22 dicembre 2008

La soddisfazione del PRC per la pubblicazione del bando concernente le misure di contrasto alla povertà.



Comunicato Stampa



Piedimonte Matese. Il Partito della Rifondazione Comunista-circolo di Piedimonte Matese esprime grande soddisfazione per la pubblicazione del bando concernente le misure di contrasto alla povertà relative all’anno 2009, che traccia un segnale di continuità rispetto allo scorso anno. Il nostro partito si è impegnato sin dallo scorso anno affinchè tali misure fossero realmente mirate al reinserimento sociale ed al sostegno alle fasce più deboli della nostra città, evitando inutili elargizioni a pioggia come accaduto nei periodi precedenti. Siamo riusciti, attraverso l’operato del nostro consigliere comunale, a mettere in campo un’azione trasparente- attraverso controlli incrociati che hanno portato ad individuare i richiedenti che effettivamente rientravano nei parametri previsti dal bando- ma, soprattutto, a dare un sostegno economico sostanziale (circa 270 euro mensili ) oltre che a coinvolgere i 30 beneficiari delle misure in lavori socialmente utili avviando un percorso di effettivo inserimento nelle dinamiche sociali della città. Il Prc dimostra grazie ai fatti di essere vicino alle fasce più deboli della nostra città e chiediamo a tutta la maggioranza di fare altrettanto, approvando alla prima occasione utile un nostro ordine del giorno per contrastare il carovita e l’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità in cui chiediamo: di attivare tavoli specifici allo scopo di calmierare i prezzi dei generi alimentari di prima necessità all’interno dei quali possano partecipare i gruppi di acquisto popolari e solidali; di determinare l’esposizione dei prezzi alla sorgente e di effettuare controlli specifici periodici sui prezzi e sulla qualità dei prodotti; di istituire spacci popolari comunali che abbiano il ruolo di vendere a prezzi calmierati i beni di prima necessità e di favorire lo sviluppo di pratiche di autorganizzazione popolare, di creazione di nuovi modelli di consumo solidale e di lotta al carovita; di non determinare incrementi tariffari di propria competenza che gravano ulteriormente sui bilanci familiari,e di programmare degli specifici interventi rivolti alle fasce di cittadini più in difficoltà che prevedano la rateizzazione “lunga” delle bollette del gas, dei rifiuti, dell’acqua, ripartendo gli interessi di ritardo di pagamento sul monte complessivo degli introiti assicurati dalle utenze; di promuovere un regolamento comunale per l’Istituzione di un mercato per produzioni di qualità locali, agricole e artigianali e del mercato equo e solidale contro il carovita.


Vincenzo Sisto

Segretario Circolo PRC Piedimonte Matese

Ma gia’ da un secolo la musica abitava in casa Puccini.







Il 22 dicembre di 150 anni fa nasceva a Lucca Giacomo Puccini, uno dei grandi compositori italiani, autore di opere liriche immortali, “Bohème”, "Tosca”, “Turandot”, “Madama Butterfly”, “La fanciulla del West” eccetera, amate dai melomani ma anche dal grande pubblico.
Molti enti culturali, in Italia e nel mondo, in questi giorni celebrano la ricorrenza. Un ricordo speciale è stato allestito naturalmente a Lucca: una straordinaria mostra che si intitola “Puccini e Lucca”. Si trova nel trecentesco Palazzo Guinigi. Occupa sette grandi sale zeppe di fotografie, spartiti, oggetti appartenuti al maestro, e soprattutto documenti, alcuni finora inediti. La mostra è stata realizzata dalla professoressa Gabriela Biagi Ravenni, docente di musicologia all’Università di Pisa, presidente della Fondazione e del Centro Studi Puccini, una delle massime esperte della vita e delle opere di Puccini, che ha lavorato in collaborazione con tutte le istituzioni cittadine, politiche e culturali, in particolare con il Comune nella persona dalla dottoressa Letizia, assessore alla Cultura..
La professoressa Ravenni ha giustamente voluto illustrare non solo la vita e l’attività del compositore, ma anche la storia della sua famiglia. <”Penso che non ci sia nessun altro grande compositore che abbia alle spalle una “famiglia” di eccezionali musicisti come Puccini ”, dice in questa nostra intervista esclusiva. E aggiunge: “Nelle biografie, negli articoli riguardanti Giacomo Puccini, quasi sempre si ricordano i luoghi dove egli visse quando era già famoso e dove compose le sue opere: Torre del lago, Viareggio, Milano. Si trascura Lucca, da cui egli se ne era andato, per vicende personali, all’inizio della carriera. Ma ha sempre molto amato la sua città. Non si può parlare di Puccini trascurando Lucca. Qui è nato, qui si è formato, qui, e solo qui, sono profondamente radicate le sue radici musicali ”.
“In che senso? “, chiediamo
“Giacomo Puccini è il prodotto di una grande famiglia di artisti che ha dominato la vita musicale di Lucca per due secoli. Una “dinastia” di cinque generazioni, composta da musicisti di alto livello. Nel Settecento e Nell’Ottocento, il titolo più prestigioso per un musicista era quello di “Socio” della “Accademia Filarmonica di Bologna”. I più famosi musicisti europei venivano in Italia per conseguire quel titolo. Anche Mozart. Ebbene, tutti gli antenati di Puccini furono Accademici della Filarmonica.
Un’altra caratteristica di quella singolare dinastia sta nel fatto che era costituita da una linea diretta: padre e figlio, padre e figlio. Niente rami collaterali. E per di più con doti musicali eccellenti ricevute anche dalle madri “.
Quando ebbe inizio la dinastia musicale dei Puccini?
Nel 1700. Il primo Puccini della serie si chiamava anche lui Giacomo. Visse dal 1712 al 1781. Studiò a Bologna, dove divenne Accademico della Filarmonica. Quando tornò a casa, era già famoso e la Serenissima Repubblica di Lucca lo nominò primo maestro organista della Cattedrale e direttore della Cappella Palatina. Lasciò molte composizioni importanti. Ebbe parecchi figli, ma solo un maschio sopravvisse, Antonio, che divenne musicista come il padre e alla morte del genitore ne prese il posto. Antonio, anche lui Accademico della Filarmonica e fecondo compositore, trasmise l’arte al proprio figlio Domenico, che è forse il più conosciuto degli antenati dell’autore di “Bohème” perché alcune sue composizioni vengono ancora eseguite. Domenico trasmise il suo genio a Michele, il padre di Giacomo, che a Lucca fu non solo compositore e organista, ma anche insegnate e direttore dell’Istituto musicale. Quando morì, nel 1864, Giacomo, unico maschio con sei sorelle, aveva soltanto sei anni
E seguì le orme del padre .
Era destino. Il maestro Giovanni Pacini, famoso compositore pure lui, tenne il discorso ufficiale al funerale di Michele Puccini, e, dopo aver ricordato i meriti del defunto e il dolore dei familiari e di tutta la città per la perdita di un grande uomo, si rivolse al piccolo orfano “solo superstite ed erede di quella gloria, che i suoi antenati si meritarono nell’arte armonica, e che forse potrà egli far rivivere un giorno”. Parole profetiche di una aspettativa che tutti a Lucca desideravano .
Quindi il piccolo Giacomo cominciò subito a studiare musica
Sembra invece che non ne volesse sapere. Era un bambino vivace, ribelle, inquieto, monello, non amava studiare. Andava malissimo in matematica. Perdeva il tempo a caccia di nidi, di uccellini. Fu la madre, Albina Magi, ha insistere amorevolmente ma continuamente affinchè si mettesse a studiare musica. La accontentò quando aveva dieci anni. Ho recentemente scoperto un documento da cui si ricava che, a quell’età, Giacomo fu iscritto all’Istituto musicale che era stato diretto da suo padre. Ma nella classe di violino. Probabilmente non ne voleva sapere di diventare un compositore. Fu un insegnante, Carlo Angeloni, a farlo innamorare della musica. Era anche lui un appassionato cacciatore e parlando con il ragazzo di battute di caccia, di cani, di trappole e di uccelli, ne acquistò la fiducia e riuscì a fargli amare quell’arte per la quale era nato con un immenso talento. Giacomo passò dalla classe di violino a quella di composizione e progredì con passi da gigante .
I primi studi musicali quindi Puccini li fece a Lucca .
Si diplomò a Lucca. Decise poi di andare a studiare anche al “Regio Conservatorio” di Milano che era già allora la più importante scuola di musica. Si iscrisse nel 1880 e tre anni dopo si diplomò con una composizione “Capriccio sinfonico” che entusiasmò pubblico e critici del tempo .
E tornò a Lucca. Ma vi rimase poco. Se non sbaglio se ne andò per non tornare più nella sua città. Come mai?
La ragione per cui Puccini si allontano “fisicamente” da Lucca sta in una vicenda sua personale. Nel 1885, dopo il successo ottenuto a Milano con la sua prima opera, “Le villi”, una giovane donna di Lucca, Elvira, si innamorò pazzamente di lui. Era la moglie di un compagno di scuola di Giacomo, e aveva due figli piccoli, uno di pochi mesi. Lasciò marito e figli per scappare via con Puccini. Per Lucca fu un grande scandalo. Tutta la città era contro i due amanti. Puccini fu ripudiato dalla propria famiglia e non potè più tornare a casa. Ma amava la città delle sue radici e, nel corso della sua esistenza, ebbe diverse dimore, tutte molto vicine a Lucca .
La sua storia con Elvira non fu molto felice
Una grande passione iniziale, finita poi con un lunga tormentosa convivenza piena di liti, di incomprensioni, di tristezza. Si dice che la causa di tutto fosse la folle gelosia di Elvira, alimentata peraltro dalle scappatelle del maestro che aveva un grande fascino sulle donne. Ma io penso che la causa di quel matrimonio tormentato avesse radici più serie. C’è una lettera di Puccini alla moglie dove il maestro scrive una frase molto significativa: “Tu, quando usi la parola arte lo fai con scherno”. Parole amare per un grande artista. Indicano che Elvira non era in sintonia con lui. Un uomo come Puccini probabilmente aveva bisogno di una donna che fosse più vicina alla sua arte. Elvira non riuscì mai ad esserlo
Però, nonostante tutto, Giacomo Puccini non si separò mai dalla moglie .
Ci fu un momento in cui la separazione sembrava imminente. Nel 1909, Elvira aveva assunto una cameriera, Dorina Manfredi, una ragazza del luogo, di 23 anni. Una ragazza buona, semplice, riservata. All’inizio tutto filava tranquillo. Poi la gelosia di Elvira si scatenò. Immaginava che la ragazza avesse una relazione con Giacomo e cominciò a perseguitarla, la licenziò dicendo in giro di averla trovata a letto con il marito. Non era vero niente. La povera ragazza, sconvolta dallo scandalo, si suicidò. Ci fu un’inchiesta e poi un processo ed Elvira venne condannata. Tutti gli amici suggerivano a Puccini di separarsi dalla moglie. Anche l’editore Ricordi. Ma Giacomo, pur soffrendo terribilmente di quella situazione , non volle lasciare Elvira. Non poteva dimenticare che Elvira per suo amore si era messa contro tutti. Puccini aveva un grande cuore. Era un buono, un generoso, non era cinico, come qualcuno ha scritto. Ma non fu fortunato in amore. E neanche nella vita. Perché morì nel 1924, per un tumore alla gola e aveva soltanto 66 anni. Solo la musica gli diede grandissime soddisfazioni e continua a dargliene perché le sue opere sono tra le più amate in tutto il mondo .

Renzo Allegri
giornalista - scrittore
renzo@editorialegliolmi.it

Didascalie delle foto

Foto 3. Ritratto di Giacomo Puccini risalente dal 1896, quando il maestro aveva 38 anni. Il maestro è morto a Bruxelles, il 29 novembre 1924, dopo essere stato operato per un tumore alla gola.

Foto 2. Rara foto di Giacomo Puccini. Il maestro era un appassionato cacciatore.

Foto 1. La professoressa Gabriella Biagi Ravenni, docente di musicologia all’Università di Pisa, autrice di varie pubblicazioni riguardanti Puccini e i suoi antenati musicisti.

Festeggiamenti di Natale e cani abbandonati lungo le strade. Indifferenza e consumismo? Dove sono i canili? Le Istituzioni scendano in campo.







Alife - Appello e Monito dell'Ambasciatrice di Pace Agnese Ginocchio per un Natale altro più equo, più sobrio e più solidale. Ci risiamo, la solita storia, ci ritroviamo alle imminenti feste natalizie, catturati dalle sfavillanti luci degli addobbi natalizi, dalle cure per la propria casa, dal cenone di Natale, dal vestito e dal regalo da ricevere, insomma a tutto si pensa tranne che ricordare l'essenza o meglio il vero significato di questa tradizionale ricorrenza, che non é da celebrare come festa materialistica e consumistica, bensì festa in cui dovrebbero essere messi in rilievo quei valori importanti come la difesa della vita e la pratica della solidarietà attiva in tutte le sue sfacettature e triangolazioni. Invece capita di assistere sempre più spesso a scene di indifferenza totale verso le problematiche del territorio, a partire da quelle che potrebbero essere le più banali, ma che in certe circostanze, per chi é costretto a farne esperienza in prima persona, diventano veramente difficili da affrontare a causa dell'assenza di servizi e strutture sociali nel territorio. Nella giornata di domenica 21 Dicembre 2008, mentre la maggior parte della cittadina era alle prese degli eventi natalizi che sis tavano svolgendo nel centro storico della città, c'é stato chi invece da un altro fronte é stato costretto ad assistere in diretta ad una scena di impotenza che ha suscitato non poco sconcerto e rabbia. Ma veniamo subito al dunque e non ci dilunghiamo di più. A raccontarci l' accaduto la Testimonial della Pace Agnese Ginocchio, protagonista dell'accaduto. Di seguito riportiamo la sua testimoniza, invitando la società civile a riflettere su queste parole." Potrebbe essere banale, proprio perché si parla di animali, ma vi assicuro che non lo é affatto, in quanto anche queste creature, considerate i migliori amici dell'uomo, sono dono di Dio e vanno rispettati in quanto tali. Mi é capitato al ritorno da Grazzanise, sulla strada statale in direzione verso Alife, dopo il ponte Margherita esattamente quasi all'altezza del nuovo distributore della Repsol, assistere ad una scena che mi ha profondamente indignata. Ho visto sulla strada un cane, un pastore tedesco, penzolante e a stento camminare. Le sue zampe posteriori le poggiava a terra con molta difficoltà, nel suo affannoso cammino ho notato qualcosa di strano, il dorso posteriore da un lato presentava come una specie di deformazione, é probabile che la povera bestia, sia stata investita da qualcuno e poi abbandonata al proprio stato. A stento riusciva a camminare, con molto affanno proprio come una persona storpia. Era ora di pranzo e dovevo recarmi a casa perché mi aspettavano, ma mi ero subito riproposto di recarmi nuovamente sul posto non appena mi sarei liberata dagli impegni di casa. Così ho fatto e verso le ore 16:00 mi sono rimessa in auto in direzione della strada dove ho incontrato la bestiola. Sulla corsia di andata (in direzione del ponte Margherita) non ho visto nulla, in compenso ho individuato una pattuglia dei carabinieri in sosta per i controlli. Sono arrivata con l'auto fino al ponte Margherita, poi subito mi sono immessa sulla corsia di ritorno, o meglio la stessa strada percorsa in mattinata. Mentre camminavo ad un certo punto, un pò prima del neo distributore della Repsol individuo da lontano la bestia, si trovava dentro una stradina privata, al lato destro della statale. Sono entrata dentro con l'auto e, dopo essermi accertata della non pericolosità dell'animale, sono scesa dall'auto per osservarla meglio da vicino. Mentre scendevo ho visto l'animale venirmi incontro con molto affanno, quasi come se volesse domandarmi: "Aiutatemi, sto male"!!! Questo é quello che ho percepito. Dietro a lui subito un altro cane, si é avvicinato per farmi festa. Sono stata lì, ho cercato di fare qualche foto per documentare il fatto (quelle che vedete in questo servizio) poi subito mi sono rimessa in auto per andare ad avvisare immediatamente la pattuglia dei carabinieri che si trovava lì vicino. La pattuglia dei carabinieri di Alife, molto gentili devo dire, dopo alcuni minuti la mia segnalazione, si sono recati sul luogo dove si trovava il cane, dove nel frattempo mi ci ero recata nuovamente, e dopo essersi resi anche loro conto del fatto, mi hanno messo al corrente che purtroppo, a causa dell'assenza di canili e di strutture sociali nel nostro territorio in grado di ospitare animali, pochissime sarebbero state le possibilità di sistemare la bestiola da qualche parte. Tuttavia, dopo i vari accertamenti, mi avevano assicurato che avrebbero fatto il possibile per segnalare il caso e mandare qualcuno a prelevare la bestia. Dopo essersene andati, in quanto erano stati chiamati per un altro servizio di monitoraggio sul territorio, io sono rimasta ancora lì a fare compagnia alla bestiola, anzi alle bestiole, perché ne erano 2, nella speranza che potesse sopraggiungere qualcuno ( erano infatti passate molte auto, mi avevano anche vista, ma nessuno si é fermato), e che soprattutto potesse arrivare il proprietario della casa confinante (assente nel momento che si erano svolte queste indagini) e spiegarmi qualche particolare in più sulla bestia. Dopo un pò di tempo ho sentito dei rumori e da lontano ho visto un uomo che stava tagliando la legna. L'ho chiamato, mi sono avvicinata a lui e gli ho chiesto se lui fosse a conoscenza della storia di quel cane abbandonato e storipio. Il signore mi ha risposto che purtroppo quell'animale si trovava lì già da un pò di tempo, che quando era arrivato presentava le stesse condizioni fisiche che sopra ho descritto. Il signore mi aveva riferito che per compassione lui insieme agli altri vicini delle confinanti case, portava qualcosa alla bestiola per non farla morire di fame e che inoltre quel posto era diventato un ritrovo di cani abbandonati, tant'é che pure lui, avendo un pò di terreno davanti la propria abitazione, si era visto costretto a prendersi cura di due o tre cani, pur di non farli morire al proprio destino. Dopo tutte le notizie raccolte, mi sono rimessa in auto e ritornata a casa, con una profonda indignazione dentro di me. Nessuna delle nostre istituzioni finora si é preoccupata di dare una sistemazione a queste povere bestiole abbandonate. Non ci sono strutture adeguate. Non è giusto che gli animali siano lasciati soli e abbandonati dopo essere stati usati e sfruttati dai propri padroni. Anche queste sono igiustizie, violazioni di diritti. Mentre pensavo a tutte queste cose sono sopraggiunta a casa. Il corso principale della città era addobbato con decori natalizi, luci sfavillanti, bancarelle per il mercatino di Natale, gente lungo la strada che spensierata camminava ammirando le bellezze natalizie. Ed io che ero appena ritornata da un' ennesima scena di degrado sociale....Ho provato un senso di nausea e di ribellione a questo sistema di concepire le cose e la vita. Non è giusto. Ma di quale Natale stiamo parlando? C'é una profonda spaccatura nell'ordine sociale, un divario enorme, uno scontro di civiltà. Un dilemma, uno stile di vita subdolo e superficiale, deviante e dispersivo, che banalizza l'esistenza umana fino a renderla schiava della materia, a deformarla nel suo concetto primario, quello cioé di affermare il valore della cittadinanza attiva di sentirsi cioé cittadini attivi e solidali, appartenenti non ad un solo mondo, ma al mondo di tutti, cittadini quindi che si muovono e si impegnanpo per la difesa del bene comune, bene di tutti, che si impegnano per la salvaguardia del creato, dono di Dio, che si adoperano per la tutela di ogni specie di vita, a partire da quelle animali, che sono anche dono di Dio. La crisi, prima di essere definita crisi economico-politica, é innanzitutto crisi d'identità interiore, malanno sociale, piaga profonda; l'umanità lacerata dal disordine morale, dal male dell'indifferenza, dal culto dell'esteriorità e dell'apparenza. Fumo che il vento disperde e porta via....Si é perso il senso del vivere. Lo scenario al quale assistiamo é indecoroso, mortificante e banalizza l'essenzialità dell'uomo. L'uomo nasce e viene al mondo se non per uno scopo: quello di globalizzare il valore della solidarietà e per dare il proprio contributo a costruire a quella che viene definita la civiltà della Giustizia e della Pace senza confini. Quando si esce fuori e si stravolgono i connotati di questo grande progetto d'Amore, allora l'uomo ed il mondo vanno alla deriva fino allo sfascio e alla distruzione totale. Ma di, e a quale uomo ci sentiamo di appartenere, NOI ,Uomini e Donne del terzo millennio? Dove vertono i nostri interessi? Quale Natale festeggiare dunque? Un'appello alle istituzioni locali perché siano più attente alle problematiche che riguardano il territorio. Fare politica significa servire la comunità, assicurare quei servizi, a partire da quelli più banali, che consentono un minimo di vita dignitosa, che assicurano condizioni di vivibilità a tutte le specie di vita. Non lasciamo i cani abbandonati per strada per favore, é una tristezza infinita vederli abbandonati come barboni ad un immane destino. Quanti divari intorno a noi. Bisogna correre ai ripari. Eppure non ci vogliono grandi sforzi per migliorare le cose, ma bisogna possedere però un ingrediente indispensabile: buona volontà, cooperazione, condivisione e infine partecipazione. Un appello perché si rifletta meglio sulle proprie risorse e sulle spese da gestire. Basta con gli sprechi di denaro pubblico male investiti in feste patronali, sagre dispersive, cenoni succulenti e addobbi natalizi e fuochi spettacolari. Meno esteriorità e più compassione per favore, con-passione!!! Un rilancio dunque per uno stile di vita più equo, più sobrio e più solidale, perché sia Pace vera e Giustizia senza confini per tutti. Un'appello alla mobilitazione delle coscienze a scendere in campo per ripristinare il senso, l'ordine, la sicurezza, la difesa dei Diritti e della Vita per tutti! Auguri di Buon Natale di Pace e di Impegno solidale senza confini. Auguri di Buon 2009 di altrettanto Impegno sociale perché migliorino le condizioni sociali di ogni uomo e donna della Terra. Shalom" !

Agnese Ginocchio-Ambasciatrice internazionale per la Pace

Gli auguri del sito www.montidelmatese.com


www.corrierematese.blogspot.com ricambia gli Auguri agli amici del portale www.montidelmatese.com e della Guida Turistica del Matese