PIEDIMONTE MATESE. I Progetti Integrati Territoriali (P. I. T..) portati a compimento dall’Amministrazione Comunale della Città di Piedimonte Matese nella primavera del 2009 continuano a far parlare di sé. Essi continuano ad ispirare i neo- dottori che discutono tesi di laurea presso i rispettivi atenei. E’ accaduto, così, che Filomena Mosca, cortese ed arguta signora già in quiescenza di Piedimonte Matese discutesse la sua tesi di laurea in Museologia su “Il Museo Civico di Piedimonte” lo scorso mese di Ottobre, relatrice la Prof. ssa Nadia Barrella del Corso di Laurea in Conservazione dei Beni Culturali, presso la Seconda Università degli Studi di Napoli, Facoltà di Lettere e Filosofia; e N. M. (che per sincera modestia non ama la ribalta della cronaca, costringendoci ad usare sterili acronimi per identificarlo), sempre domiciliato in Piedimonte, cingesse sul capo l’alloro dei neo- dottori discutendo la tesi di laurea in Diritto dell’Ambiente Italiano e Comparato su “Ambiente come valore paesaggistico- artistico e culturale”, poco prima della scorsa estate, relatore il Prof. Vincenzo Pepe del Corso di Laurea Magistrale in Scienze della Politica ad indirizzo giuridico- economico presso la Seconda Università degli Studi di Napoli. Favorevolmente sorpresa l’Amministrazione Comunale guidata da Vincenzo Cappello che, per bocca dell’Assessore già delegato ai P. I. T. Attilio Costarella (nella foto), cela a mala pena il suo più vivo compiacimento per il fatto che due anni di sapiente politica di beni culturali, con scelte d’intervento non sempre di facile ideazione ed attuazione, abbiano potuto preservare, valorizzare e tramandare ai posteri beni d’inestimabile valore la cui portata trascendente l’epoca attuale è compresa appieno dagli intellettuali locali, se ne fanno tema di riflessione approfondita per il coronamento del loro curriculum studiorum. La tesi di laurea F. Mosca ripercorre i sessant’anni di vita del Museo Civico di interesse regionale “Raffaele Marrocco” di Piedimonte Matese, fino a quel drammatico Settembre del 1973 che segnò il fallimento della politica culturale del Comune di P. Matese con il ritiro delle collezioni museali, dopo i ripetuti furti, ed il loro deposito cautelativo presso i magazzini del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. All’Autrice non sono sfuggite le tappe più recenti del quarantennale sforzo per recuperare le collezioni museali, messo in atto da tutte le Amministrazioni che si sono succedute e culminato con il ritiro, fortemente voluto dall’attuale Amministrazione Comunale, nel Marzo e nell’Agosto dello scorso anno, con il censimento e la catalogazione di quel che resta del prestigioso Museo ex Alifano. Da attenta osservatrice ha documentato ogni passaggio con rigore scientifico nella ricca appendice documentaria. Altrettanto esaustiva la tesi di laurea di N. M. che, dopo una ampia dissertazione sullo sviluppo sostenibile e governo del territorio, attraverso una dotta citazione dei principi costituzionali di tutela e salvaguardia dell’ambiente, è approdato al Parco Archeologico del Monte Cila, dove ha scorto con sorpresa la felice coniugazione qui operata tra recupero ambientale di due aree di cava dismesse e valorizzazione ed esaltazione delle proprie radici storiche, visto che il colle aprico del Cila racchiude, con i suoi 7.000 metri di circuito di mura megalitiche sannitiche in opera poligonale, le vestigia degli antichi nostri progenitori.
Pietro Rossi