17 novembre 2009

Per la prima volta al mondo si riducono i rischi di ictus per la chirurgia della carotide.


POZZILLI. Al Neuromed di Pozzilli grazie ad uno studio svolto su oltre cento pazienti, per la prima volta al mondo, si può ritenere che, grazie all’uso di una particolare tecnica che aggiunge all’utilizzo dei potenziali somatosensoriali anche i potenziali evocati motori, la chirurgia carotidea può definirsi chirurgia assolutamente preventiva e senza complicanze.
Ciò è stato possibile grazie ad un sistema di monitoraggio continuo intraoperatorio che viene impiegato dal momento dell’induzione dell’anestesia al paziente fino al suo risveglio.
Lo studio di cui proponiamo i risultati è stato svolto interamente in Neuromed ed è nato dalla collaborazione tra U.O.C. di Anestesia e Rianimazione, diretta dal dr. Fulvio Aloj e l’U.O.C. di Chirurgia Vascolare e Endovascolare diretta dal dr. Francesco Pompeo, con l’ausilio del consulente scientifico prof. Elio Franco, Docente di Chi.Vascolare presso la scuola di specializzazione dell’Università “Federico II” di Napoli e Direttore della U.O.C. di Chirurgia Vascolare ed Endovascolare della A.O. “Rummo” di Benevento. La chirurgia carotidea in precedenza: I benefici della endoarteriectomia carotidea (EA) in pazienti con stenosi sono stati dimostrati in innumerevoli trials nazionali ed internazionali. Esistono però delle controversie sia sugli aspetti tecnici che sui risultati della disostruzione carotidea, ma soprattutto non esiste allo stato un sicuro monitoraggio intraoperatorio che eviti le complicanze del clampaggio carotideo. Molti preferiscono eseguire l’intervento chirurgico in anestesia generale, altri in anestesia locoregionale. Altri ancora effettuano l’anestesia generale con risveglio intraoperatorio al momento del clampaggio, mentre altri utilizzano lo shunt di routine, il che è gravato da alcune complicanze (embolie, dissecazioni, occlusione dello shunt, alterazioni intimali con trombosi o restenosi postoperatorie precoci). Significativa è la percentuale di incidenti cerebrovascolari che si verificano durante la chirurgia carotidea, fino a giungere a ictus fatale soprattutto nelle fasi di clampaggio in cui può verificarsi l’insufficienza dei circoli collaterali.
I sistemi di monitoraggio per la valutazione dell’ischemia cerebrale perioperatoria più utilizzati sono: EEG, i potenziali evocati somatosensoriali, il doppler transcranico, la stump pressure, la saturimetria cerebrale, etc. L’Innovazione proposta dagli esperti del Neuromed: Ai potenziali somatosensoriali, già di utilizzo, gli esperti del Neuromed hanno aggiunto i potenziali evocati motori, in tal modo da tener sotto controllo l’integrità funzionale del sistema nervoso del paziente durante tutta la durata dell’intervento effettuato in anestesia generale con particolare tecnica anestetica. Una caduta della registrazione di tale potenziale sta a significare una non corretta perfusione di alcune zone cerebrali (cui consegue il deficit) che può essere evitata inserendo uno shunt temporaneo. In tal modo si può effettuare un intervento di EA CAROTIDEA anche in pazienti poco collaboranti, ansiosi e/o con deficit dell’udito e cognitivi, tranquillamente in anestesia generale. Con tale metodica si evitano tutte le complicanze dell’ischemia da camplaggio, potendo assicurare un risultato intra e postoperatorio sicuro, poiché tutte le funzioni cerebrali sono completamente monitorate. Tale intervento, anche se effettuato in anestesia generale, risulta più breve rispetto all’intervento svolto in anestesia generale con risveglio intraoperatorio nella fase di clampaggio poiché viene ad essere abolito tutto il tempo necessario al risveglio intraoperatorio. Se non è utilizzata la tecnica innovativa del Neuromed il paziente sottoposto alla chirurgia della carotide in anestesia generale viene svegliato al momento del clampaggio ed invitato a collaborare (aprire e chiudere la mano) per avere indicazioni circa il suo stato di perfusione cerebrale. Con tale tecnica viene abolita questa fase ed il paziente dormirà fino ad intervento ultimato. Tale tecnica però deve essere svolta in centri all’avanguardia che prevedono oltre al chirurgo e all’anestesista anche la presenza del tecnico di neurofisiopatologia.



Ufficio Comunicazione NeuromedDr.ssa Ilaria Pucci