06 maggio 2011

LIMATOLA E IL BORGO STORICO: OLTRE AL DANNO LA BEFFA


Nel mese di luglio dell’anno scorso, scrissi un articolo avente ad oggetto il borgo storico di Limatola. In verità, per non dimenticare gli errori del passato, iniziai col rammentare la nota vicenda della perdita del Castello da parte del Comune che, però, subito archiviai in favore del tema che volevo trattare qual era, per l’appunto, il borgo. Anche in tal caso, per non dimenticare gli errori del passato, evidenziai le responsabilità negli anni da parte del Comune per lo stato di incuria e degrado in cui esso versa e il conseguente fenomeno di abbandono e spopolamento da parte dei residenti. Evidenziai l’importanza dell’intervento di riqualificazione, allora in fase di avvio e a tutt’oggi in corso di esecuzione, augurandomi che almeno per il borgo il Comune recuperasse il ruolo centrale di governo del territorio che gli compete. Sollecitai la pianificazione di una strategia di sviluppo futuro, una serie di azioni coordinate e programmate nel tempo che, in uno alla valorizzazione del borgo, incentivassero lo sviluppo di quelle attività economiche legate al turismo necessarie a diversificare l’economia locale, anche alla luce della forte crisi che vivevano e che tuttora vivono le attività industriali (come peraltro confermato soprattutto dagli ultimi avvenimenti). Invitai, inoltre, sulla base di considerazioni legate alla natura del borgo, la stessa Amministrazione ad invogliare i cittadini a ritornare nelle antiche case, a sollecitare restauri e/o ricostruzioni nel rispetto della tradizione locale, anche mediante la concessione di mirati bonus volumetrici necessari ad adeguare le stesse alle moderne esigenze, a mettere in campo tutte le possibili azioni per il ripristino delle condizioni di vivibilità dei luoghi e per la ricerca e divulgazione di tutte le opportunità di sviluppo legate alle fonti di finanziamento comunitarie, statali e regionali perseguibili anche dai privati. Rimando a quell’articolo la disamina di tali argomenti volendo invece, con le presenti riflessioni, occuparmi dell’ultima interessante novità riguardante il borgo e i suoi abitanti. Pochi giorni fa son venuto a conoscenza che il Comune, per conto della Soprintendenza di Caserta e Benevento, ha notificato a tanti proprietari di suoli ed edifici del borgo, un Decreto del Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Campania avente ad oggetto l’apposizione del vincolo di tutela indiretta sui propri immobili, teso alla salvaguardia delle condizioni di prospettiva e di luce, di cornice ambientale e di decoro del Castello. Tale vincolo impone per tutti gli immobili interessati le seguenti prescrizioni:

1) È vietata la realizzazione di nuovi volumi fuori terra con eccezione di volumi tecnici, che dovranno comunque essere di altezza non superiore alle quote dell’edificio di cui sono al servizio;

2) per l’edificato esistente è vietato l’uso di materiali estranei alla tradizione locale;

3) è vietata la modifica delle destinazioni d’uso dei terreni agricoli;

4) è vietata la modifica dell’assetto viario pubblico;

5) qualsiasi intervento di trasformazione dello stato esteriore è sottoposto al parere preventivo della competente sovrintendenza, incluso le opere di ripristino o rinnovo delle coloriture esterne.

Trattasi di un vincolo di tutela definito “indiretto” perché non è teso a salvaguardare direttamente gli edifici del borgo da possibili trasformazioni, ma è teso a salvaguardare il Castello dalle alterazioni all’ambiente circostante che quelle trasformazioni potrebbero arrecare.

È un vincolo, quindi, notevolmente limitativo del diritto di proprietà che impone grandi sacrifici ai proprietari dei suoli e degli edifici del borgo, a favore del castello, di notevole pregio e interesse storico-artistico e soggetto a vincolo “diretto” già dal 1988.

A parte alcune prescrizioni condivisibili (perché una forma di tutela ci doveva pur essere), con tale decreto l’edilizia esistente del borgo è destinata a rimanere cristallizzata nel tempo così com’è potendo i proprietari, previa autorizzazione della Soprintendenza, effettuare sugli immobili i soli interventi di conservazione dell’esistente, senza possibilità di ampliamenti o realizzazione di nuovi volumi abitabili, ad eccezione dei volumi tecnici (centrali termiche, cabine idriche, comignoli, etc..).

Come mi hanno confermato alcuni interessati, pare che il vincolo cada su di loro come una tegola, nel senso che finora mai eran venuti a conoscenza dell’esistenza di un simile procedimento in atto e non hanno, pertanto, potuto mostrare opposizione prima dell’emissione del decreto come previsto per legge.

Eppure, dalla lettura del decreto e dei suoi allegati, si rileva che:

- già in data 09.02.2010 funzionari della Soprintendenza si recavano in sopralluogo nel borgo effettuando riprese fotografiche già inventariate;

- già in data 12.02.2010 il Comitato Regionale di Coordinamento della Campania approvava, con modifiche, la proposta della Soprintendenza relativa alle prescrizioni da adottarsi nei confronti degli immobili del borgo;

- già in data 09.06.2010 la Soprintendenza dava comunicazione dell’avvio del procedimento e della immediata efficacia del vincolo.

Ma, notifica a parte, a tutt’oggi il decreto è stato emanato e, probabilmente, già trascritto a carico di ogni immobile presso la Conservatoria dei Registri Immobiliari.

Quel che più duole è che tale vincolo arriva nel momento meno opportuno. Fosse arrivato 3 o 4 anni fa probabilmente non sarebbe stato neanche meritevole di attenzione.

Arriva infatti a poca distanza dal restauro e rifunzionalizzazione del castello da parte dei nuovi proprietari, che ha suscitato attenzione anche per il sottostante borgo. Arriva proprio mentre il Comune sta spendendo ingenti fondi comunitari per l’esecuzione dei lavori di riqualificazione del borgo che hanno già interessato la pavimentazione della strada di accesso al Castello. Arriva proprio nel momento in cui, dopo anni e anni di abbandono totale:

- i proprietari degli edifici vedono finalmente materializzarsi un diffuso interesse verso il borgo sia da parte del Comune sia da parte di numerosi visitatori che, incuriositi, cominciano a spingersi oltre la visita al castello.

- l’intervento di riqualificazione in atto sta attivando in alcuni proprietari, finora scoraggiati dall’oggettiva svalutazione dei fabbricati dovuta al contorno degradato, il giusto stimolo e una rinata voglia di investire nel restauro e/o ricostruzione dei fabbricati diruti, anche alla luce dell’intervenuta possibilità, almeno per alcuni di essi, di beneficiare degli incrementi volumetrici introdotti dal Piano Casa approvato ad inizio anno dalla Regione.

Arriva, quindi, proprio nel momento in cui, dopo anni e anni di abbandono totale, si comincia ad intravedere all’orizzonte uno spiraglio di futuro per il borgo e i suoi edifici.

Il Decreto stronca definitivamente tutte queste aspettative e, almeno per la prescrizione in cui vieta la realizzazione di nuovi volumi fuori terra, condanna il borgo e i suoi edifici a rimanere così come sono, congelati nel tempo.

Quel che più mi preoccupa è però il silenzio dell’amministrazione comunale che sta accompagnando le notifiche dei provvedimenti di vincolo ai proprietari interessati.

Ho l’impressione che la sua attività si stia limitando alla sola verifica del corretto svolgimento delle operazioni di notifica, come prescrittogli dalla sovrintendenza.

Quasi come se il provvedimento fosse in linea con gli obiettivi prefissatisi per il futuro del borgo.

È un atteggiamento talmente strano che mi vien da porre i seguenti interrogativi:

- Si saranno resi conto i nostri amministratori che il decreto è calato dall’alto da un Ente che, oltre a non prefigurare alcuna ipotesi di sviluppo, ha relegato il borgo a semplice cornice del Castello?

- Si saranno resi conto i nostri amministratori che il decreto pregiudica in maniera decisiva il futuro edilizio, economico e sociale del borgo che si comincia appena ad intravedere, in quanto l’edificato è costituito da tanti piccoli fabbricati che, dati i costi degli interventi di restauro, consolidamento, adeguamento antisismico, etc.. (notevolmente maggiori di quelli per le nuove costruzioni), nessuno andrà a recuperare se non avrà la possibilità di adeguarli alle moderne esigenze?

- Si saranno resi conto i nostri amministratori che in tutto il borgo non esiste alcun edificio che senza il minimo ampliamento e/o adeguamento funzionale possa essere utilizzato per una qualsiasi attività capace di produrre reddito?

- Si saranno resi conto i nostri amministratori che in vigenza di tale decreto gli edifici del borgo saranno oggetto di una notevole svalutazione e, per l’esiguità degli spazi a disposizione, finiranno con l’essere venduti a persone non residenti per un utilizzo temporaneo e occasionale riservato a poche settimane l’anno?

- Si saranno resi conto i nostri amministratori che il provvedimento rende vano anche quanto si sta realizzando con i lavori di riqualificazione in corso, limitandone i benefici al solo castello e ai pochi abitanti rimasti?

- Si saranno resi conto i nostri amministratori che gli edifici del borgo stanno subendo dalla Soprintendenza un trattamento diametralmente opposto a quello riservato per il castello che, nonostante sia soggetto a vincolo diretto perché riconosciuto di notevole pregio e interesse storico-artistico (specifico che il vincolo diretto è, per definizione, ancora più limitativo del diritto di proprietà di quello indiretto apposto per gli edifici del borgo), è stato oggetto di notevoli ampliamenti, modifiche, rifacimenti, adeguamenti, ammodernamenti e quant’altro, necessari per adattarlo alla nuova destinazione d’uso?

Io non so cosa abbia finora fatto l’amministrazione comunale per bloccare questo provvedimento. So per certo, però, quello che poteva e avrebbe dovuto fare ben prima dell’emissione del decreto, se non altro appena preso conoscenza della comunicazione di avvio del procedimento da parte della Sovrintendenza che, se anche non direttamente inviata agli interessati, sicuramente è stata trasmessa al Comune già in data 09.06.2010 o giù di lì. Doveva accorgersi del tenore delle prescrizioni, avvisare gli interessati e attivarsi subito nel mostrare opposizione. Sarebbe stato tutto più facile a procedimento in corso. So per certo, altresì, quello che l’amministrazione comunale ancora oggi, nonostante le amplificate difficoltà derivanti dall’avvenuta emissione del decreto, potrebbe fare nell’interesse dei cittadini colpiti dal provvedimento e, comunque, dell’intera cittadinanza interessata alle sorti del borgo, e in particolare:

1) Verificare, in primo luogo, quale forma di comunicazione è stata utilizzata dalla Soprintendenza per dare notizia agli interessati dell’avvio del procedimento per la tutela indiretta, valutandone l’idoneità rispetto all’importanza del provvedimento. L’assenza di comunicazione potrebbe, se non altro, produrre una sospensione temporanea del provvedimento permettendo, almeno, di guadagnare tempo.

2) In considerazione dell’interesse pubblico, oltre che privato, per la modifica del provvedimento, fare proprie le ragioni dei cittadini e fornire agli stessi la necessaria assistenza e consulenza, anche legale, nella predisposizione dei singoli ricorsi avverso il provvedimento di vincolo (penso convenga andare al TAR), facendo redigere appositi studi di settore e avallando i ricorsi con la propria diretta partecipazione.

Ma al di là dei ritardi, le ragioni per essere ottimisti ci sono ancora in quanto le motivazioni addotte per l’adozione del provvedimento (salvaguardia delle condizioni di prospettiva e di luce, di cornice ambientale e di decoro del Castello) presentano una manifesta illogicità e irrazionalità. Con un attento studio e adeguata documentazione non sarà, infatti, difficile dimostrare come, per la particolare orografia dei luoghi e il posizionamento plano-altimetrico del castello (la sua quota d’imposta è notevolmente superiore rispetto a quella dell’edificato sottostante ed è ubicato a debita distanza dalla cinta muraria che lo avvolge), nessun fabbricato può incidere in maniera determinante sulle condizioni di prospettiva e di luce del castello in quanto sono tutti posti notevolmente al di sotto del livello della cinta muraria (a meno, forse di qualche raro edificio isolato che al massimo raggiunge il livello della cinta muraria e, comunque, non supera la quota d’imposta del castello) e a debita distanza dal castello (infatti sono tutti al di fuori della cinta muraria). Inoltre, in considerazione del notevole degrado in cui versano molti degli edifici gravati dal vincolo, il divieto di realizzare nuovi volumi fuori terra non produrrà affatto la salvaguardia della cornice ambientale e di decoro del castello in quanto andrà a disincentivare il recupero dei fabbricati e, quindi, tenderà a lasciare inalterata la cornice ambientale che, come sicuramente noto alla Sovrintendenza, tanto decorosa non appare. Nei ricorsi bisogna chiedere con forza la sostituzione della prescrizione n.1 “È vietata la realizzazione di nuovi volumi fuori terra con eccezione di volumi tecnici, che dovranno comunque essere di altezza non superiore alle quote dell’edificio di cui sono al servizio” a favore di una prescrizione che preveda, oltre ai volumi tecnici, la possibilità di un minimo di incremento della volumetria esistente (20-30%) per altri usi connessi all’utilizzo dei fabbricati, nel rispetto delle distanze minime e delle altezze massime previste dal D.M. 1444/68 per i fabbricati ubicati in aree urbanizzate e, motivare il tutto con studi e relazioni riguardanti la forma e dimensioni delle unità immobiliari più rappresentative, a dimostrazione che il riutilizzo dei fabbricati deve gioco forza passare per i minimi interventi di ampliamento necessari ad adeguarli alle moderne esigenze. A riguardo dimostrare che, per le motivazioni di cui al punto 2), i limitati ampliamenti che si intendono proporre non pregiudicheranno le condizioni di prospettiva e di luce del castello. In merito alle altre prescrizioni, penso convenga accettarle in quanto pienamente condivisibili per gli effetti sulla tutela della cornice ambientale. Questo e quant’altro ritenuto opportuno e necessario, ritengo sia in dovere dell’Amministrazione comunale intentare affinchè nel prossimo futuro possano crearsi per il borgo storico quelle condizioni atte al completo recupero dei fabbricati, al ristabilirsi della normale vita sociale nonchè all’implementazione delle attività economiche legate al turismo. Solo adesso mi rendo conto che alcune riflessioni fatte a proposito del rapporto borgo-castello nel precedente articolo del luglio scorso, scritto ovviamente senza aver la minima conoscenza del provvedimento di vincolo in fase di formazione, mi furono dettate dal sentore che, come già avvenuto per il castello, qualcosa stesse accadendo anche per il borgo. Infatti, quando scrivevo della necessità di riequilibrare il divario oggi esistente tra il borgo e il suo castello e tra pubblico e privato, proprio questo tipo di atteggiamenti e provvedimenti temevo.

arch. Paolo Aragosa

paoloaragosa@gmail.com


*Nella foto l'arch. Paolo Aragosa