CASERTA.Cinque gigantografie, alte
più di 2 metri, descrivono una contemporanea “commedia”, umana e divina,
nella quale inferno e paradiso si contrappongono, entrambi accomunati
dal lavoro dell’uomo. Da un lato immani apparecchiature, trasporti
eccezionali, gru smisurate e gigantesche escono dal nero come in una
scena caravaggesca e raccolgono intorno a sé una umanità lillipuziana,
operosa e frenetica; dall’altro un giardino, che più che fotografato
sembra essere dipinto, contiene al suo interno un
totem-obelisco-giardino verticale, opera di Cinzia Anguissola D’Altoè,
che si sdoppia e si specchia assieme al paesaggio in un gioco di
deformazione prospettica che ricorda l’anamorfosi, evocando forse gli
alberi del paradiso terrestre, e ingenera un irreale paesaggio,
trasfigurazione poetica del sito borbonico di San Leucio durante la
kermesse di arte e design “Le luci e la pietra”, curata dall’architetto
Giuseppe Coppola due anni fa e fotografata da Cristillo. Ed
è ancora di Giuseppe Coppola il progetto al quale le grandi foto sono
state temporaneamente sottratte per essere esposte a Terre Blu, nella
galleria che fa della contaminazione tra i linguaggi e i saperi, tra
arte, design, architettura, cibo, moda e comunicazione la sua mission.
“La casa di Annamaria”, è il titolo di questo progetto, associa
materiali poveri e lavorazioni semplificate a finiture preziose: un
concept concepito per essere esportato in altri e più complessi contesti
ambientali, costruito in vitro in un minuscolo appartamento nel centro
storico di Caserta, luogo reale e allo stesso tempo laboratorio per
nuove formule abitative e nuove figurazioni.
Salvatore Candalino