04 settembre 2012

Ancora tagli lineari... Ma intanto la spesa cresce!

Con i tagli delle varie manovre (3 in 4 anni), le piante organiche sono già state tagliate di un terzo. Considerato anche il blocco del turn‐over, il numero effettivo dei dipendenti pubblici è sceso di 171mila unità, vale a dire del 5% solo tra il 2006 e il 2010. Ma l’effetto di questa riduzione sulla spesa è stato molto limitato se si pensa che dal 2000 al 2011 essa è comunque cresciuta di oltre 248 miliardi, cioè del 45,2%. Come è possibile? E’ possibile: perché mentre gli organici si assottigliavano, l’aumento dei consumi intermedi (soprattutto in acquisto di beni e servizi) cresceva di 32 miliardi, cioè del 55,8%. In altre parole, i risparmi fatti sul personale sono stati annullati dall’incremento di spesa per appalti, consulenze eccetera. L’irresistibile tentazione di ridurre gli organici pubblici: il bersaglio sbagliato! Quello di tagliare il personale pubblico è un “pallino” da cui nessuno degli ultimi esecutivi è rimasto estraneo. Solo negli ultimi quattro anni e prima di questa manovra, sono intervenute sugli organici di ministeri ed enti ben tre manovre: il d.l. 112/2008, il dl 194/2009, il dl 138/2011 (la manovra d’agosto convertita nella l. 148/2011). Risultato: meno 30% dei posti di lavoro pubblici, dipendenti e dirigenti. Nel dettaglio, il primo decreto ha disposto la riduzione del 20% dei dirigenti generali, il 15% dei dirigenti di seconda fascia e il 10% del personale non dirigenziale. Il “milleproroghe 2010” ha raschiato ancora un 10% dei dipendenti e dei dirigenti di seconda fascia, e lo stesso ha fatto la manovra dello scorso agosto, che però aveva almeno risparmiato Ministero della Giustizia e Agenzie fiscali. È così che in quattro anni gli organici ministeriali sono passati da quasi 200mila unità a 175mila, perdendo oltre il 10%. Mentre il complesso degli enti che gestiscono il sistema di welfare hanno sacrificato l’11% delle risorse umane. Alla cura dimagrante non sono sfuggiti peraltro gli enti locali: tra regioni, province e comuni la perdita di capitale umano ha superato le 33mila unità, il corrispondente di una cittadina di provincia. Così come le Agenzie fiscali: oltre 5300 lavoratori in servizio in meno all’Agenzia delle Entrate, 2.600 al Territorio e 1.700 alle Dogane. Stesso dicasi per la scuola: la “società della conoscenza” ha perso il 9,13% dei suoi formatori, 105mila persone tra insegnanti e personale scolastico. In controtendenza solo le regioni a statuto speciale e la Presidenza del consiglio dei ministri, cioè i funzionari alle dirette dipendenze del premier di turno. Il discorso non cambia per gli incarichi dirigenziali, che hanno subito una riduzione tanto nei ministeri quanto nelle regioni e nelle autonomie locali, mentre sono aumentati alla Presidenza del consiglio (+34% per i dirigenti di prima fascia). Non è cambiato, peraltro, il rapporto storicamente sbilanciato tra manager e dipendenti. Dov’è che deraglia la spesa pubblica? A fronte di tanto “virtuoso” tagliare, i costi della macchina pubblica si sono impennati. Segno evidente che non è il costo del personale la zavorra dei bilanci. Nel paragone con gli altri paesi europei, l’Italia è tra quelli che spende meno per le retribuzioni dei dipendenti pubblici: con il 23,5% è seconda solo alla Germania (16,6%), meglio di Spagna (29,8%), Regno Unito (26,1%), Francia (25,8%) e Belgio (25,2%). È vero che il costo del personale pubblico, secondo le statistiche, è salito del 36%. Dentro però non ci sono solo gli stipendi dei lavoratori, peraltro ingiustamente sottoposti al blocco della contrattazione: bensì le retribuzioni d’oro ‐ per giunta non determinate dalla contrattazione collettiva ‐ che spettano a tutta una serie di alte cariche come prefetti, magistrati, diplomatici, grands commis… e che la statistica disinvoltamente accorpa a infermieri, impiegati di sportello, personale scolastico. E poi c’è il pozzo senza fondo delle società partecipate: aziende municipalizzate, società miste, società in house… Una galassia di soggetti ‘intermedi’ che ha moltiplicato i centri di spesa, le poltrone, la spartizione, il clientelismo.

Comunicato CISL - FP