03 settembre 2013

IL CARRO DEL VINCITORE


Gianluca Pascarella

PIEDIMONTE MATESE. “E’ stata l’estate dei falchi e delle colombe – così ha esordito in un suo intervento alcuni giorni fa il sindaco di Firenze Matteo Renzi – abbiamo sfogliato i quotidiani per giorni e giorni, e tuttora continuiamo a farlo, con la questione della decadenza di Berlusconi. Fermo restando che in un Paese civile un condannato con sentenza definitiva si sarebbe dimesso, l’unico modo per archiviare l’era Berlusconi è smettere di parlarne. Questa Italia ha diritto a qualcosa di meglio che questo teatrino”. A queste dichiarazioni gli hanno fatto eco i giovani renziani di Caserta che vedono un nuovo progetto politico con un Paese che sia fatto con la stessa pasta dei sogni dei nostri nonni che hanno ricostruito l'Italia; i nostri nonni avevano un sacco di problemi ma hanno avuto il coraggio di crederci, non si sono tirati indietro, non hanno avuto paura di fronte alle difficoltà. Noi più giovani, ha ribadito Gianluca Pascarella referente dell’alto casertano, abbiamo il dovere di rimboccarci le maniche e di sbaragliare, rottamare, questo sistema, terminando di lamentarci. Un anno fa non ne trovavi uno disposto a prendere un caffè con Matteo Renzi, se non per avvelenarglielo. Il sindaco di Firenze era un moccioso, un arrogante, il nipotino prediletto di zio Berlusconi. Ora è diventato il fratello bianco di Obama, il cugino toscano di Blair, la reincarnazione di Bob Kennedy e non c’è signore delle tessere democratico o sperduto assessore appenninico che non ostenti il desiderio incomprimibile di applaudirlo, abbracciarlo, incoronarlo segretario del Pd di tutte le galassie. Renzi, sia detto a suo merito, non è cambiato. Continua a dire le cose che diceva prima, e cioè che se prende il potere li farà fuori tutti: altrimenti loro, dopo Prodi e Veltroni, faranno fuori anche lui. I notabili lo sanno, ma non resistono egualmente alla tentazione, che in Italia è una vocazione, di saltare sul carro del vincitore. E pazienza se si tratta dello stesso carro a cui fino a ieri cercavano di segare le ruote. La loro speranza, una volta saliti a bordo, è di riuscire a mimetizzarsi nella paglia per acchiappare qualche schizzo di gloria e, soprattutto, saltare fuori al momento opportuno armati di pugnale.
Pietro Rossi