19 aprile 2013

LA TRASLAZIONE DELL’URNA DEL TRANSITO DI SAN ROCCO .



CAPRIATI AL VOLTURNO. Il prossimo 18 Maggio l’Associazione Europea “Amici di San Rocco” vivrà un evento al tempo stesso solenne e storico: l’urna raffigurante S. Rocco che sta per chiudere gli occhi su questa terra per aprirli alla luce beatifica di Dio e contenente le sue sante ossa, sarà traslata da Capriati a Volturno (Ce) nella chiesa medievale di S. Rocco alle porte di Casertavecchia che in questa occasione verrà elevata a santuario diocesano, per volontà della guida e moderatore della stessa Associazione Europea S.E. Mons. Pietro Farina, vescovo di Caserta. Per renderla visibile l’urna sarà collocata definitivamente all’interno di un altare fatto costruire per l’occasione e che, oltre a custodire i resti del santo taumaturgo, sarà una vera e propria mensa posta al centro del piccolo presbiterio, per la celebrazione eucaristica.  Il Concilio Vaticano II, al numero 111 della Costituzione “Sacrosanctum Concilium”, ricorda che la Chiesa venera coloro che hanno servito e vissuto il Vangelo su questa terra e << Tiene in onore le loro reliquie autentiche e le loro immagini >>. L’urna che custodisce i resti mortali di S. Rocco, come tutte le reliquie e le immagini dei santi, ci invita a ripensare la nostra vita, la nostra fede, il nostro impegno nel testimoniarla; ci ricorda la precarietà della vita umana e la fragilità del nostro corpo materiale, apparentemente tanto forte, ma al tempo stesso fragile e preda di calamità e malattie a volte così inesorabili da non lasciare via di scampo per l’incolumità della nostra esistenza terrena. Proprio contemplando l’immagine del corpo di S. Rocco tanti pellegrini potranno, nel silenzio della preghiera e immersi nel suggestivo paesaggio naturale e storico di Casertavecchia, comprendere quanto è edificante vivere la vita secondo la logica del Vangelo, al contrario di quanto numerosi intellettuali del nostro tempo tentano di inculcarci con una visione della vita atea e materialistica, fine a se stessa, senza Dio e priva del fine ultimo della salvezza eterna.  Ma se i santi, delle cui la testimonianze eroiche la storia della Chiesa è tanto ricca, hanno lasciato i loro beni, i loro agii, i loro cari, i loro amori sentimentali, le proprie case, città ed amici, c’è una risposta: essi nel vivere il Vangelo hanno incontrato il Dio vero, non virtuale, tanto vivo al punto che si è fatto uomo in Gesù Cristo per guidarci sulla via dell’amore verso Dio e verso il prossimo. Solo quando si vive la vita per un progetto nobile come l’annuncio del Vangelo l’esistenza umana non è più inutile, ma al contrario è concepita come un dono che vale la pena vivere anche solo per  la gioia di alleviare, sostenere, condividere, consolare le sofferenze dei fratelli.  Solo se guardassimo i santi in questa prospettiva la vita di ogni uomo acquisterebbe significato e nel mondo Dio tornerebbe a sorridere nella solarità dei volti umani. Oggi soprattutto nella presuntuosa categoria dei cosiddetti “opinion leader” la vita di un uomo come S. Rocco, innamorato di Cristo che vive il comandamento dell’amore fino a consumare la sua stessa esistenza per gli altri, è insensata perché su questa terra di un santo non resta che il corpo,  anzi solo le sue ossa umiliate dal tempo, talvolta persino dimenticate a causa delle passioni e delle distrazioni del mondo. Ma la fede cristiana, contenuta nel Catechismo della Chiesa Cattolica e nel Credo che proclamiamo ogni Domenica, ci porta a credere che Cristo un giorno tornerà glorioso sulla terra.  L’urna reliquiario del transito di S. Rocco sotto la mensa eucaristica è pertanto un richiamo non alla morte ma alla vita, non è un loculo, ma una custodia sulla quale il sacerdote allargando le mani farà memoria in ogni celebrazione eucaristica delle parole pronunciate da Gesù nell’ultima cena e con l’effusione dello Spirito Santo il pane e il vino posti sulla mensa diventeranno Corpo e Sangue di Cristo vivo e risorto. Così la liturgia della Solennità dei Santi ci ricorda che la venerazione dei loro resti non è superstizione, né mero culto cimiteriale, ma è lode al Dio della vita che essi hanno già raggiunto con la loro fede incrollabile ed è invito per noi all’ascolto della Parola di Dio e a nutrirci del Pane eucaristico,  pegno di Vita eterna in attesa della nostra Resurrezione alla fine dei giorni, quando i corpi mortali di coloro che saranno giudicati degni da Cristo verranno resi gloriosi. Con questa certezza possiamo fin d’ora lodare Dio con il salmo 51: <<Esulteranno nel Signore le ossa umiliate>> e proclamare le reliquie dei santi garanzia della nostra Resurrezione.
Pietro Rossi