Caro
Presidente,
Giorgio Napolitano |
chi Le
scrive è un cittadino qualunque, uno dei tanti che vive con preoccupazione
questo momento denso di incertezze per il futuro dell’Italia e i nostri figli.
Uno dei tanti che hanno ritenuto il Suo operato, nell’esercizio del Suo altissimo mandato, equilibrato e
puntuale. Le scrivo dal profondo del
cuore per manifestarLe le mie perplessità e il senso i vuoto determinato in me
dalla Sua determinazione di sollevare un conflitto di attribuzione presso
l’Alta Corte Costituzionale con la Procura di Palermo a riguardo dell’utilizzo
delle intercettazioni indirette che riguardano la Sua persona e l’Istituzione
da Lei degnamente rappresentata. Capisco, caro Presidente, la necessità di
difendere le prerogative istituzionali del Capo dello Stato ma, d’altra parte,
come non tenere in adeguata importanza il sacrificio per il Paese e per la Giustizia
dei magistrati della Procura di Palermo e delle loro scorte? Come dimenticare
che ancor oggi in Sicilia la mafia impera, in Campania la camorra detta legge e
che la drangheta controlla ormai non solo la Calabria ma l'economia milanese? Non ha pensato, caro Presidente, quale
significato, anche simbolico, avrebbe avuto la Sua decisione di promuovere un
conflitto istituzionale con la Procura di Palermo? Non c'è peggiore sentimento
per un Magistrato di frontiera che sentirsi abbandonato o addirittura
ostacolato dallo Stato nella ricerca della verità. Caro Presidente Napolitano,
non c'è ragion di Stato che tenga! Oggi la difesa delle prerogative
istituzionali e i formalismi giuridici dovrebbero, credo, lasciar il passo alla
necessità di cementare il Paese in una comune lotta alla criminalità
organizzata grazie anche ad una nuova, diffusa e condivisa cultura della nostra
società che sappia coniugare legalità, meritocrazia e solidarietà. Di questi improcrastinabili processi storici
io mi sarei aspettato che, ancora una volta, Ella sarebbe stato promotore e
primo testimone e mai e poi mai avrei immaginato che avrebbe innescato un
conflitto tra Istituzioni in un momento storico quale adesso viviamo dove solo
un Paese unito e coeso intorno alla sua memoria storica e ai suoi eroici
servitori può affrontare insieme questa terribile fase economica.
Con
rispetto e stima.
Dott.
Emilio Iannotta