Raffaele Cantone |
CAPUA.C’è attesa all’ex Libris di Capua per la presentazione del nuovo libro
del magistrato Raffaele Cantone ‘Operazione Penelope’. Al centro del
dibattito, in programma venerdì 18 maggio a partire dalle ore 18.30,
un'analisi approfondita della lotta contro le mafie e il malaffare in
provincia di Caserta e non solo. Un argomento che Cantone conosce come
pochi altri. Raffaele Cantone è famoso infatti per le sue indagini sul
clan dei Casalesi che hanno portato alla condanna all'ergastolo dei più
importanti capi di quel gruppo fra cui Francesco Schiavone, detto
Sandokan, Francesco Bidognetti, detto Cicciotto 'e Mezzanott, Walter
Schiavone, detto Walterino, Augusto La Torre, Mario Esposito e numerosi
altri. Il nuovo lavoro del giudice-scrittore si muove come una luce,
che guida il lettore alla riflessione. Amaramente ironico il titolo, un
chiaro riferimento ad una “lotta che rischia di non finire mai”, se le
parole spese nelle sedi istituzionali più alte – come la tela di
Penelope – vengono sgretolate nottetempo, per poi riapparire sotto forma
di promesse sempre nuove, l’indomani.
IL LIBRO
Convitato di pietra, cancro, "fattore C": la criminalità organizzata è stata definita in tanti modi diversi. Raffaele Cantone, per otto anni alla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, la conosce come pochi. Un mondo complesso che affonda le sue radici nella realtà del Sud, ma non solo. E che da tempo, ormai, è uscita ben al di fuori dei confini della delinquenza tradizionale, diventando ora un occulto quanto determinante socio in affari, ora un candidato "impresentabile" alle elezioni, ora un alibi dietro cui nascondere l'inefficienza delle amministrazioni pubbliche nel gestire grandi emergenze, prima fra tutte quella dei rifiuti campani. Proprio partendo dalle tante riflessioni sui mille volti della camorra, emerse non solo nel corso del suo lavoro di magistrato ma anche intervenendo a incontri pubblici e sulla carta stampata, Cantone affila come un bisturi il suo sguardo per tracciare un lucido spaccato dei mali della società italiana, oggi più che mai dilaniata fra l'anticultura del malaffare e la volontà di voltare finalmente pagina, in nome del rispetto delle regole. E nutre una speranza: unire alla forza delle azioni il potere delle parole, per condividere una battaglia che è di tutti gli italiani, quella contro l'illegalità diffusa che può corrodere le basi democratiche ed economiche dell'intero paese. Da uomo di legge e attento osservatore, ricostruisce così le complesse trame fra la nuova borghesia camorrista dei colletti bianchi e gli amministratori pubblici, i politici.
IL LIBRO
Convitato di pietra, cancro, "fattore C": la criminalità organizzata è stata definita in tanti modi diversi. Raffaele Cantone, per otto anni alla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, la conosce come pochi. Un mondo complesso che affonda le sue radici nella realtà del Sud, ma non solo. E che da tempo, ormai, è uscita ben al di fuori dei confini della delinquenza tradizionale, diventando ora un occulto quanto determinante socio in affari, ora un candidato "impresentabile" alle elezioni, ora un alibi dietro cui nascondere l'inefficienza delle amministrazioni pubbliche nel gestire grandi emergenze, prima fra tutte quella dei rifiuti campani. Proprio partendo dalle tante riflessioni sui mille volti della camorra, emerse non solo nel corso del suo lavoro di magistrato ma anche intervenendo a incontri pubblici e sulla carta stampata, Cantone affila come un bisturi il suo sguardo per tracciare un lucido spaccato dei mali della società italiana, oggi più che mai dilaniata fra l'anticultura del malaffare e la volontà di voltare finalmente pagina, in nome del rispetto delle regole. E nutre una speranza: unire alla forza delle azioni il potere delle parole, per condividere una battaglia che è di tutti gli italiani, quella contro l'illegalità diffusa che può corrodere le basi democratiche ed economiche dell'intero paese. Da uomo di legge e attento osservatore, ricostruisce così le complesse trame fra la nuova borghesia camorrista dei colletti bianchi e gli amministratori pubblici, i politici.
Daniela Volpecina