29 aprile 2009

Caligola nominò senatore il suo cavallo….


Alife. L’imperatore romano Caligola, dal 37 d.c. al 41 d.c.,era solito decidere tutto secondo il suo modo di vedere la vita molto personale e nei primi anni del suo regno sanguinario si fece apprezzare soprattutto dal popolo e dalla casta militare, perché mantenne aperti gratuitamente i bordelli della città e dell'impero. Dopo un po’ i senatori stanchi del suo comportamento dissoluto, anche durante le sedute del Senato, tramarono una congiura per ucciderlo. Nel frattempo, Caligola, venuto a conoscenza della congiura ai suoi danni, nominò senatore il suo cavallo preferito, fece erigere un tempio e si fece proclamare Dio. Nell'ultimo anno della sua vita il Dio Caligola si dedicò solamente al sesso più sfrenato e perciò i senatori decisero, il 24 Gennaio del 41 d.c., di ucciderlo. Le analogie con qualche personaggio della politica attuale si possono trovare facilmente, sia nel modo di agire che nel modo di autodefinirsi, basti pensare all’arroganza delle sue decisioni, fuori da ogni regola istituzionale, e al suo definirsi un unto dal Signore o il Signore stesso. In questi giorni c’è un ennesima discussione sulle candidature femminili alle elezioni europee, che la stessa moglie ha definito “ciarpame senza pudore in nome del potere”, di ragazze note solo per i passaggi televisivi in programmi di audience ma non di tipo culturale o politico. Si parla di concorrenti del “Grande Fratello”, letteronze, troniste, annunciatrici. Dopo le polemiche alcuni nomi spariranno ma siamo abituati a vedere, come candidati, commercialisti, avvocati, personaggi dello spettacolo e dello sport legati in modo personale al grande capo che pensa di amministrare la cosa pubblica come una sua azienda, dove lui è il padrone e fa tutto quello che vuole. Non meravigliamoci, quindi: se Caligola nominò un cavallo senatore ogni sorta di animale può essere scelto.


Prof. Giacomo Venditti