07 novembre 2009

Concluso con successo il II° Congresso della Sezione Inter-Regionale Lazio-Molise della SISC.


POZZILLI. Si è appena concluso il II° Congresso della Sezione Inter-Regionale Lazio-Molise della Società Italiana per lo Studio delle Cefalee (SISC), organizzato dalla Dott.ssa Anna Ambrosini, Responsabile del Centro Cefalee Neuromed. Da tal simposio si è compreso che la cefalea a grappolo rappresenta la forma di cefalea primaria più grave mai descritta, tanto da meritarsi in passato l’eponimo di “cefalea da suicidio” per i numerosi casi di tentativi di suicidio tra i pazienti affetti, nel corso della crisi. Questi attacchi di cefalea, di violenza inaudita, possono durare tra i quindici minuti e le tre ore, e ripetersi da una ad otto volte al giorno; nella forma episodica si presentano per un numero di giorni variabile da due settimane a diversi mesi (il cosiddetto “grappolo”) per entrare in remissione spontaneamente e ripresentarsi a distanza di tempo (in genere nello stesso periodo dell’anno, o al cambiamento di stagione) mentre nella forma cronica il paziente non assiste a nessuna forma di remissione. Gli attacchi cefalalgici, estremamente intensi, sono in genere localizzati in territorio orbito-fronto-temporale ed abitualmente accompagnati da importante sintomatologia autonomia omolaterale (lacrimazione, iniezione congiuntivele, edema palpebrale, rinorrea). Questo tipo di cefalea, non frequentissima (interessa circa lo 0,1% della popolazione), predilige i giovani adulti di sesso maschile, in genere forti fumatori, anche se la frequenza nel sesso femminile sembra essere leggermente aumentata negli ultimi decenni (forse anche ad una migliore sensibilità diagnostica). Mentre le crisi cefalalgiche sono sensibili all’uso di sumatriptan (un farmaco della famiglia dei triptani) iniettato sottocute o come spray nasale e all’ossigeno per inalazione ad elevata velocità di flusso, i “grappoli” possono essere interrotti dall’uso di corticosteroidi, verapamil, litio ed alcuni antiepilettici. Nonostante la sua assoluta tipicità, la diagnosi di “cefalea a grappolo” è ancora, molto spesso, una diagnosi non posta, non soltanto nello studio del Medico di Medicina Generale ma anche da specialisti neurologi, e spesso viene confusa con nevralgia trigeminale, sinusite ed emicrania, e di conseguenza erroneamente trattata, con grande sofferenza del paziente e dispendio di risorse. Altre volte la diagnosi di “cefalea a grappolo” viene posta erroneamente in presenza di forme di cefalea completamente diverse, quali emicrania, anche in questo caso ritardando l’accesso del paziente alle cure elettive per la sua patologia. E’ pertanto di grande importanza che in primis i Neurologi, ma anche i Medici di Medicina Generale abbiano maggiori conoscenza della suddetta patologia, come anche delle strategie più corrette per diagnosticarla e gestirla. Convegni di tal tenore scientifico si muovono in tal senso.


Fonte: Ufficio Comunicazione Neuromed