04 settembre 2012

CONFERENZA DEI SINDACI SULLA VICENDA DEL TRASFERIMENTO DEI 15 DIPENDENTI DELL’EX CONSORZIO DI BONIFICA DELLA VALLE TELESINA PRESSO IL CONSORZIO DI BONIFICA DEL SANNIO ALIFANO.



Prof. Pietro Andrea Cappella

PIEDIMONTE MATESE. Si è svolta presso la sala consiliare del Consorzio di Bonifica del Sannio Alifano di Piedimonte Matese la Conferenza dei Sindaci sul  trasferimento dei 15 dipendenti dell’ex Consorzio di Bonifica della Valle Telesina presso l’Ente del Sannio Alifano. Il Presidente del Consorzio Prof. Pietro Andrea Cappella durante i lavori della Conferenza dei Sindaci ha illustrato alcune note esplicative della disciplina introdotta dall’art.3 della Legge regionale n. 11 del 2012. “Sono ormai note alla popolazione ed agli amministratori locali – ha ribadito il Prof. Cappella – le vicende legate all’approvazione dell’articolo 3 della L.R. Campania n. 11/2012 con il quale il Legislatore regionale ha disposto il “trasferimento” presso il Consorzio di Bonifica del Sannio Alifano del personale (in numero 15 unità) dipendente dell’ex Consorzio della Valle Telesina soppresso nel lontano 2002 per disposizione di una delibera regionale a causa di una grave situazione di dissesto. La diffusione di notizie non sempre corrette e la strumentalizzazione che, da più parti, si è fatta dell’atteggiamento adottato dal Consorzio del Sannio Alifano a seguito dell’introduzione della citata previsione normativa, hanno reso necessario un incontro chiarificatore al fine di esplicitare, una volta per tutte ed alla presenza dei soggetti – anche solo indirettamente – interessati i delicati problemi che hanno sollevato e sollevano tutt’ora seri dubbi circa la concreta possibilità di dare applicazione alla cennata disposizione. Si ritiene doveroso riassumere con la massima chiarezza possibile i fatti e le problematiche tutt’oggi irrisolte al fine di condividerle con gli amministratori che rappresentano i lavoratori ed il territorio coinvolti nella vicenda ed anche per spiegare le ragioni delle iniziative intraprese, sperando nella massima collaborazione al fine di risolvere nel miglior modo possibile l’annosa questione. È necessaria una breve premessa: a seguito della soppressione del Consorzio di Bonifica della Valle Telesina avvenuta, come detto, nel lontano 2002, si è avuta una “riperimetrazione” tale da accorpare il territorio rientrante in quel comprensorio a quello del Sannio Alifano. Da quel momento in poi, con enorme sforzo e con grandi difficoltà, il Consorzio del Sannio Alifano ha riorganizzato la propria forza lavoro al fine di gestire anche le attività relative al territorio ad esso accorpato occupandosi di re-distribuire funzioni  e competenze. Nel frattempo i dipendenti del soppresso Consorzio della Valle Telesina hanno lavorato – per ben 10 anni – alle dipendenze della Gestione Liquidatoria istituita dalla Regione e, dunque, di fatto alle dipendenze della Regione Campania. A tali premesse di fatto, deve aggiungersi un cenno sulla natura giuridica dei Consorzi di Bonifica. Essi sono stati pacificamente qualificati dalla giurisprudenza ordinaria ed amministrativa quali “enti pubblici economici” e, in quanto tali, sono sottratti dal campo di applicazione delle disposizioni contrattuali collettive relative al pubblico impiego, bensì sono sottoposti alla disciplina di cui al libro V del codice civile relativa ai rapporti di impiego privato. Manca, dunque, qualsivoglia base giuridica che consenta alla Regione di imporre un’assunzione di personale per trasferimento senza il necessario coinvolgimento – ed il conseguente assenso – dell’ente interessato. Nel mese di aprile 2012 il Consorzio di Bonifica del Sannio Alifano venne informalmente a conoscenza di una proposta di legge in corso di approvazione che riguardava il “trasferimento” degli ex dipendenti del soppresso Consorzio di Bonifica della Valle Telesina. Dall’esame dagli atti pubblicati sul sito della Regione Campania emergeva lampante la scorrettezza dell’iter di approvazione seguito dal Legislatore regionale e, soprattutto, la totale assenza di coinvolgimento dell’ente interessato in palese violazione di legge, come si dirà. Così, in data 26.04.2012, il Consorzio di Bonifica del Sannio Alifano inoltrava alla Regione una nota evidenziando ai competenti organi regionali le illegittimità sia procedurali che sostanziali riscontrate, diffidando gli stessi a non procedere all’approvazione del progetto di legge. In particolare si rappresentava la grave violazione dell’iter legislativo e si sottolineava come i vizi che potevano apparire solo di tipo “formale” incidessero, in realtà, in modo sostanziale sulle decisioni assunte dagli organi regionali e sulla concreta applicabilità della disposizione di futura approvazione. Ed infatti è stato completamente omesso il coinvolgimento del Consorzio del Sannio Alifano quale ente interessato ai sensi dell’art. 40 dello Statuto della Regione Campania; così come pure è stato violato l’art. 55 del vigente Regolamento interno consiliare che prevede la necessaria consultazione da parte della competente Commissione di tutti gli Enti interessati all’approvazione di un progetto di legge. Sono mancati, inoltre, i pareri della Commissione Agricoltura e della Commissione Bilancio nonché il parere del Consulta Regionale di Bonifica istituita ai sensi dell’art. 15 della L.R. n. 4/2003, necessario visto che si tratta di un intervento pubblico in materia di bonifica, oggetto proprio del parere consultivo di detta Commissione.  È evidente che il mancato coinvolgimento di tali soggetti ha fatto sì che la Regione agisse in totale solitudine e del tutto arbitrariamente. A tale diffida nulla seguiva da parte degli organi regionali; solo il Prefetto di Napoli – cui pure l’atto era stato inoltrato nella qualità di rappresentante dello Stato nei rapporti con le autonomie ex art. 10 della L.n. 131/03 – riscontrava all’atto di diffida con nota prot. n. 33886 del 15.05.2012 rappresentando “di aver interessato il Presidente della Regione Campania al fine di acquisire notizie sulla vicenda di che trattasi”. Senonchè nel frattempo la legge era già stata pubblicata sulla base dell’illegittimo procedimento censurato (BURC n. 31 del 14.05.2012) e, con nota del 15.05.2012, la Regione Campania invitava il Consorzio ricorrente “…a voler predisporre, in collaborazione con la Gestione Liquidatoria del soppresso Consorzio, gli atti necessari per l’attuazione della richiamata disposizione normativa” ignorando, ancora una volta, la concreta impossibilità di dare esecuzione alla legge. Seguivano diverse note a firma della Gestione Liquidatoria regionale dell’ex Consorzio di Bonifica della Valle Telesina con cui si invitava il Consorzio del Sannio Alifano a predisporre quanto necessario per procedere al trasferimento. Nel frattempo il Consorzio riceveva diverse richieste di incontri da parte dei dirigenti regionali coinvolti nell’approvazione della legge. Si tenevano alcuni incontri informali durante i quali, pur ribadendo con forza le perplessità relative ad una evidente carenza di impegno di spesa da parte della Regione  per gli oneri derivanti dall’assunzione del personale trasferito, ed i problemi connessi alla gestione pregressa del rapporto di lavoro (avendosi notizia di gravosissimi contenziosi e pendenze in materia retributiva e previdenziale che comporterebbero il sicuro ed immediato dissesto dell’ente subentrante nel rapporto di lavoro) nessuna risposta è stata fornita dai dirigenti regionali. Anche se si è trattato di incontri informali, si ritiene opportuno segnalare che i problemi sottoposti all’attenzione dei dirigenti non solo sono rimasti senza risposta ma, addirittura, tali dirigenti, pur di liberarsi dell’antico problema, hanno suggerito al Consorzio di assumere il personale e poi provvedere a licenziarlo qualora fosse impossibile sopportarne i costi (sic!). Del resto tale “indicazione” è stata addirittura palesa nell’ultimo provvedimento adottato dalla Regione laddove, con riferimento al contributo per i costi annui del personale interessato (come detto, previsto solo per il 2012), nel ritenere che questo “appare sufficiente” si legge quanto segue: “Diversamente se ci si riferisce alla mancata erogazione del contributo per gli anni successivi al 2012. In simile ipotesi, spetta doverosamente agli amministratori del Consorzio mantenere in ordine i conti e soprattutto adottare ogni utile provvedimento, compreso la riduzione del personale, per evitare un possibile dissesto finanziario dell’Ente.” Insomma, si dice al Consorzio di assumere per “trasferimento” quindici lavoratori e poi si “suggerisce” allo stesso di procedere alla riduzione di personale (licenziamento) per “mantenere in ordine i conti”! In ogni caso, anche gli ulteriori chiarimenti richiesti non sono mai stati forniti. Ad oggi non è dato sapere: cosa debba intendersi per “trasferimento” del personale in considerazione che esso appartiene ad un Ente ormai soppresso dal 2002;Quali siano le conseguenze sul piano previdenziale e degli oneri connessi al trattamento di fine rapporto, in considerazione che la previsione legislativa in oggetto prevede una spesa solo per il 2012 che copre le sole retribuzioni; Quale certezza si abbia della copertura finanziaria per gli anni successivi a quello in corso, in quanto nella Legge vi è una mera previsione programmatica; Come gestire il fatto che risulta l’esistenza di un contenzioso in atto con gli Istituti previdenziali e con l’Agenzia delle Entrate che riguarda gli ex dipendenti del Consorzio Valle Telesina; Come gestire il raddoppio di molte posizioni funzionali che si creerebbe all’interno del Consorzio (ad es. doppia Direzione Amministrativa), con inevitabili ripercussioni negative sul piano dell’organizzazione del lavoro e dei servizi del Consorzio, oltre che sul piano dei diritti acquisiti; L’impossibilità per legge di assumere personale a tempo indeterminato senza la certezza di una copertura finanziaria. Si pensi, infatti, che laddove vi fosse l’assunzione tout court dei dipendenti del disciolto ente non soltanto non vi sarebbe, come detto, alcuna certezza di copertura finanziaria, ma vi sarebbe il raddoppio di alcune posizioni (è eclatante, ad esempio, che vi sarebbero due Direttori Amministrativi), nonché l’impossibilità logicista di allocare nella sede del Consorzio i dipendenti. Quanto all’assenza di un impegno di spesa da parte della Regione, considerato il costo annuo dei dipendenti che oggi si vorrebbero trasferire e considerata l’assenza di un effettivo impegno di spesa da parte della Regione per gli anni successivi a quello in corso (possibilità della quale si dubita fortemente vista l’impossibilità per la Regione, in ossequio al patto di stabilità, di assumere un impegno di spesa per nuove assunzioni cui, di fatto, l’ipotesi in esame va equiparata) allo stato bisognerebbe aumentare del 28,47% entrambi i ruoli di contribuenza del Sannio Alifano e quelli della Valle Telesina. Ciò in violazione dei principi costituzionali di cui agli artt. 3, 41 e 97 come si è detto nel ricorso dinanzi al TAR. Se poi tali costi venissero imputati unicamente al comprensorio della Valle Telesina  ne deriverebbe, per tale comprensorio, addirittura un aumento del 99,63%, ossia il raddoppio dei ruoli di contribuenza. È evidente che i descritti effetti sono palesemente contrastanti con l’art. 53 della Costituzione perché mancherebbe qualsiasi forma di proporzionalità del tributo rispetto alla capacità contributiva; non solo, ma vi sarebbe anche una enorme sproporzione tra il costo del tributo ed il servizio reso che rimarrebbe identico a com’è oggi. L’assenza dei chiarimenti richiesti in ordine ai denunciati vizi di approvazione della legge, unitamente alla necessità di tutelare sia l’Ente stesso da un probabile dissesto e sia gli stessi lavoratori da trasferire che, stando così le cose, non avrebbero comunque alcuna garanzia di stabilità, come si vede, non lasciavano altra scelta se non quella di impugnare i provvedimenti con cui la Regione aveva ordinato al Consorzio di procedere all’immediata assunzione. Oggi la nota prot. n. 0535734 del 12.07.2012 adottata dalla Regione è stata sospesa dal Tribunale Amministrativo Regionale che, il 12 settembre prossimo si pronuncerà in sede collegiale sulla domanda cautelare e, probabilmente, sulla questione di illegittimità costituzionale sollevata incidentalmente. Com’è noto sono continue le richieste di assunzione da parte dei lavoratori che dovrebbero essere trasferiti. Richieste tutte legittime ma che, allo stato dei fatti, non possono trovare esecuzione. E ciò – lo si è detto – prima di tutto nel loro interesse dal momento che senza la copertura finanziaria e senza che vi sia una effettiva esigenza delle posizioni lavorative da assumere, tali lavoratori potrebbero perdere il posto di lavoro (così come potrebbero perderlo anche i dipendenti attuali nel caso attivazione della procedura di riduzione del personale) all’indomani di una eventuale, irresponsabile assunzione in esecuzione della scellerata disposizione normativa”.

Pietro Rossi