Mons. Raffaele Nogaro |
Lo
sviluppo della scienza e della tecnologia ha recato a noi uomini e al nostro
cosmo incontestabili benefici, ma ha procurato anche effetti devastanti sulla
natura: inquinamento dell’aria. dell’acqua e della terra, aumento dell’effetto
serra, deterioramento dei grandi ecosistemi, estinzione di diverse specie
viventi, scioglimento accelerato dei ghiacciai ai poli. Sul nostro
territorio la provocazione ecologica è data da mucchi di spazzatura che sono
ammassati dovunque. Mai come oggi, riesce palpitante e drammatica la
rivelazione della “lettera ai Romani”; “la creazione attende con impazienza la
manifestazione dei figli di Dio; essa è sottomessa alla caducità e nutre la
speranza di essere essa pure liberata dalla schiavitù della corruzione”
(Rom.8,19-21). E’ necessario quindi che la nostra coscienza operi una
conversione ecologica. L’impegno è quello di promuovere una visione
integrale del mondo. C’è una visione materialistica
del creato che considera la terra solo come materia, come un insieme di
oggetti il cui valore è misurato in termini di utilità, e quindi di
sfruttamento. E’ un mondo quasi in competizione con l’uomo, e di esso si può
abusare a piacimento. Gli elementi di questa visione cosmologica soggiacciono
al modello industriale della società. C’è una visione radicalmente antropocentrica, che dà valore soltanto
a ciò che è umano e a ciò che immediatamente serve agli uomini. Si ritiene che
solo l’umanità è ad immagine e somiglianza di Dio. L’umanità viene considerata
al di sopra del resto della creazione e adopera la stessa in modo
incondizionato. Ma c’è anche una visione biocentrica,
che contempla la persona umana parte integrante della creazione. E’ l’uomo in
relazione con tutte le altre creature, che ha un rapporto di rispetto e di
responsabilità verso tutto e verso tutti. Ci si rende conto che l’umanità non
può salvarsi isolatamente rispetto alla comunità degli esseri animati e
inanimati. La terra non è più lo sfondo, ma il contesto. Con
essa si vive, con essa si cresce, con essa ci si salva. In questa
prospettiva, ciascuno di noi è responsabile dei propri comportamenti nei
confronti dell’ambiente. Convertirsi è ritrovare il senso della
misura. E’ adottare il nostro modo di vita alle risorse
planetarie disponibili. Un pianeta limitato non può rispondere a bisogni
illimitati. Poiché, l’iperconsumo e lo spreco sono diventati uno stile
di vita, una conversione implica la liberazione collettiva dell’ossessione di
possedere e di consumare. La volontà di costruire una gioiosa alleanza con il
proprio ambiente, ci permette di ottenere un supplemento di umanità, in
continuo progresso. Oggi, la questione cruciale dell’ambiente ci deve
affratellare gli uni agli altri, come mai prima. L’egoismo non è più soltanto
immorale, diventa suicida. L’unica scelta ormai è una nuova solidarietà,
sostenuta da nuove forme di condivisione. Attuale e stimolante potrebbe essere
la prospettiva francescana della
vita. Giovanni Paolo II, nel 1979, ha nominato Francesco il patrono dell’ecologia.
Il richiamo universale di Francesco sta nella sua semplicità di cuore, nella
sua dedizione alla sequela di Cristo, nel suo amore per i poveri, e nella sua
fratellanza con tutte le creature. Francesco ama appassionatamente la creazione
come fratello e amico di ogni realtà creata.
Gode del sole, contempla le stelle, danza col vento, arde di vitalità
col fuoco, narra la meraviglia dell’acqua, ama la terra. La creazione tutta
diventa la parola entusiasta del suo “cantico”: “Laudate sie mi’ Signore, cum
tucte le tue creature”.
† Raffaele Nogaro