03 settembre 2013

CONCLUSO IL VOLO DI “MIGRANDATA 4”



CASTELLO DEL MATESE. Si è concluso con grande successo il campo naturalistico Migrandata Matese, giunto ormai alla sua quarta edizione. L’evento è stato organizzato dall’associazione ARDEA e dal CEDA “Matese” della Legambiente, dal 21 al 31 agosto 2013, con il contributo dell’Assessorato all’Ecologia della Regione Campania, nell’ambito della strategia nazionale per la biodiversità del Ministero dell’Ambiente. I partner istituzionali e associativi che hanno reso possibile il progetto sono tanti: dall’Assessorato all’Ecologia della Regione Campania al Parco Regionale del Matese; dalla Comunità Montana del Matese, ai Comuni di Castello Matese, Piedimonte Matese, San Gregorio Matese,  l’Hotel Miralago, lo Sci Club Fondo Matese, la Protezione Civile “Nucleo Piedimonte Matese”, il Vivaio dello S.T.A.P.F. di Caserta “Carboniere” e il gruppo Agesci Piedimonte Matese I. Il campo di ricerca concentra la sua attenzione soprattutto sulle rotte migratorie dell’avifauna in volo sul Lago Matese, importante zona umida dell’omonimo Parco Regionale. Il Lago rappresenta infatti un nodo centrale e rotta preferenziale nella migrazione di andata e ritorno dell’avifauna europea, data la presenza di ambienti adatti alla sosta dei passeriformi transahariani, i quali utilizzano il territorio per foraggiarsi prima dell’attraversamento del Mediterraneo, per poter giungere nei luoghi di svernamento. Nei dieci giorni di campo, coordinato dal naturalista matesino Giovanni Capobianco, molte sono state le attività che hanno consentito di rilevare ulteriori informazioni non solo relative al flusso migratorio dell’avifauna. Un grande susseguirsi di volontari, ornitologi, tirocinanti del corso di Scienze Naturali della Federico II e naturalisti provenienti da tutta la Campania e non solo che, spinti dal comune interesse per la natura, si sono dedicati attivamente al progetto contribuendo così all’esito positivo ottenuto al termine di questo studio. Una parte dei dati ornitologici raccolti verranno elaborati nell'ambito di una tesi di laurea che verrà discussa il 30 ottobre dalla studentessa Marilena Izzo. Le attività scientifiche, condotte sotto la supervisione del responsabile scientifico Rosario Balestrieri, ornitologo ed inanellatore riconosciuto dall’ISPRA, hanno evidenziato il sensibile calo dell’attività migratrice nei pressi del lago Matese, nel primo periodo del campo, sopratutto per la specie rondine (Hirundo rustica). Nonostante ciò, il monitoraggio dell’avifauna matesina ha riportato notevoli risultati dal punto di vista scientifico: oltre 2600 sono gli uccelli inanellati appartenenti a 36 specie diverse. Tra queste, due specie degne di nota sono il Picchio verde, che riesce a nutrirsi anche di insetti nascosti sotto la corteccia grazie alla lunga lingua che arriva ad estroflettersi fino a 10 cm dalla punta del becco e il Falco Lodolaio, che durante una delle tante “rondinate”, nelle quali veniva a far visita al campo per predare le rondini, è entrato in rete sotto gli occhi stupiti dei responsabili e dei numerosi visitatori. La sua cattura rappresenta un dato importante poiché in Italia ne vengono inanellati mediamente solo 6 individui all’anno.  Quest’anno il campo di ricerca scientifica Migrandata Matese è stato arricchito dall’attività di monitoraggio del flusso migratorio di rapaci sul Matese. L’attività, coordinata da Marco Basile, è stata portata avanti da 10 volontari, comprendenti soci ARDEA ed appassionati. Nonostante le avversità meteorologiche, deleterie per gli avvistamenti, quanto per la migrazione, sono state avvistate ben 11 specie di rapaci, tra migratori e non. Tra i primi annoveriamo i falchi di palude, i falchi pecchiaioli, il biancone, l’albanella minore; tra i secondi le poiane, i gheppi, i lodolai, gli sparvieri, un astore, i magnifici grifoni e la maestosa aquila reale. Queste ultime due osservazioni sono degne di nota. Infatti, i grifoni sono probabilmente individui abruzzesi che, come segnalato già in passato tramite le radiotrasmittenti appostegli sul dorso dai ricercatori abruzzesi, frequentano la zona del Matese. L’aquila reale avvistata, invece, era un individuo di due anni, quindi, non necessariamente nato sul Matese e colto durante i tipici spostamenti erratici giovanili. Inoltre, anche se non rapaci, sono stati avvistati frequentemente i corvi imperiali e i gracchi corallini. I dati ottenuti sulle rondini invece, sono migliorati notevolmente. Durante i primi giorni di campo i risultati riportavano un enorme calo della popolazione dovuto a cause non ancora accertate, sia per quanto riguarda gli individui marcati che per le stime a vista. Successivamente invece, il numero di individui è aumentato progressivamente, passando da 30 a 600 individui marcati giornalmente, indice del fatto che il possibile slittamento della tempistica della migrazione è probabilmente un’ipotesi da non escludere. Nelle attività svolte durante il campo, si segnala anche il rilevamento del Piviere tortolino, limicolo molto particolare che preferisce, come rotta migratoria, le cime più alte degli Appennini, per giungere dalla Siberia in Africa e in Medio Oriente.  In totale, in quattro anni di monitoraggio, il campo naturalistico Migrandata Matese, in 37 giorni di attività ha inanellato 9383 individui di 52 specie diverse, censito oltre 90 specie e rilevato 3 specie nuove per il Parco Regionale del Matese.  Solo un costante studio e un continuo monitoraggio potranno far luce sul reale stato di salute della popolazione di rondini, per proteggere al meglio loro, e l’intero ecosistema di cui fanno parte. Il campo ha costituito una preziosa occasione per raccogliere nuovi dati sulla biodiversità della Campania e rappresenta un’efficace azione di sensibilizzazione delle popolazioni locali e dei turisti per una migliore conoscenza e salvaguardia dell’ambiente del Parco Regionale del Matese.  L’augurio è che Migrandata cresca nel tempo e diventi un campo permanente di monitoraggio dell’avifauna del Matese, divenendo anche scuola di vita per le giovani generazioni che abitano sul territorio, rafforzando la loro speranza in un futuro biodiverso.

Pietro Rossi