Oggi,
6 aprile 2013, ricorre il 4° anno da quella terribile scossa di
terremoto delle 3.32 che distrusse L'Aquila, provocando 309 morti.
Informare è un dovere intervista Anna, una donna che ha vissuto quel
dramma e che vuole raccontare la situazione attuale dell'Aquila, a 4
anni dal terremoto.
Ciao Anna, iniziamo con una domanda semplice. Attualmente com'è la situazione a L'Aquila, a 4 anni dal terremoto?
'La
situazione aquilana, a quatto anni dal terremoto, è drammatica, se
possibile, ancora più drammatica di quel sei aprile di quattro anni fa.
Oggi,
tutti o quasi tutti sono concordi nell'affermare che forse potevano
essere fatte altre scelte: resta il fatto che il Progetto C.A.S.E. ha
prodotto, e continuerà a produrre, effetti irreversibili sia dal punto
di vista del futuro aspetto urbanistico della città, sia dal punto di
vista di una ricostruzione sociale, a seguito della cesura netta delle
relazioni sociali, territoriali e culturali consolidatesi nel corso
della millenaria storia della città'.
La ricostruzione come procede?
'La
periferia è stata ricostruita soltanto nelle case con danni non
pesanti, diciamo che la ricostruzione così detta leggera ha avuto luogo.
Le case di periferia gravemente danneggiate dal sisma sono riparate in
minima parte. Ma mi preme porre l'accento sulle condizioni nelle quali
versa la nostra comunità. Dire disgregata è dire poco. Le 19 new town,
costruite ad anello intorno al buco nero della città di una volta, hanno
fortemente contribuito alla
polverizzazione dei rapporti interpersonali. Abitazioni nate come
provvisorie che si stanno trasformando in definitive per quasi 15mila
aquilani. Abitazioni totalmente spersonalizzate, nelle quali gli
aquilani non hanno potuto portare alcun effetto personale, poiché
fornite di tutto dagli appalti della protezione civile di Guido
Bertolaso. Nuclei abitativi lontani fra loro parecchie decine di
chilometri e tutti lontani dalla città. I bimbi vanno ancora a scuola
nei container provvisori, nessun edificio scolastico è stato ancora
recuperato, se non quelli immediatamente agibili, dopo il terremoto. Gli
aquilani, dopo quattro anni, non hanno alcun luogo deputato alla
socializzazione, nessun luogo dove poter svolgere attività comuni. I
tristissimi e alienanti centri commerciali hanno sostituito il luogo di
incontro per eccellenza: la piazza del Duomo ed il bellissimo corso
cittadino'.
Nello specifico, il centro storico della città, uno dei
più colpiti dal sisma, ad oggi in che condizioni si trova?
'La
città non è stata ricostruita, se per città intendiamo quella vera, cioè
il centro storico, il luogo nel quale si svolgeva la vita dell'intera
comunità. Il centro storico dell'Aquila è l'emblema del nostro
terremoto. Uno dei centri storici più grandi d'Italia, secondo solo ad
Arezzo per beni vincolati dalla Sovrintendenza, è, ancora oggi, come lo
ha lasciato il terremoto di quella notte. Anzi, è ancora più solo,
abbandonato dimenticato. Amministrazioni ed Istituzioni non hanno avuto
la volontà di preservarne la memoria. E dopo quattro anni di vite
"altre", sradicate, svolte forzatamente altrove, è inevitabile che
giaccia sempre più dimenticato. Le promesse sono state tante, troppe,
tutte disattese. Sta di fatto che oggi le gru in centro storico sono
pochissime, i cantieri pressoché inesistenti, i sotto servizi ancora da
approntare, la ricostruzione sbandierata e non
ancora iniziata. Tutto questo senza una vera idea della città che dovrà
essere. Quel centro storico fa male al cuore e alla vista. E' un buco
nero che dovrebbe parlare alle coscienze di chi nella mancata
ricostruzione ha responsabilità enormi. I governi in primis, a seguire
le istituzioni locali, nella loro insipienza ed inefficacia'.
di Andrea De Luca
Un ringraziamento ad Anna Pacifica Colasacco per la disponibilità