I componenti del gruppo “Letteratitudini” nuovamente
al cinema, a completamento degli impegni previsti per il mese di Febbraio 2013.
In visione ANNA KARENINA di Joe Wright con Keira Knightley, Kelly
Macdonald, Jude Law. La scelta di
questo film non è casuale, ma mirata ad arricchire, integrando e corredando, la
conoscenza del romanzo di Lev Tolstoj, argomento affrontato dal gruppo nel mese
di dicembre scorso.
Trama:
Anna Karenina è la nuova versione cinematografica del
regista Joe Wright dell’epica storia d’amore tratta dal capolavoro di Lev
Tolstoj. Siamo nel 1874. Anna Karenina (Keira Knightley) ha quello che tutti i
suoi contemporanei aspirerebbero ad avere; è la moglie di Karenin (Jude Law),
un ufficiale governativo di alto rango al quale ha dato un figlio, e la sua
posizione sociale e reputazione a San Pietroburgo non potrebbe essere più alta.
Anna si reca a Mosca dopo aver ricevuto una lettera da suo fratello, un
dongiovanni di nome Oblonsky (Matthew Macfadyen), che le chiede di raggiungerlo
per aiutarlo a salvare il suo matrimonio con Dolly (Kelly Macdonald). In
viaggio, Anna conosce la Contessa Vronsky (Olivia Williams) e, alla stazione,
suo figlio, l’affascinante ufficiale di cavalleria Vronsky (Aaron
Taylor-Johnson). Quando Anna viene presentata a Vronsky, scoppia immediatamente
una scintilla di reciproca attrazione che non può essere ignorata. Nella casa
di Mosca c’è in visita il miglior amico di Oblonsky, Levin (Domhnall Gleeson),
un proprietario terriero eccessivamente sensibile e compassionevole, innamorato
della sorella minore di Dolly, Kitty (Alicia Vikander), alla quale chiede
inopportunamente la mano. Kitty è infatuata di Vronsky. Affranto, Levin torna
alla sua tenuta di Pokrovskoe e si dedica anima e corpo al lavoro nei campi.
Anche Kitty è distrutta quando, a un gran ballo, Vronsky ha occhi solo per Anna
che, nonostante sia una donna sposata, ricambia l’interesse del giovane. Anna
lotta per riconquistare il suo equilibrio correndo a casa a San Pietroburgo,
dove tenta di riprendere la sua routine familiare, ma il pensiero di Vronsky –
che la segue – la corrode. Segue una relazione appassionata che scandalizza la
società di San Pietroburgo. Karenin si ritrova in una posizione insostenibile
ed è costretto a dare un ultimatum a sua moglie. Nel tentativo di raggiungere
la felicità, le decisioni che Anna prende penetrano nelle pieghe di una società
ossessionata dall’apparenza, con conseguenze romantiche e tragiche che cambiano
drammaticamente la sua vita e quella di tutti quelli che la circondano. ”Su
tutti spicca naturalmente l’eroina, Anna, un’aristocratica e magnetica Keira
Knightley, che ammantata nei suoi sontuosi abiti d’epoca corre a precipizio
verso la propria autodistruzione.” AnnaKarenina diventa vittima e schiava delle
sue passioni, la protagonista in una tragica storia che lei stessa ha
parzialmente contribuito ad architettare. E’ la dimostrazione più estrema
dell’opinione di Tolstoj sulla società moderna, che non solo ci obbliga a
recitare delle parti ma che spesso quest’ultime prendono il sopravvento e ci
distruggono. E’ una figura tormentata, non solo perché circondata da ipocriti
ed intrappolata in un matrimonio senza amore, ma anche perché vittima delle sue
stesse illusioni romantiche che – come disse Tolstoj – l’hanno portata
all’errore di confondere la felicità con la realizzazione dei propri desideri. Il
capolavoro di Tolstoj, offre spunto su alcuni dei più delicati argomenti – come
essere leali, come infrangere le regole e come pagarne le conseguenze in
entrambi i casi – ma con delle sfumature e una sensualità che rende armoniose e
poetiche anche le più profonde verità. È Jude Law a esprimere nella sua
contrizione il vero e proprio sentimento, quello di un marito diviso tra
l’etichetta e il sentimento per la moglie fedifraga. Ma, la genialità di Wright
e Stoppard sta nella decisione di dare spazio alle storie d’amore secondarie,
dando allo spettatore la possibilità di farsi coinvolgere dal nobile amore tra
Kitty e Levin, così come da quello sofferto tra Dolly e il suo libertino
marito, Stiva. L’azione si svolge su un palcoscenico ottocentesco, che
riproduce diverse ambientazioni, mentre i personaggi entrano ed escono, si
incrociano, si sfiorano, si incontrano, come ingranaggi di un preciso
meccanismo regolato da un demiurgo supremo (dio o regista), mentre la macchina
da presa tutto avvolge. Anna Karenina, è un capolavoro della letteratura
straniera, da me molto amato anche nella versione cinematografica, ma
decisamente ho preferito la lettura del romanzo, dal quale ho potuto trarre
sfumature sempre diverse, a seconda del periodo della mia vita in cui l’ho
letto. All’età di circa 18 anni ho amato e mi sono identificata
pienamente nella storia di Anna, giudicandola un’eroina, il mio ricordo di
AnnaKarenina era quello di una donna innocente, una vittima all’interno di una
bellissima storia d’amore. Quando ho avuto occasione di rileggerlo
recentemente, sono rimasta sorpresa su come il mio punto di vista sul
personaggio e la storia fosse cambiato negli anni. Improvvisamente, la linea
tra eroina e anti-eroina si è fatta più sottile. Anna non era più tanto
innocente, anche se sempre vittima delle circostanze e dall’ambiente, ma ho
provato anche grande simpatia per quell ‘uomo che incapace di governare la
propria moglie non può andare oltre nel governo. Anche Joe Wright, nel film,
non riduce Karenin semplicemente ad un uomo meschino e razionale come è
successo in passato: il ritratto che ne fa il regista è quello di uomo incapace
di accedere alle proprie emozioni ed esprimerle, ma simile a Levin per quanto
riguarda la fedeltà ai suoi principi e ai suoi ideali.
A cura di Matilde Maisto