01 giugno 2011

Lo stress da dequalificazione riconosciuto come malattia professionale.


Marcianise. Un lavoratore dell’amministrazione comunale di Marcianise si era trovato disorientato, demansionato e demotivato dopo un trasferimento improprio. Il dipendente dal compito di Capo Ufficio del settore urbanistica occupato in precedenza era stato assegnato, privo delle più elementari conoscenze in merito, ad altro ruolo presso il settore contabile e tributario dell'ente. Tale stato di cose cagionava un forte stress ed un conseguente stato di depressione.  E’ questo il caso di Matteo Alberico, iscritto alla Cisl Funzione Pubblica, che nel 2007 ha promosso, assistito dallo scrivente, un vertenza giudiziaria contro l'amministrazione comunale. L’impianto del ricorso al giudice del lavoro presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Clara Ruggiero, ha trovato riscontro nelle dichiarazioni dei testimoni e nella valutazione scientifica di un consulente tecnico di ufficio che hanno confermato ed accertato l’ingiustificato demansionamento.  Il giudice, pertanto, ha accolto la tesi della difesa e ha riconosciuto la fondatezza della causa di servizio oltre a condannare il Comune di Marcianise a pagare al dipendente l'equo indennizzo, le competenze professionali e le spese di CTU.  L'attività di servizio espletata dal ricorrente - ha scritto il giudice - va qualificata come concausa efficiente della patologia connotando la genesi della malattia con un rapporto causa ed effetto, nonché determinante avendo i fatti di servizio assurto un ruolo di elementi preponderanti ed idonei ad influire sul determinismo del male, nel senso che in loro difetto questo non sarebbe insorto o non si sarebbe aggravato”.  Si tratta di una decisione innovativa per moltissimi lavoratori del pubblico impiego poiché apre al riconoscimento della dequalificazione come malattia professionale e del demansionamento anche nell'ambito previdenziale e della causa di servizio con tutte le conseguenze previste dalla legge.

Avv. Domenico Carozza