni Cerchia