Dott. Emilio Iannotta |
PIEDIMONTE MATESE. E’ sotto gli
occhi di tutti la profonda crisi dell’economia e della democrazia nel nostro
Paese, ha ribadito il Dott. Emilio
Iannotta referente di Italia dei
Valori dell’alto Casertano, basti pensare all’ incremento progressivo della
disoccupazione, soprattutto giovanile, femminile e a sud di Roma, alla sfiducia
dei cittadini nei confronti dei partiti. La politica, per provare a porre un
freno e a invertire la rotta, deve necessariamente parlare il linguaggio della
chiarezza, dell’assunzione delle responsabilità, delle scelte di campo
strategiche, non tattiche e di corto respiro come purtroppo troppo spesso
avviene. A partire dalla legge elettorale, che deve necessariamente consentire
ai cittadini di scegliere tra candidati premier proposti da coalizioni
alternative, e dalle alleanze, che devono essere rigorosamente fondate su
programmi condivisi, scarni, verosimili. L’elettorato di centrosinistra, al di là del comportamento e
delle dichiarazioni- spesso ambigui e contraddittorie, dei tanti protagonisti
del proscenio politico, chiede a viva voce, nelle piazze e sulla rete, un
programma che sia alternativo a quello della destra berlusconiana e cha segni
una chiara discontinuità alle politiche economiche poste in essere dal governo
Monti. E’ evidente che il fulcro del programma del centrosinistra deve essere,
oggi più che mai, il Lavoro, la sua dignità e la sua valorizzazione.
Troppo ci siamo lasciati lusingare dalla finanza, dai banchieri, dai
procacciatori d’affari. L’Italia riparte solo se i lavoratori recuperano
fiducia, orgoglio, diritti e riconoscimento sociale. I quesiti referendari, ricorda il dott. Iannotta, per
cui noi di Italia dei Valori, insieme ad altri, stiamo raccogliendo le firme,
sono una prova tangibile della necessaria discontinuità rispetto alle politiche
economiche dei governi Berlusconi e Monti. Uno mira a cancellare l'art. 8
della legge 138 varata dal governo Berlusconi, che sopprime di fatto il
contratto nazionale e lo sostituisce con il massimo arbitrio delle aziende; l'altro
propone di ripristinare l'art. 18 dello Statuto dei lavoratori eliminato
da Monti, che obbligava le aziende con oltre 15 dipendenti a riassumere i
lavoratori licenziati senza giusta causa.
Hanno quindi per oggetto due diritti dei lavoratori che sono
stati negati o aggirati e il loro ripristino è essenziale per delineare un
nuovo e rinnovato rapporto di fiducia tra aziende e lavoratori e tra il
centrosinistra e il proprio elettorato. Chi non vuole
fare questa battaglia, perché sostenendo il governo Monti ha votato in
Parlamento la riforma Fornero e non vuole pregiudicare possibili e innaturali
alleanze con i moderati, usa come alibi un'obiezione infondata, quella
secondo cui raccogliere le firme sarebbe inutile dal momento che i referendum
non si terranno. Nel 2013, infatti, non si potranno tenere consultazioni
referendarie. Nel 2014 ci sarà un nuovo governo che potrebbe cambiare quelle
leggi senza bisogno di ricorrere al referendum. E' un discorso che non fila,
figlio delle incertezze e della mancanza di unità d’intenti delle tante
correnti del PD. Una volta raccolte le firme, i referendum si terranno con
certezza nei primi mesi del 2014. Certo, a quel punto ci sarà un governo, ma
non è affatto certo che non si tratterà di un nuovo governo Monti, che evidentemente
sarebbe in continuità con quello attuale. E anche un governo diverso, senza un
forte segnale rappresentato da una raccolta copiosa di firme a sostegno dei
referendum, probabilmente non avrebbe la forza e il coraggio di sfidare poteri
italiani ed europei fortissimi per ripristinare gli elementari diritti dei
lavoratori. C'è un solo modo per essere certi che su queste materie a
decidere siano i cittadini invece che le segreterie di partito e i centri di
potere finanziario: raccogliere le firme per i referendum. Ci sono poi i
due referendum anticasta che hanno l’obiettivo di abrogare il
finanziamento pubblico dei partiti e la diaria dei Parlamentari. Su essi
davvero mi pare superfluo soffermarmi. Gli episodi recenti di malcostume
politico e di utilizzo a fini impropri (e spesso personali) dei soldi pubblici
dicono meglio di qualsiasi ragionamento quanto oggi sia necessario ripristinare
l’impegno politico quale espressione di passione civile e di esigenza interiore
di adoperarsi per il progresso dei nostri territori e del nostro Paese. Aggiungo
solo che da cittadino impegnato in politica da oltre 12 anni, conclude Emilio Iannotta, sempre e solo con IDV,
che mai ha chiesto (e ovviamente mai ottenuto) rimborsi per le ingenti spese
sopportate per attività politica, candidature plurime, mantenimento sede ecc,
ecc, che mai ha chiesto (e ovviamente mai ottenuto) ricompense di altro tipo,
avverto una profonda mortificazione interiore a prendere atto che il malcostume
politico si è fatto strada, seppure per casi isolati prontamente emarginati dal
partito, anche al nostro interno. Io certamente
rimango fermo sulle mie posizioni. Non è il momento delle defezioni che
farebbero comodo solo ai mestieranti della politica. E certamente gli attacchi
mediatici al Presidente Di Pietro, che riprendono vicende vecchie già peraltro giudicate dalla Magistratura e
danno voce e credibilità a personaggi usciti dal partito
che da anni nutrono personale astio nei confronti dello stesso Di Pietro, sono
evidenti tentativi di delegittimare l’unico partito fuori dal coro, l’unico
partito che ha fatto davvero, in Parlamento e nelle piazze, opposizione al
governo Berlusconi e al governo Monti, l’unico partito che ha con dignità e
coraggio fatto rilevare l’inopportunità del conflitto istituzionale innescato
dal Presidente Napolitano contro la magistratura di Palermo. Ma dal mio
partito mi aspetto non solo che vengano prontamente espulse le mele marce; mi
aspetto che si dia concretezza alle tante battaglie civili condotte in questi
anni e all’esigenza di rinnovare la classe politica (ricordo per esempio il
limite di due mandati per i quali abbiamo sostenuto la proposta di legge di
iniziativa popolare di Grillo). Mi aspetto soprattutto che piuttosto che dare
visibilità e rilievo politico a transfughi e politici di professione, dal
dubbio e spesso clientelare consenso personale, si valorizzi la militanza e
l’impegno civile.
Pietro Rossi