22 febbraio 2013

SUCCESSO DELL’INCONTRO A TEMA SU BIO-ECONOMIA E SOSTENIBILITA' NEL MATESE A CAPRIATI AL VOLTURNO.




Capriati al Volturno. Grande partecipazione al quinto incontro a tema su Risorse Ambientali e Sviluppo Sostenibile - Realtà ed ipotesi nel territorio matesino  promosso dalla commissione Tutela Ambiente Montano della sezione CAI di Piedimonte Matese che si è tenuto nell'Aula Consiliare di Capriati al Volturno  che ha fatto registrare un massiccio numero di partecipanti. A relazionare su sostenibilità nei cambiamenti ambientali dell'eco-regione matesina e sul "caso Matese" in relazione al protocollo di Kioto ed alle politiche di sviluppo eco-compatibili nel mezzogiorno sono stati il Prof. Sergio Vellante (Docente SUN in Ingegneria Economico-Gestionale e Ambientale; Responsabile Scientifico del Progetto Life+ SUN-EAGLE; Socio CAI Piedimonte Matese) ed il Prof. Achille Flora (Docente SUN in Economia dello Sviluppo; Comitato Tecnico-Scientifico del Progetto Life+ SUN-EAGLE).
Grande protagonista di tutti gli incontri finora organizzati, è ovviamente il Matese. Per questo motivo si è scelto di organizzare i sette incontri in sette Comuni diversi del versante casertano del Matese, al fine di coinvolgere le diverse realtà territoriali e di far conoscere il più possibile la realtà del CAI e le sue molteplici attività. Fino ad oggi gli incontri hanno toccato i Comuni di Piedimonte Matese, San Potito Sannitico, Letino e Fontegreca. L'incontro si colloca inoltre negli eventi organizzati nell'ambito delle attività legate ai festeggiamenti per il 150° anno di fondazione del CAI.
Pietro Rossi

L’on. Enrico Letta ha incontrato gli elettori di Piedimonte Matese.





PIEDIMONTE MATESE. Una sala consiliare gremita di cittadini e amministratori locali  ha accolto ieri sera, nel penultimo giorno di campagna elettorale del Partito Democratico, l’on. Enrico Letta accompagnato da altri candidati a Camera e Senato per la circoscrizione Campania 2. C’erano con lui Rosaria Capacchione, Enzo Amendola, Lucia Esposito, Stefano Graziano e Camilla Sgambato. Dopo l’apertura e i saluti del segretario della sezione piedimontese Rosario Rossi, la parola è passata al padrone di casa, il sindaco di Piedimonte Matese Vincenzo Cappello, il quale si è subito concentrato sui problemi che pesano quotidianamente sulle attività di amministratore di un comune interno di provincia, e sulla necessità di recuperare il legame della politica con i cittadini: “Dobbiamo tornare a fare politica, a dialogare con la gente, annullare il clima di antipolitica che percepiamo ogni giorno. Noi amministratori non abbiamo più legami con le istituzioni, che spesso ci calano addosso norme o soppressioni”, ha detto il Sindaco, citando a questo proposito la scelta del governo Monti di cancellare la sezione distaccata del Tribunale. “Priorità anche per i lavori pubblici, non finanziando le grandi opere ma dando liquidità ai comuni”, prospettiva che si sposa con l’urgenza di intervenire sul Patto di stabilità, le cui norme “fanno confusione, e nel 2014 sarà un disastro poiché anche i comuni più piccoli sono obbligati al rispetto del Patto da quest’anno”, ha ribadito Cappello evidenziando agli astanti le condizioni di difficoltà economica vissute dai cittadini. Poi un’aspra critica al centrodestra: “Il nostro territorio non avrà rappresentanti diretti in Parlamento, ma pensiamo anche che per 5 anni ne abbiamo avuto uno al Governo, e tuttavia da parte sua c’è stata assenza, lontananza. Dopo il Governo nazionale bisognerà mettere mano a quello provinciale e regionale, che hanno cancellato le conquiste di civiltà  promosse dal centrosinistra, come il reddito di cittadinanza, il contrasto alla povertà, il reinserimento di ex tossicodipendenti e detenuti”. Corposo l’intervento di Enrico Letta, giunto in Municipio dopo un incontro in piazza Plebiscito a Napoli. “Quello in Campania, assieme alla Lombardia, sarà un voto decisivo in questa tornata elettorale, che si gioca tra noi e Berlusconi, gli altri possono solo aiutarlo a vincere”. Incomincia così il vice segretario del Pd, stabilendo subito le differenze con le altre forze politiche in campo: “Noi siamo un partito diverso, non abbiamo padroni, non c’è il nome del proprietario sul simbolo, il nostro leader è stato scelto democraticamente, a differenza di altri. Chi non vive la democrazia dentro non lo fa neppure fuori”. Sono contento di essere qui stasera - ha continuato Letta - per dare atto, attraverso il lavoro di Vincenzo Cappello, della buona amministrazione che tanti sindaci del Pd operano quotidianamente per tener alto il valore degli enti locali, oggi spesso lasciati soli in trincea”. La modifica della legge elettorale è il primo grande tema affrontato dall’esponente del Pd, assieme a quello della riduzione del numero di parlamentari, e della forte presenza femminile nel Governo di centrosinistra.  Il rilancio del Mezzogiorno è tra i cardini dell’agenda del Partito Democratico. “Noi possiamo permetterci di parlare la stessa lingua in ogni parte d’Italia, a differenza di Berlusconi che ha firmato un patto con la Lega per far rimanere il 75% delle tasse in Lombardia, 8 miliardi di euro tolti al Sud. E’ la fine dell’idea di Paese unito. Il Sud ha bisogno di investimenti e risorse, non di diventare sussidiario del Nord”. L’evasione fiscale, la tassazione progressiva (“Come diceva don Milani, non c’è niente di più ingiusto che fare parti uguali tra disuguali”), l’occupazione, sono le questioni che hanno concluso l’intervento di Enrico Letta, che stasera è a Caserta per la chiusura della campagna elettorale.

Pietro Rossi

L’ULTIMO APPELLO A VOTARE PD DEL SEGRETARIO CITTADINO GIANFRANCO DI CAPRIO.


Gianfranco Di Caprio

ALIFE. Anche il Segretario cittadino del Partito Democratico di Alife Gianfranco Di Caprio ha voluto lanciare  il suo ultimo appello prima del voto di domenica. Chi mi conosce, ha ribadito Di Caprio, sa quanto impegno e quanta passione metto nella mia azione politica e conosce anche la mia "cocciutaggine" a tenere in piedi il Circolo del PD di Alife nonostante tutti gli attacchi che, in tempi diversi e da parti diverse, mi sono stati fatti. Per fortuna tutto scorre mentre le idee, quelle buone, restano. Anche per questo motivo invito a votare Partito Democratico domenica e lunedì, per dimostrare che la buona politica la possiamo fare anche nelle nostre zone, senza trovare le scusanti in quelli che sono gli errori degli altri. Noi, in qualità di popolo democratico di Alife, dobbiamo rispondere solo alla nostra coscienza nella speranza che tutto il sistema possa volgere definitamente verso il meglio. Non ho la presunzione di rappresentare le idee di tutti ma ho la consapevolezza che chi, invece, condivide la mia posizione politica può trovare in me e nel Partito Democratico di Alife un solido punto di riferimento. Ne sono la dimostrazione i tesserati PD, i giovani che stanno iniziando a frequentare la sede, le 35 persone che ieri sono state in Piazza Plebiscito ed i tanti cittadini che hanno votato alle primarie. Mancano poche ore per affidare finalmente il governo del Paese ad una coalizione solida e responsabile, ad un premier che non sarà un genio della comunicazione ma che in soli due anni di "ministero" ha fatto una "lenzuolata" di provvedimenti i cui effetti, ancora oggi, tutti possiamo constatare. Diamoci una mano per trasformare la nostra Italia in una Italia Giusta.
Pietro Rossi

Alla presenza di Mons. Spinillo, appassionante intervento ieri in Cattedrale del Presidente di Rinnovamento nello Spirito Santo




AVERSA. Un’assemblea fluviale e un’accoglienza emozionante hanno accolto ieri nella Cattedrale di Aversa Salvatore Martinez, primo laico alla presidenza nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo, invitato a svolgere una riflessione sul tema "Credo lo Spirito Santo".
Salvatore Martinez ha quindi dato vita ad una riflessione profonda e appassionante, aprendo subito con un ricordo di Elena Guerra, chiamata "apostola dello Spirito Santo" da Giovanni XXIII, che la dichiarò beata nel 1961. “Quest’umile suora chiese a Leone XIII di ‘convocare la chiesa nel cenacolo e sarà una nuova Pentecoste’. Il Papa accolse le sue richieste ripristinando la novena della Pentecoste, pubblicando l’enciclica e consacrando allo Spirito Santo il Novecento, secolo buio e drammatico, ma anche segnato dal più grande risveglio spirituale della storia”. Il ragionamento si è poi spostato sulla comprensione della reale natura e della funzione dello Spirito Santo: “Il pensiero di Cristo consente all’uomo spirituale di comprendere, ma non sempre di esplicitare, il mistero della presenza di Dio. Soprattutto, possiamo rendere percepibile lo Spirito Santo solo se ci sentiamo intimamente toccati da Dio e se – come disse Benedetto XVI – rimaniamo ‘nel raggio del soffio dello Spirito Santo’. Chi non ha lo spirito di Cristo, ammonisce S. Paolo, non appartiene alla sua Chiesa”. In apertura, S.E. Mons. Angelo Spinillo ha esposto all’assemblea le sue riflessioni in merito alla decisione annunziata lo scorso 11 febbraio da Benedetto XVI: “Vogliamo dire grazie al Santo Padre che, per i credenti e per gli uomini di buona volontà, è stato e rimane un fratello ed un padre che trasmette al mondo la luce del Cristo”. Nell’introdurre il tema della riflessione, il Vescovo ha ricordato come lo Spirito Santo sia forse ancora oggi il “grande sconosciuto”, come usò definirlo Leone XIII nella sua enciclica Divinum illud munus del 1897, la prima dedicata allo Spirito Santo. “Tra i tanti brani evangelici, rileggiamo Giovanni 14,25-26: ‘Il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto’. È questo un passaggio centrale, ripreso anche da Giovanni Paolo II nella luminosa enciclica Dominum et Vivificantem (1986). Grazie alla presenza dello spirito di Dio donatoci da Gesù, la Chiesa può essere vera e viva, conoscere e annunciare il Vangelo, celebrare la presenza di Cristo”.   Martinez ha poi indicato nei capitoli 14 e 17 del Vangelo di Giovanni il magistero dello Spirito Santo: “La Chiesa è il cenacolo e il cenacolo è il luogo dell’effusione sacramentale e carismatica dello Spirito Santo, il luogo in cui la Chiesa rifiorisce e noi riceviamo le sembianze di Cristo, trasformati in sua prosecuzione e ministero. Come scrive Giovanni, lo spirito, non la carne, dà la vita e la pace interiore, ecco perché la presenza dello Spirito Santo va rinnovata dentro di noi: una passione e un amore che si deve vedere e sentire nella nostra fede e nelle nostre opere. La nostra vita deve diventare il palcoscenico dove mettere in mostra la presenza di Gesù vivo che vince il male e regala vita, speranza e carità agli uomini”.

Incontro con la Polizia Penitenziaria; Iovine: “Gratitudine e stima”


On. Vincenzo Iovine

l’incontro dell’europarlamentare On. Vincenzo Iovine con la Polizia Penitenziaria. L’iniziativa è stata promossa dall’Assistente di Polizia penitenziaria Gennaro Loffreda, Segretario regionale F.S.A. Federazione Sindacati Autonomi. Un mattinata intensa che ha permesso all’eurodeputato Iovine di ‘entrare’ nel mondo della polizia penitenziaria e di comprendere appieno le criticità del comparto. Con grande disponibilità e cortesia il comandante ha guidato l’eurodeputato in una visita alla struttura.  Desidero esprimere il mio più sincero ringraziamento alla polizia penitenziaria che oggi ha voluto accogliermi nel proprio luogo di lavoro – ha dichiarato Iovine.  E’ stata un incontro denso di significato che mi ha permesso di ascoltare, direttamente dal personale di polizia che opera quotidianamente in quel contesto, le gravi problematiche che attanagliano la Polizia Penitenziaria in ambito nazionale e locale”.
Gli operatori dell’Amministrazione penitenziaria – ha continuato Iovine -  vivono da tempo una condizione di crescente disagio e di gravi difficoltà operative. E’ necessario che la politica rompa gli indugi e affronti con serietà e determinazione queste situazione. Non è più tollerabile questa disattenzione verso il personale della Polizia Penitenziaria”.
Ad essi – ha concluso Iovine – va la mia gratitudine e stima per il grande senso del dovere che quotidianamente mettono in campo, pur tra mille difficoltà, per assolvere al meglio il delicato ruolo di mantenimento dell’ordine e della sicurezza all’interno degli istituti penitenziari e della partecipazione alla rieducazione del detenuto”.

Ufficio stampa On. Vincenzo Iovine

“Invito a cinema” per l’incontro di Letteratitudini del mese di Febbraio 2013.



L’incontro del corrente mese di Febbraio 2013 si è rivelato molto particolare, ma sempre molto interessante ed ancora rivolto all’approfondimento della letteratura straniera. Il 20 Febbraio 2013 alla ribalta Victor Hugo con il bellissimo musical “Les Misérables”, l’indimenticabile storia di speranza, amore, coraggio e libertà, film straordinario di Tom Hooper, con Amanda Seyfried, Hugh Jackman, Helena Bonham Carter, Russell Crowe, Anne Hathaway, che ha recentemente ricevuto a Londra, ove si è svolta la cerimonia di consegna dei BAFTA Awards, ben 4 riconoscimenti: migliore attrice non protagonista (Anne Hathaway) – migliore scenografia – miglior trucco – miglior sonoro. “Non ci sono parole per descrivere la bellezza de Les Misérables. In effetti è’ tutto perfetto: regia, canzoni, scenografie e soprattutto il cast. Hugh Jackman e Anne Hathaway sono a dir poco superbi e tutti gli altri attori magnifici. Insomma veramente meraviglioso, la storia di ognuno di noi. Da miserabile a Re, celebrazione della vita. E, dunque…brividi, lacrime e stupore: queste le sensazioni provate durante le 2 ore e 30 di film. Una cast eccezionale e coinvolgente in cui spiccano Anne Hathaway in primis, meravigliosa, con la sua “I dreamed a dream”, seguita da Eddie Redmayne, Samantha Barks (già una perfetta Eponine a teatro,) e Hugh Jackman, un intenso Jean Valjean . Le musiche sono bellissime e il canto-recitato dei personaggi è a tratti imperfetto, ma proprio per questo molto vero e sentito (inutile ricordare che hanno tutti cantato dal vivo). Il tempo vola durante la visione, e più la storia prosegue più non si può non rimanere affascinati dalle scenografie, dai costumi, dalla fotografia e dall’evolversi dei personaggi in un percorso di redenzione alla ricerca della libertà. La fede, la rivoluzione e l’amore le grandi tematiche del film. Credo sia impossibile non riconoscere che siamo dinanzi ad un capolavoro. Tom Hooper è stato. a quanto pare, criticato, probabilmente a causa di una regia che osa e sperimenta: l’uso del live, le particolari scelte di montaggio e d’inquadrature, il lasciare il film completamente cantato come nella versione teatrale, i primi piani intensi e lunghi. Bisogna ammettere che non è sicuramente un film per tutti (i non amanti del musical probabilmente lo odieranno), ma a tutti è rivolto il messaggio di speranza, perdono e amore (in tutte le sue forme)! E’ molto coinvolgente emotivamente, infatti basta solo pensare al viso di Fantine (Hathaway), ai capelli di Eponine sotto la pioggia, ai passi di Javert (Crowe) in bilico sul ponte, alle lacrime di un morente Valjean, o alla corale scena finale per farmi rivenire i brividi e per farmi ancora una volta sentire “il popolo cantare”! Assolutamente meraviglioso: io a Les Misérables ho dato il mio cuore! Ma facciamo un passo indietro e parliamo un po’ del romanzo: I miserabili (Les Misérables) è un romanzo di Victor Hugo pubblicato nel 1862. Considerato uno dei romanzi cardine del XIX secolo europeo è fra i più popolari e letti della sua epoca. Narra le vicende di vari personaggi nella Parigi post Restaurazione, in un arco di tempo di circa 20 anni (dal 1815 al 1833, con alcune digressioni alle vicende della Rivoluzione francese, delle Guerre napoleoniche, con particolare riguardo alla battaglia di Waterloo, e alle vicende politiche della Monarchia di Luglio). I suoi personaggi appartengono agli strati più bassi della società, i cosiddetti “miserabili”: persone cadute in miseria, ex forzati, prostitute, monelli di strada, studenti in povertà. È una storia di cadute e di risalite, di peccati e di redenzione. Hugo racconta a 360° i suoi personaggi e aggiunge al racconto capitoli di grande rilevanza storica (come ad esempio la battaglia di Waterloo, la struttura della città di Parigi, la visione sul clero e i monasteri dell’epoca, le opinioni sulla società e i suoi mali, il quadro della Francia post-restaurazione) che permettono al lettore di collocare i personaggi in un determinato contesto storico-sociale. Jean Valjean, giovane potatore a Faverolles, dovendo provvedere alla sorella e ai figli di questa, per disperazione si trova costretto a rubare un tozzo di pane; per questo crimine viene condannato a cinque anni di lavori forzati nel carcere di Tolone, pena che viene allungata di ulteriori 14 anni a seguito di vari tentativi falliti di evasione. Viene infine liberato dal carcere a seguito di un’amnistia nei primi giorni del 1815, dopo 19 anni di reclusione; in questa data egli ha 46 anni, si può perciò comprendere che l’uomo fosse entrato in carcere a 27 (nel 1796) e che fosse nato nel 1769.
All’uscita dal carcere Jean Valjean si trova a vagabondare per diversi giorni attraverso il sud-est della Francia, vedendosi chiudere in faccia ogni alloggio ed ogni opportunità a causa del suo passato di galeotto, che lo identifica come un reietto della società. Questa situazione disperata finisce per esasperare il risentimento e l’odio nei confronti della società e di tutto il genere umano fino a spingerlo ad una fredda malvagità d’animo. Nel frattempo, giunto, vagabondando, nella città di Digne, ha la fortuna di imbattersi nel vescovo della città, Monsignor Myriel, ex aristocratico rovinato dalla Rivoluzione francese e costretto all’esilio, trasformatosi, dopo una crisi spirituale, in un pio e giusto uomo di Chiesa dall’eccezionale altruismo. In un primo momento Valjean diffida del prelato, che pure lo accoglie in casa e tenta di redimerlo dai suoi vecchi peccati, e giunge anzi a rubare le posate d’argento del vecchio e a fuggire. Catturato dalla polizia, però, viene portato di nuovo di fronte al Vescovo, il quale lo difende dai gendarmi sostenendo che quelle posate fossero in realtà un dono, e rimproverandolo di non avere preso anche i candelabri d’argento; fino ad allora gli unici oggetti di lusso tenuti da Myriel. Attraverso quel gesto il monsignore comprava l’anima di Jean Valjean e la consacrava a Dio. Scosso e turbato dalla carità rivoltagli dal vescovo, in uno stato d’animo confuso Valjean, rilasciato, quella stessa notte commette un nuovo furto, rubando ad un bambino una moneta d’argento. Quando comprende ciò di cui si è reso colpevole, Jean Valjean, spinto da un terribile senso di colpa, capisce ciò che il vescovo aveva cercato di comunicargli e matura la decisione di cambiare vita, seguendo l’esempio del caritatevole prelato. Quello stesso anno, il 1815, Jean Valjean -ancora ricercato per i furti commessi- si stabilisce a Montreuil-sur-Mer dove, grazie al denaro del vescovo, riesce ad impiantare una fiorente industria di bigiotteria e a diventare un cittadino rispettabile, ovviamente celando il proprio passato e assumendo la falsa identità di Monsieur Madeleine. I suoi gesti di bontà e di carità verso i poveri lo rendono presto molto amato dagli abitanti della cittadina, che giungono a nominarlo sindaco di lì a pochi anni. Solo l’ispettore di polizia locale, Javert, che era stato secondino a Tolone, nutre alcuni dubbi sul suo passato ed inizia a sospettare la sua reale identità. Frattanto Valjean incontra una poverissima donna, Fantine, ex impiegata in una delle sue fabbriche licenziata -a sua insaputa- dalla sua direttrice del personale perché ragazza madre, fatto inaccettabile data la moralità del tempo. Deciso ad aiutare l’infelice, gravemente ammalata, Jean Valjean la salva dalla prigione in cui Javert, venuto ad arrestarla per un’aggressione ad un aristocratico che l’aveva importunata durante la sua attività di prostituta, voleva spedirla. Una volta caduta in malattia, le promette di ricongiungerla alla figlia, Cosette, affidata dalla madre cinque anni prima ad una coppia di locandieri a Montfermeil. Contemporaneamente però, Valjean viene a sapere che, a causa di uno scambio di identità, un uomo catturato dalla polizia ad Arras è stato ritenuto essere l’evaso Jean Valjean e rischia come tale l’ergastolo. Pur rendendosi conto che l’evento potrebbe volgere a suo vantaggio, eliminando per sempre i sospetti del passato dalla sua persona, l’ex forzato comprende che non può permettere che un innocente venga incriminato al suo posto; dopo una notte di angosce e di indecisione si reca in tutta fretta sul luogo del processo e si autodenuncia al giudice, rivelando la propria identità e scagionando così il suo “alter ego”. Tornato a Montreuil-sur-Mer, Valjean ha appena il tempo di assistere alla morte di Fantine prima che la polizia, con Javert in testa, venga ad arrestarlo. Riesce poi a sfuggire una prima volta alla cattura, viene in seguito ripreso ma riesce ad evadere e a simulare la sua morte. Questi eventi avvengono nel 1823, all’epoca in cui Jean Valjean ha 54 anni. Fuggito di galera, Jean Valjean si reca a Montfermeil dove scopre le crudeli condizioni in cui i Thénardier, proprietari della locanda e tutori di Cosette, costringono a vivere la piccola, trattata al pari di una serva e privata di ogni affetto e calore. Dietro pagamento di una ingente somma, ed in parte imponendo la propria autorità (Valjean viene infatti descritto come un uomo dalla corporatura imponente e di una forza erculea) riscatta la bambina e si nasconde con lei in una misera casa nei sobborghi di Parigi. Scovato anche qui dall’instancabile Javert, promosso ad ispettore nella capitale francese, Valjean è costretto nuovamente alla fuga e riesce a nascondersi con Cosette in un convento cittadino di monache di clausura, il Petit-Picpus, nel quale trova rifugio grazie all’intercessione del giardiniere, Monsieur Fauchelevent, un ex carrettiere a cui aveva salvato la vita tempo addietro a Montreuil. Trascorre in convento quasi sei anni, celandosi sotto l’identità di Ultime Fauchelevent, fratello del giardiniere e che resterà il suo nome “ufficiale” per il resto della sua vita. Cosette e Jean Valjean escono dal convento -per decisione dello stesso Valjean, che non voleva privare la piccola delle gioie della vita spingendola verso la vita monastica- nel 1829, all’epoca in cui il vecchio ha 60 anni e la bambina 14. Jean Valjean e Cosette prendono alloggio in Rue Plumet, a Parigi, dove vivono una vita modesta e ritirata grazie ai notevoli risparmi che Valjean era riuscito a mettere in salvo prima della sua cattura a Montfermeil; il denaro che questi aveva guadagnato al tempo in cui si faceva passare per Monsieur Madeleine ammonta infatti alla sostanziosa cifra di 600 000 franchi, nascosti con cura ai piedi di un albero in un bosco nei pressi di Montfermeil, dai quali Valjean attinge però con estrema parsimonia considerandoli la dote di Cosette. Nel corso delle lunghe passeggiate dei due nei Giardini del Lussemburgo, la giovane Cosette nota un giovane, Marius, studente universitario, liberale, repubblicano e bonapartista di buona famiglia ma praticamente diseredato a seguito di una lite, per motivi politici con il nonno, un nostalgico monarchico. Figlio di un ufficiale napoleonico sopravvissuto a Waterloo, cresciuto in ambienti reazionari cari al nonno materno, il giovane Marius riscopre l’identità del padre e l’amore per la Rivoluzione e l’Imperatore. Arrivato tardi al capezzale del padre morente, mostrerà venerazione al padre tenendo fede alle sue ultime volontà redatte nel testamento: qualora Marius ritrovasse un tale Thenardier, farà di tutto per renderlo felice. Quell’uomo, secondo quanto scritto dal padre, lo salvò dalla morte sul campo di battaglia di Waterloo. In realtà Thenardier, estrasse il corpo dell’ufficiale dal cumulo di corpi dove sarebbe soffocato, solo per depredarlo di eventuali ricchezze. Per Marius ripagare quel debito diventa lo scopo di una vita. Finché passeggiando ai giardini scorge Cosette e se ne innamora. Nel frattempo, Jean Valjean cade in un tranello tesogli da Thénardier, l’ex oste di Montfermeil che, caduto in disgrazia, era divenuto capo di una banda di ladri ed assassini parigini e che, a conoscenza della ricchezza dell’ex forzato, lo attira con i suoi soci in casa sua e lo rapisce. Valjean riesce però a salvarsi in parte grazie a Marius, che venuto a sapere per caso del piano di Thénardier, suo inaspettato vicino di casa, attraverso un buco sulla parete che divide i due alloggi, allerta la polizia, facendo però così intervenire sul luogo del delitto proprio il terribile Javert. Nella confusione che segue Valjean riesce comunque a dileguarsi sia dai banditi che dalle forze dell’ordine. Marius, intanto, scoperta l’abitazione di Cosette e del padre, inizia a tessere con la giovane una platonica ma intensa relazione d’amore, all’insaputa del genitore di questa. Quando però il vecchio, timoroso, dopo il faccia a faccia con Thénardier, per l’incolumità della figlia le comunica la sua intenzione di trasferirsi con lei in Inghilterra, i due amanti disperati si trovano costretti alla separazione. Marius, disperato ed impotente, decide di uccidersi e si avvia perciò verso il centro cittadino, dove stanno intanto divampando gli scontri fra rivoluzionari repubblicani e soldati di Luigi Filippo e si unisce ai suoi amici insurrentisti capeggiati dal carismatico Enjolras cercando la morte sulle barricate. La libertà che guida il popolo, quadro di Delacroix che probabilmente ispirò il IV Tomo del romanzo entre infuriano gli scontri della notte fra 5 e 6 giugno 1832, Jean Valjean viene a scoprire, tramite una lettera traditrice, il legame fra Cosette e Marius, da lui nemmeno sospettato. Soffocato dall’amore per Cosette, e dalla paura di perderla, il genitore rimane sconvolto dalla notizia. Poco dopo, quella stessa notte, Gavroche, monello di strada inviato da Marius, gli recapita un messaggio scritto per Cosette dal giovane dalla barricata. Leggendolo, Jean Valjean scopre l’intenzione del giovane di suicidarsi e, alla notizia, pur se combattuto si avvia egli stesso alla barricata. Qui, nell’infuriare degli scontri, ritrova Javert, fatto prigioniero dei rivoltosi e da questi condannato a morte. Tramite un sotterfugio, l’ex forzato si incarica dell’esecuzione dell’ispettore ma, nascosto dietro ad un muro che lo rendeva invisibile ai rivoltosi, simula l’omicidio e risparmia il poliziotto. Poi, mentre polizia e Guardia Nazionale irrompono nella barricata, porta in salvo Marius, colpito e privo di sensi, sottraendolo alla cattura e alla morte conducendolo sulle sue spalle in un terrificante viaggio attraverso le fogne parigine. Nel tentativo di uscire dal dedalo delle fogne parigine, Jean Valjean incontrerà Thenardier, rifugiatosi nella cloaca per sfuggire all’ispettore Javert, appostato lì fuori. Mentre Jean Valjean riconosce l’antico locandiere di Montfermeil, Thenardier non riconosce Jean Valjean. Scambiatolo per un assassino gli accorda la libertà, ossia gli apre l’inferriata che affacciava sulla Senna, in cambio della spartizione del bottino rubato al presunto defunto che portava in spalla. Finite le contrattazioni all’uscita della fogna l’ex forzato si imbatte però in Javert, che lo arresta e lo conduce con sé in una carrozza. Dopo aver depositato l’esanime Marius a casa del nonno, Javert riconduce Jean Valjean a casa sua e, con suo sommo stupore, lo lascia libero di andarsene. In seguito, l’integerrimo ispettore di polizia, incapace di conciliare la propria coscienza di uomo, che deve la vita ad un criminale e gli è perciò riconoscente, con quella di tutore della legge, sceglie il suicidio gettandosi nella Senna. Marius, ristabilitosi dalle ferite e riconciliatosi con il nonno, sposa Cosette -con il beneplacito di Jean Valjean- nel 1833. Dopo il matrimonio questi, pur avendo ricevuto l’offerta di vivere con la novella coppia nella loro casa, come già era successo a Montreuil comprende, dopo una tormentatissima notte, di non poter porre la propria felicità al disopra di quella di un altro -nella fattispecie quella di Cosette- e di non poter permettere che il proprio passato possa mettere in pericolo la futura vita della giovane. Perciò, preso in disparte Marius gli racconta del proprio passato di galeotto, ed accetta con profondo dolore di separarsi da Cosette e a non vederla più. Lontano dalla figlia adottiva, solo e depresso, il 64enne Jean Valjean inizia a risentire quasi improvvisamente del peso dei suoi anni, ammalandosi ed indebolendosi sempre più. Quando, nel giugno 1833, Marius viene fortuitamente a sapere, proprio grazie al malvagio Thénardier -che dal canto suo meditava una ennesima truffa ai danni del giovane- di dovere la vita a Jean Valjean, fa appena in tempo a correre da lui con Cosette per assistere alla sua morte, e a dare il tempo al vecchio di vedere un’ultima volta l’amata figlia adottiva. Valjean esala così l’ultimo respiro, sventurato ma lieto, significativamente illuminato dalla candele poste sui candelabri donatigli dal vescovo di Digne, nel cui esempio ha vissuto la sua intera vita di galeotto redento. Stando a quanto si apprende nell’ultimo paragrafo del romanzo, la sua tomba viene posta nel cimitero del Père Lachaise, anonima se non per una iscrizione tracciata a matita che recita:
(FR)
« Il dort. Quoique le sort fût pour lui bien étrange,
Il vivait. Il mourut quand il n’eut plus son ange;
La chose simplement d’elle-même arriva,
Comme la nuit se fait lorsque le jour s’en va. »
(IT)
« Riposa: benché la sorte fosse per lui ben strana,
pure vivea: ma privo dell’angel suo morì:
La cosa avvenne da sé naturalmente
come si fa la notte quando il giorno dilegua »
Personaggi principali
 • Jean Valjean – Ex forzato perseguitato dalla legge, ma di sconcertante umanità e bontà. Diviene il padre adottivo di Cosette, prodigandosi per lei.
• Fantine – Giovinetta parigina abbandonata dal suo amante, dal quale ha una figlia, Cosette. Per provvedere ai suoi bisogni va a cercare fortuna lasciandola in affidamento ai Thénardier, senza immaginare la loro crudeltà, fino a morire di stenti malgrado l’intervento di Jean Valjean.
• Cosette – Figlia di Fantine, vive i primi otto anni della sua vita presso i Thénardier, dai quali è trattata come una schiava. In seguito viene tratta in salvo da Jean Valjean, che diventa il suo padre adottivo, e adulta si innamora di Marius.
• Marius Pontmercy – Giovane di buona famiglia, che abbandona in odio alle idee del nonno -vecchio monarchico nostalgico dell’Antico regime. Vive in povertà e diviene amico di Enjolras e dei suoi, che rafforzano i suoi ideali liberali e repubblicani. Si innamora di Cosette.
• Javert – Poliziotto ed ispettore di primo grado, irreprensibile tutore della legge, fa della cattura di Jean Valjean uno scopo di vita, fino al loro drammatico faccia a faccia finale.
• I Thénardier – Coppia di malvagi locandieri che allevano Cosette trattandola peggio di una serva; in seguito, caduti in disgrazia, si uniscono a una banda di criminali e tagliagole parigini, di cui Monsieur Thénardier diviene il capo.
• Gavroche – Figlio mai amato né sopportato dei Thénardier, monello di strada.
• Éponine – Figlia maggiore dei Thénardier, innamorata di Marius cui salva la vita due volte (prima sviando il padre e la sua banda dall’abitazione di Cosette, poi sacrificandosi al posto suo sulla barricata) sebbene questi ignori i suoi sentimenti.
• Enjolras – Capo degli studenti rivoluzionari che combattono sulla barricata del 5 giugno 1832.
Personaggi secondari
• Monseigneur Myriel – Vescovo di Digne, uomo di chiesa dalla eccezionale levatura morale. È il primo personaggio presentato nel romanzo (il primo libro del primo tomo è infatti dedicato interamente a lui) e la sua presenza pervade l’intera vicenda, in quanto i suoi insegnamenti ed il suo esempio sono di stimolo perenne a Jean Valjean a proseguire nella strada della redenzione.
Père Fauchelevent – Un vecchio carrettiere che viene salvato da Jean Valjean a Montreuil-sur-Mer, ed in seguito paga il suo debito aiutando l’ex forzato braccato a rifugiarsi con Cosette nel convento di cui è giardiniere.
Monsieur Gillenormand – Nonno di Marius, è un vecchio borghese le cui idee ottusamente conservatrici costringono il nipote a fuggire di casa. Tuttavia il vecchio nutre anche un sincero amore per Marius, ed è pronto ad accoglierlo in casa, ferito, dopo gli eventi del 5 giugno.
• Azelma – Figlia minore di Thénardier, rimane con il padre fino all’ultimo, aiutandolo nelle sue truffe e nei suoi delitti.
• Monsieur Mabeuf – Ex soldato, amante dei fiori e dei libri, è amico di Marius e lo aiuta a conoscere e comprendere la figura dell’eroico padre. Muore sulla barricata, con un’azione eroica, dopo essere caduto nella miseria più nera.
Serata eccezionale, quindi, che si ripeterà martedì 26 febbraio p.v. con la visione del film Anna Karenina, a completamento dell’incontro di dicembre 2012 durante il quale è stato discusso e approfondito Lev Tolstoj e la sua stupenda Anna Karenina.

A cura di Matilde Maisto