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APPROFONDIAMO LA PAROLA
QUALE VERITA’ PRESENTA LA BIBBIA? La
costituzione dogmatica sulla divina rivelazione, Dei Verbum, dice che la verità
della Bibbia – è essenzialmente ordinata alla salvezza: i libri della Scrittura
insegnano con certezza, fedelmente e senza errore la verità che Dio per la
nostra salvezza volle fosse consegnata nelle Sacre Lettere. Questa verità non è
scientifica, o storica, ma salvifica, ossia ordinata alla salvezza. Sotto
questo aspetto tutto nella Bibbia si deve dire vero non nel senso della
esattezza storica o scientifica (distinguere tra vro ed esatto), ma nella
prospettiva religiosa del piano salvifico di Dio. Esempio: Il discorso della
montagna (Mt 5-7), si sarebbe svolto secondo Luca in una pianura (Lc 6, 6-17);
la descrizione di Matteo è vera poiché Matteo vuole presentare Gesù come nuovo
Mosè che dall’alto del monte dà la nuova legge.
MI PUO’ FARE UN ESEMPIO CONCRETO DI
DISTINZIONE TRA VERO ED ESATTO? Esempio: la conoscenza che di un
determinato ragazzo si ha all’anagrafe è esatta (si conosce statura ecc.), ma
la mamma ha di quel ragazzo una conoscenza vera (sa veramente chi è suo figlio,
che “tipo” è, ecc.), anche se non ricorda quei dati anagrafici. Quindi tutto
nella Bibbia si deve dire vero non nel senso della esattezza storica o
scientifica, ma nella prospettiva religiosa del piano salvifico di Dio.
I LIBRI APOCRIFI. La parola
apocrifo deriva dal greco apòkrufos = nascondere. Indica quindi “ciò che è
tenuto nascosto”, ma non si deve pensare a chissà quale mistero occultato: il
senso è quello di ciò che è tenuto lontano dall’uso. Furono rifiutati perchè
gli insegnamenti che vi riscontrano contraddicono quelli dei libri canonici,
oltre ad essere contraddistinti tra loro. Le inesattezze storiche, le
inesattezze geografiche e gli anacronismi vi abbondano. L’influenza greca
pagana è evidente. La stravaganza del linguaggio e lo stile letterario di
questi apocrifi sono del tutto estranei alla Sacra Scrittura. Giuseppe Flavio
indica che non furono mai inclusi nel canone palestinese o di Gerusalemme e, al
massimo, erano considerati solo come scritti di secondaria importanza e non di
origine divina. Tant’è vero che il concilio ebraico di Jamnia (verso il 90 E.V.)
escuse categoricamente tali scritti dal canone ebraico: i “padri della chiesa”
dei primi secoli non attribuirono agli apocrifi grande importanza. Origène,
all’inizio del 3° secolo, fece una netta distinzione fra questi scritti e
quelli del vero canone. Atanasio, Cirillo di Gerusalemme,Gregorio e Anfilochio,
tutti del 4°, compilarono cataloghi degli scritti sacri seguendo il canone
ebraico e ignorando questi scritti aggiunti o considerandoli di secondaria
importanza. Girolamo prese una posizione decisa contro tali libri apogrifi; fu
lui il primo a usare il termine “apocrifi” nel senso do non canonici.
CHE COS’E’ IL TRITTICO? Gli
evangelisti, oltre a essere dei grandissimi teologi, straordinari, sono anche
dei grandissimi letterati. Lo vogliamo sottolineare perchè fino ad alcuni anni
fa si pensava che gli evangelisti fossero persone di cultura più o meno
mediocre che alla meno peggio avevano messo su il testo. I vangeli sono
un’opera d’arte letteraria del valore di un Shakespeare, di un nostro Dante
Alighieri e gli evangelisti nelle loro scritture usano le tecniche letterarie
dell’epoca che sono indispensabili per comprendere il significato della loro
narrazione. Una di queste tecniche è quella chiamata del trittico. Cos’è il
trittico? In arte sappiamo cos’è il trittico. C’è un quadro centrale grande,
poi ha due pannelli laterali. Ma i pannelli laterali non hanno significato e
non si comprendono se non in relazione a quello centrale.
LA PETIZIONE DEI FIGLI DI
ZEBEDEO: L’AMBIZIONE DEL POTERE E LA GUARIGIONE DEI DUE CIECHI (MT 20, 20.34)
20 Allora gli si avvicinò la madre dei
figli di Zebedeo con i suoi figli, e si prostrò per chiedergli
qualcosa. 21 Egli le disse: “che cosa vuoi?”. Gli rispose: “Dì che questi miei
figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno”. 22
Rispose Gesù: “Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il
calice che io sto per bere?”. Gli dicono: “Lo possiamo”. 23 Ed Egli
soggiunse: “Il mio calice lo berrete; però non sta a me
concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro
per i quali è stato preparato dal Padre mio”. 24 Gli altri dieci,
udito questo, si sdegnarono con i due fratelli; 25 ma Gesù,
chiamatili a sé, disse: “I capi delle nazioni, voi lo sapete,
dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere. 26 Non così
dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà
vostro servo, 27 e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro
schiavo; 28 appunto come il Figlio dell’uomo, che non è venuto
per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto
per molti”. 29 Mentre uscivano da Gèrico, una gran folla seguiva Gesù.
30 Ed ecco che due ciechi, seduti lungo la strada,
sentendo che passava, si misero a gridare: “Signore, abbi pietà di noi, figlio
di Davide!”. 31 La folla li sgridava perchè tacessero; ma essi gridavano ancora
più forte: “Signore, figlio di Davide, abbi pietà di noi!”. 32 Gesù, fermatosi,
li chiamò e disse: “Che volete che io vi faccia?”. 33 Gli risposero: “Signore,
che i nostri occhi si aprano!”. 34 Gesù si commosse, toccò loro gli
occhi e subito ricuperarono la vista e lo seguirono. Dopo queste bellissime ed
illuminanti parole del Vangelo, spiegate così bene dal nostro carissimo Don
Sabatino, io non posso che concludere ribadendo la grande validità degli
incontri e la gioia che provo nell’ascoltare e fare mia ogni singola parola che
ascolto. Ogni parola mi entra nel cuore e mi emoziona sino alle lacrime,
mi fa sentire il bisogno e la necessità di esaminarmi, rapportarmi con il mio
prossimo per migliorarmi e rendermi più degna al cospetto di Dio. Grazie don
Sabatino per quello che state facendo per la nostra comunità!
Matilde
Maisto