Piedimonte Matese. La “montagna sacra” per eccellenza, il Matese, violentata da gruppi di incivili senza scrupolo, a lanciare l'allarme è il Prof. Marco Fusco (nella foto) ex Presidente del Consiglio generale della Comunità Montana dl Matese. E’ vero, dice Fusco,oggi questo territorio è ostaggio di pochi incivili che appiccano incendi soprattutto per il pascolo o che distruggono i terrazzamenti inerpicandosi ovunque con i quod, danneggiando sia la proprietà privata che quella pubblica. Le peripezie di questi scalmanati sono stati messi su youtube e rappresentano una sorta di video – denuncia. Una situazione intollerabile ma che ripropone l’attualità di una vera e propria emergenza che colpisce tutto il Matese. Quale emergenza? La mancanza di controlli. E così tutti violano la legge e lo fanno anche perché sanno di non correre rischi da noi. Basta un dato. La legge quadro sulle aree protette è la numero 394 del 6 dicembre 1991. L’articolo 11 di questa legge prevede l’approvazione, da parte degli organi statutari di un Parco, di “un regolamento” che serva a disciplinare ogni genere di attività all’interno di un’area protetta. Questo regolamento, chi l’ha visto? E così nel nostro bellissimo territorio ci si trova di fronte a una serie impressionante di vere e proprie violenze ambientali. Vedere quelle immagini su youtube è un pugno nello stomaco per chi da sempre si batte per la salvaguardia e la valorizzazione di tutte le bellezze naturalistiche che rappresentano il valore aggiunto per un territorio sempre più mortificato da una classe dirigente poco attenta ai grandi temi sociali e sempre più arroccata su se stessa. Il Matese, continua Fusco, è anche l’abbandono inesorabile di vaste aree da secoli vanto delle nostre migliori tradizioni e radici. Il Matese è anche la terra di conquista per chi realizza opere pubbliche senza, poi, fare interventi compensativi di risanamento e bonifica. Basta recarsi nella piana del capriatese per capire il livello dell’inaudita violenza fatta all’habitat naturale di siti di pregevole interesse comunitario. Questo ultimo scempio che denuncio pubblicamente( corse clandestine di quod) dovrebbe spingere tutti gli attori del territorio a creare le giuste coordinate, in materia di sviluppo durevole, in relazione alle politiche UE, nazionali e regionali. E’ ora di uscire dal crepuscolo, conclude Marco Fusco, mi rivolgo soprattutto alle associazioni ambientaliste e alle tante sigle che portano avanti programmi, progetti, buone pratiche ma che non riescono, forse, a creare quella tanto auspicata rete e messa a sistema di tutto ciò che viene realizzato in fatto di salvaguardia e valorizzazione del territorio. Se si riuscirà a coniugare tutto questo, con le qualità ambientali e paesaggistiche del territorio e con la forte identità storica, che non ha assolutamente eguali, questo ambiente avrà un futuro. Tutto questo si acquisisce con la cultura dell’accoglienza. Ma questo si acquisisce nel tempo ed è inscindibile dalla conservazione del territorio che alle nostre latitudini spesso è professata solo negli intenti. Tuttavia è ora che nasca anche da noi un coordinamento di tutte le emergenze turistiche del nostro territorio. La ricetta vincente è mettere in rete, cioè coordinare la fruibilità di siti come ad esempio il Castello di Venafro, il Museo archeologico, le strutture del Parco, il Museo della Winterline, la visita alla zona umida alle Mortine e alla Cipresseta di Fontegreca o al Parco della Memoria storica di San Pietro Infine. Ho citato solo a titolo di esempio questi siti senza allargarmi ai territori contermini altrettanto ricchi, che nell’insieme costituiscono un’attrattiva di notevole spessore incastonata in quello scrigno di diversità costituito dagli Appennini. Non posso tuttavia sottacere il disappunto per quei interventi conclusi con la programmazione 2000/2006 e ancora non fruibili.
Pietro Rossi
Pietro Rossi