Non
c’è nessuno in Italia che abbia dato voce ai personaggi borderline e
alle storie crude che si consumano nelle periferie delle grandi città
come Peppe Lanzetta, scrittore, attore e drammaturgo che potremmo
definire proprio cantore degli ultimi, dei diseredati, degli emarginati
del sud più sud del nostro Belpaese. All’inizio degli anni Novanta,
sulla scene letteraria i racconti di Figli di un Bronx minore (1993)e il romanzo Un Messico napoletano (1994),
entrambi pubblicati da Feltrinelli, furono un vero pugno nello stomaco
per tanti lettori italiani, non avvezzi allo stile a tinte forti a cui
ci ha abituato lo scrittore e drammaturgo partenopeo, ma soprattutto a
fare i conti con storie di violenza quotidiana, di sesso sfrenato e di
quella che in sintesi si potrebbe chiamare vita vera.
A
vent’anni di distanza, Peppe Lanzetta ritorna nel Bronx,in quella cruda
periferia napoletana che è stata teatro delle sue storie più belle, per
raccontarci ancora una volta e ancora a modo suo vicende forti e
personaggi veri che potremmo incontrare in una strada desolata o in un
qualsiasi centro commerciale nei quartieri dormitorio delle nostre
città. Lanzetta ritrova la sua vena di scrittore originale e borderline,
regalandoci Sognando l’avana (Edizioni Cento Autori), un’opera
narrativa che vuole essere l’ideale seguito di Un Messico napoletano. Un romanzo sull’Italia di oggi, nello stile a tinte forti a cui ci ha abituato l’autore di InferNapoli.
La
storia inizia con lo scoppio di una bomba che ci apre uno squarcio su
Ponticelli, periferia degradata di Napoli. Qui, si alternano e
s’intrecciano le storie di vari protagonisti. In un desolato caseggiato
vive Dora, una giovane e bella ragazza, che di notte lavora come cubista
in una discoteca, ma sogna di fuggire a Cuba con Andrea, il suo
fidanzato. La sorella Giacinta è, invece, dedita al sesso sfrenato,
ovunque e con chiunque, un modo come un altro per riempire la sua vuota
vita. Nello stesso palazzo convivono altre famiglie, le cui storie
s’intrecciano: c’è la signora Capece, con suo marito Don Ciro e quattro
figli maschi, tutti belli e desiderati, e la signora Imbriani, vedova e
madre di Elio e Vito, due gemelli poliziotti, uno corrotto e l’altro
onesto.
Ma
Lanzetta cesella queste storie private con la Storia con la S
maiuscola, quella che ci raccontano i telegiornali ogni giorni: la crisi
economica, le elezioni del Capo dello Stato e del Papa argentino, la
crisi dei partiti politici, in un crescendo che racconta l’Italia di
oggi, di cui quel condominio della periferia di Napoli diventa la
metafora più cruda e reale.
E
della periferia e dei suoi abitanti, che potremmo visivamente
sintetizzare in un ideale presepe, Lanzetta ha fatto il corpus della sua
attività d’artista, che si è estrinsecata non solo a teatro e nella
scrittura, ma anche nel cinema e nella musica. Basta andare a ripescare i
suoi esordi teatrali con spettacoli come Napoletano pentito, a cui
hanno fatto seguito: Bombatomica e Roipnol (entrambi del 1984), Il
vangelo secondo Lanzetta (1986), Lenny (1988), Caro Achille ti scrivo
(1990), Il gallo cantò (1993), Il peggio di Lanzetta (1993), Tropico di
Napoli (1998), fino a quelli più recenti quali Ridateci i sogni (2001),
L'Opera di periferia (2006) e Malaluna, grazie al quale ha vinto il
premio Olimpici del Teatro 2004. Oppure rivedere le sue sue
partecipazioni a film come il Camorrista di Giuseppe Tornatore e le
collaborazioni con registi del calibro di Sorrentino, Piscicelli,
Cavani, De Crescenzo, Loy, Martone, Asia Argento, Scimeca e Abel
Ferrara. Ancora, ha scritto testi per le canzoni di artisti quali
Edoardo Bennato, Tullio de Piscopo, James Senese, Enzo Avitabile, Joe
Amoruso, Rino Zurzolo, Franco Ricciardi, Massimo Severino e Franco
Battiato.
In
Sognando l’Avana, Lanzetta ritrova quell’atmosfera che aveva
caratterizzato i suoi primi lavori di scrittore, laddove la periferia
diventa il teatro di personaggi a tratti surreali ma sempre vivi, capaci
di emozionare con il loro vissuto e la loro tenacia nel (sopra)vivere
in un mondo che tende sempre più a schiacciare chi è debole. Prendiamo i
giovani, incarnati nel romanzo dai personaggi di Dora, cubista in
discoteca di notte e sognatrice di giorno, o sua sorella Gicinta, persa
nei suoi giri di sesso. O ancora di Andrea, fidanzato di Dora che fatica
a trovare un posto nel mondo in cui vive. Un posto di lavoro, invece,
non lo ha più Don Ciro Capece, cassintegrato, emarginato dal lavoro,
ritrovatosi dal giorno alla mattina incapace di capire come e perché il
suo essere dignitosamente un uomo è stato calpestato in modo indelebile.
Questi sono solo alcuni dei personaggi che Lanzetta ritrae in Sognando
L’Avana. Raccontandoci le loro storie – a volte disperate, in altre con
un barlume di speranza – lo scrittore napoletano racconta l’Italia di
questi ultimi anni e nel fare ciò Lanzetta assolve al compito che
dovrebbe essere proprio di ogni scrittore: fare letteratura e, nel caso
specifico, grande letteratura.
Per approfondire, per
guardare il booktrailer e per conoscere tutti gli incontri con Peppe
Lanzetta, visitare la pagina ufficiale:
http://www.centoautori.com/sognando-avana/
http://www.centoautori.com/sognando-avana/