03 ottobre 2015

BOSCO PUNTA SULLA CANDIDATURA DI ANTONIO MIRRA A SINDACO DI SANTA MARIA C.V.

SANTA MARIA C.V. - Il consigliere regionale Luigi Bosco e il suo movimento ‘Terra libera’ aprono alla candidatura di Antonio Mirra a sindaco di Santa Maria Capua Vetere. E’ questo il dato inequivocabile uscito fuori dal vertice che si è tenuto giovedì sera in via dei Romani tra i rappresentanti della nuova associazione politica, espressione diretta del vice presidente della commissione consiliare Attività produttive, Commercio, Turismo e Industria. «Dopo il depotenziamento delle Province – ha affermato Bosco – è fondamentale un rapporto reciproco tra la Regione e gli enti comunali, affinché si crei una filiera importantissima per lo sviluppo del territorio. Da questo principio nasce il nostro impegno in vista delle elezioni amministrative del prossimo anno, che porteranno al rinnovo del Consiglio di tanti Comuni, tra cui Santa Maria Capua Vetere. Negli ultimi tre mesi, in numerose occasioni, abbiamo chiesto di aprire una discussione per l’indizione delle Primarie, qualora non ci fosse un nome di un candidato condiviso da tutta la coalizione. Ebbene, i vertici del Partito democratico locale, forse troppo impegnati a risolvere la guerra intestina, hanno ignorato la nostra proposta. A questo punto, non posso che apprezzare la scelta di Antonio Mirra, il quale, nonostante avesse un credito da riscuotere dallo stesso partito, ha deciso di rinunciare ad ogni carica, di lasciare il Pd e di scendere in campo solo ed esclusivamente per il bene di Santa Maria Capua Vetere». A chiudere l’incontro un dibattito tra i partecipanti, con numerosi interventi di professionisti e politici locali, i quali hanno mostrato di condividere in pieno il pensiero del consigliere regionale Bosco. Inoltre, si è parlato anche di programmi, idee e temi da applicare e realizzare per il futuro di Santa Maria Capua Vetere. 
Pietro Rossi

La questione dell’olio e dei prodotti di qualità nelle mense scolastiche

Vincenzo Nisio
PIEDIMONTE MATESE - Facebook è uno strumento interessante, se usato con criterio si possono anche affrontare dibattiti stimolanti, allargati ad un pubblico specifico di settore e con esperienze dirette. E così, mi sono imbattuto in una discussione che Vincenzo Nisio libero professionista esperto del settore olio d’oliva , in maniera provocatoria, ha acceso sul social. La questione dell’olio da olive (ma non solo) nelle mense scolastiche. Una questione, che pare davvero ingarbugliata e a cui Nisio tiene tanto e dedica tanta attenzione. E’ in primis una questione di cultura, dei cittadini e di prodotto, alimentare, dice Vincenzo Nisio, l’olio è olio, il vino è vino e così via. Un suo amico gli scrive su Facebook: «Lo scorso anno abbiamo fatto una riunione in comune con il responsabile della mensa scolastica in quanto alcuni produttori tra cui il sottoscritto avevano manifestato la disponibilità a fornire olio di qualità anche a prezzo di costo pur di far mangiare ai bambini un prodotto salutare, visto che ci troviamo in un territorio di produzione importante .dalla riunione è emerso l'interesse per la proposta ma il prezzo non doveva superare i 3,90 euro al litro. Considerando che il nostro costo di produzione è decisamente più alto forse sarebbe stato meglio che ci avessero chiesto di donarlo». Eppure, afferma Nisio, i Comuni, come i genitori, dovrebbero prestare grande attenzione all’alimentazione dei bambini e invece molto spesso il mondo dell’infanzia è tenuto poco in considerazione, sia per la poca cultura alimentare e sia per questioni meramente legate alla “economia” a svantaggio della corretta alimentazione dei piccoli. Ma i Comuni non hanno fondi e i genitori non voglio spendere troppo. Si tratterebbe fondamentalmente di supportare anche il lavoro degli agricoltori e delle produzioni specifiche del territorio, visto che il costo maggiore sostenuto ad esempio dai Comuni ricadrebbe proprio sul territorio di appartenenza. Non è pazzia introdurre nelle mense scolastiche, almeno materne ed elementari, alimenti prodotti in loco, basterebbe un po di sana volontà e di collaborazione fra le amministrazioni. Ci sono tuttavia realtà e territori che già si sono impegnati in questo senso, io per il momento non conosco nessuna realtà ma mi piacerebbe conoscerne qualcuna che dimostri di utilizzare prodotti di qualità, nemmeno per forza locali perchè non deve essere obbligatorio utilizzare produzioni locali, ma di qualità si, sarebbe doveroso.
 
Pietro Rossi