25 marzo 2013

La liquidazione dei pagamenti arretrati alle imprese l’unica arma per spronare la crescita economica.



Secondo quanto deciso dai due vice-presidenti della Commissione Europea Tajani e Rehn le Pubbliche Amministrazioni dovranno pagare i debiti contratti con le società di beni e servizi nel più breve tempo possibile al fine di far applicare definitivamente la Direttiva europea sui ritardati pagamenti della P.A., 2011/7/UE del 16 febbraio 2011 recepita in Italia con il dlgs 192/2012. Secondo le stime UE, inoltre, il piano di pagamento dovrebbe portare allo sfondamento del 130% del rapporto debito/Pil. A fronte di ciò la Commissione europea si è impegnata a non aprire, verso l’Italia, alcuna procedura di infrazione per debito eccessivo. “Si tratta di una somma considerevole. – commenta l’On. Aldo Patriciello che da sempre si è battuto per il recepimento effettivo della Direttiva in oggetto – Circa settanta miliardi di euro bloccati perché se pagati interamente farebbero schizzare il debito pubblico alle stelle e quindi violare il patto di stabilità da parte degli enti debitori delle aziende. La Commissione europea ha autorizzato, inoltre, questi pagamenti senza che essi siano considerati una violazione degli impegni di bilancio assunti dall’Italia e considerare il pagamento dei debiti pregressi come una non violazione del patto di stabilità è un segnale importante anche perché annulla eventuali procedure d’infrazione che potrebbero essere promosse in caso contrario. Credo quindi che la decisione presa dai Commissari potrà stimolare la crescita economica del nostro Paese e rimettere in moto l’economia. Una boccata di ossigeno per l’intero sistema imprenditoriale italiano; leggiamo infatti tutti i giorni sui giornali quanto le aziende italiane, soprattutto piccole e medie, stiano fallendo proprio perché in difficoltà economica conseguente alla mancata riscossione dei crediti vantati nei confronti della Pubblica Amministrazione. In ultimo possiamo leggere le rilevazioni del Cerved secondo la cui analisi delle imprese illustra che in Italia l’anno scorso 47mila aziende hanno accusato protesti di fatture e cambiali, un record da rilevare soprattutto al sud in cui le società protestate aumentano di circa il 10% rispetto al nord, toccando il 12%. Ebbene molte di queste aziende, soprattutto edili, di fornitura servizi, non riescono a pagare fornitori e dipendenti proprio perché aspettano il pagamento dei lavori effettuati per la P.A. e in tempo di crisi non è un problema da poco in quanto proprio queste somme servono a tenere in piedi l’azienda”. Secondo alcune stime i debiti pregressi della P.A. italiana verso le imprese fornitrici ammonterebbero a una cifra compresa tra 70 e 100 mld di euro e il pagamento degli stessi potrebbe far ripartire investimenti per 15-16 miliardi di euro con effetti benefici anche per lo spread. La normativa comunitaria in materia impone alle Amministrazioni Pubbliche pagamenti a 30 giorni, anche quando i debiti riguardino edilizia e lavori pubblici.  Termine che può diventare 60 giorni nel caso in cui a pagare debbano essere Asl e ospedali. Per i Commissari, inoltre, bisogna varare un piano straordinario per pagare al più presto le imprese e normalizzare i debiti delle P.A. Un piano, spiegano Rehn e Tajani, che ‘preveda adeguate misure contro il rischio di comportamenti opportunistici da parte delle pubbliche amministrazioni titolari del debito pregresso’. Intanto la Commissione si è detta pronta ‘a cooperare con le autorità italiane per aiutare l’attuazione tecnica del piano di liquidazione del debito commerciale pregresso e accoglierebbe con favore la disponibilità di informazioni più dettagliate ed aggiornate sull'attuale ammontare di tale debito da parte di ogni livello di amministrazione pubblica’.
Bruxelles, Ufficio Stampa On. Aldo Patriciello